1/ Caivano. Il bimbo al carabiniere: «Ti conosco, hai arrestato mio papà». E poi lo bacia, di Maurizio Patriciello 2/ Caivano, parla il capitano Cavallo che ha arrestato il papà del bimbo di 5 anni: «L'abbraccio di Ciro mi ripaga di tutto», di Gennaro Scala
1/ Caivano. Il bimbo al carabiniere: «Ti conosco, hai arrestato mio papà». E poi lo bacia, di Maurizio Patriciello
Riprendiamo da Avvenire un articolo di Maurizio Patriciello pubblicato il 6/7/2023. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Educazione.
Il Centro culturale Gli scritti (9/7/2023)
Che cosa stesse passando, in quei momenti, nel suo piccolo cuore, non lo sapremo mai.
Possiamo, però, capirlo da quel che ne è seguito. È mercoledì mattina. In parrocchia si tiene il campetto estivo. I ragazzini vengono volentieri. Si gioca, si canta, si litiga, s’impara. C’è caldo, aria di allegria, e tanta acqua. Ai poveri non è consentito andare in vacanza. Restano a casa, i più fortunati fanno un salto con i genitori o i nonni alla spiaggia libera più vicina e ritornano la sera.
Tra le tante attività programmate dagli animatori, c’è anche un incontro con il capitano dei carabinieri Antonio Maria Cavallo, primo comandante della nuova Compagnia istituita l’anno scorso. Con lui, fin dall’inizio, ci siamo trovati in perfetta sintonia. In un quartiere di periferia, definito una delle più grandi piazze di spaccio d’Europa, la sola repressione non basta, deve essere accompagnata da una forte e continua attività educativa.
Per attrarre a sé, il bene deve essere conosciuto, sedurre. «Con quali occhi vedono i carabinieri i ragazzi del Parco Verde in Caivano?». Questa domanda ce la siamo fatta con estrema serietà. Non sono pochi coloro che li sentono nemici. Sbirri, traditori, che fanno male ai loro papà. Vengono, se li portano via, incuranti delle lacrime dei figli. Per i bambini è un trauma il momento in cui bussano alla porta. «Antonio, dobbiamo spezzare questo giogo angoscioso e falso…», gli dico. Il comandante è d’accordo.
La parrocchia diventa il luogo privilegiato per gli incontri. I ragazzi invitano i carabinieri alle loro festicciole, ai campi estivi. Mercoledì mattina, dunque. Siamo in chiesa, pronti per l’incontro. «Chiamatemi Antonio», chiede il capitano. Ed è un allegro vociare... Antonio… Antonio... E arrivano le domande più disparate: «Perché hai scelto di fare il carabiniere? Sei fidanzato? A scuola andavi bene? Hai anche la pistola?». «Si, ho la pistola ma non la uso mai. Se qualcuno vuole farvi del male arriviamo noi e li mettiamo in fuga…». Applausi. Confusione. Festa. “Se non diventerete come bambini …” Il ghiaccio è rotto. I bambini hanno capito.
Accade tutto all’improvviso. Uno dei più piccini, accoccolato ai suoi piedi, gli fa cenno di abbassare la testa. Testimone privilegiato, contemplo la scena. Il capitano si china e il piccolo, con un pudore degno di un adulto galantuomo, gli sussurra all’orecchio: «Io ti conosco. Tu sei venuto a casa e hai portato via il mio papà…». Taccio. Ci guardiamo esterrefatti. «Come ti chiami?». Nome e cognome. Il comandante capisce, lo accarezza, lo prende in braccio.
Adriano – lo chiamerò così – si scioglie. Gli getta le braccia al collo. «Adriano, vuoi dare un bacio ad Antonio?», gli chiedo. Si. E gli stampa un bacione sulla barba che gli rimarrà impresso per il resto della vita. C’è confusione. Non tutti gli amici hanno capito ciò che sta accadendo; a sua volta, il piccolo ha fatto in modo che la cosa rimanesse tra loro.
Adriano ha capito che Antonio non è nemico del suo babbo, che, anzi, gli vuole bene, che di lui e degli uomini in divisa si può fidare. I ragazzini sono orgogliosi di essere diventati amici del capitano. Possono andare a salutarlo in caserma quando vogliono; possono invitarlo ai loro compleanni.
Questa mattina, Antonio, abbiamo imparato tanto, tu, io, gli animatori, i tuoi uomini. Abbiamo imparato che dobbiamo metterci in ascolto dei più piccoli se davvero vogliamo incidere nella loro educazione. Che solo prendendoli in braccio, proteggendoli, incoraggiandoli, saremo capaci di leggere e interpretare le paure, le speranze, le gioie che passano nei loro cuori. Corriamo in aiuto dei bambini, teniamoli lontani dal male. Tutti, a cominciare dai genitori.
Non lasciamoli soli. Che sappiano che c’è tanta gente che davvero gli vuole bene. Che gli uomini in divisa sono loro veri amici, custodi e sentinelle attenti del vivere civile. E, insieme, continuiamo a seminare, a piene mani, la speranza nei loro cuori. Speranza che, come seme benedetto, a suo tempo, porterà i suoi frutti.
2/ Caivano, parla il capitano Cavallo che ha arrestato il papà del bimbo di 5 anni: «L'abbraccio di Ciro mi ripaga di tutto», di Gennaro Scala
Riprendiamo da Il Corriere della sera un articolo di Gennaro Scala pubblicato il 6/7/2023. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Educazione.
Il Centro culturale Gli scritti (9/7/2023)
Ha poco più di trent’anni Antonio Maria Cavallo, è un capitano dell’Arma, da un anno comandante della compagnia dei carabinieri di Caivano, alle spalle ha la guida di due nuclei operativi, ma l’abbraccio di quel bimbo che lo ha riconosciuto come l’autore dell’arresto del padre lo ha fatto sciogliere in un sorriso di tenerezza.
Un gesto inaspettato quello del piccolo Ciro. «Mi preme precisare perché mi trovavo lì. Da quando sono arrivato, con varie figure del territorio come la preside dell’Istituto Morano Eugenia Carfora o come don Maurizio Patriciello, abbiamo avviato una serie di attività di prossimità nei confronti dei cittadini. Perché la nostra attività non è solo quella relativa alla repressione delle piazze di spaccio. Lavoriamo in questo senso proprio per poter restituire il territorio ai cittadini».
Quindi quei bambini la conoscevano?
«Il piccolo di soli cinque anni, insieme a una cinquantina di altri coetanei, era nella chiesa di San Paolo Apostolo dove don Maurizio aveva organizzato uno dei tanti incontri per promuovere la cultura della legalità. Lo scorso anno fu scattata una foto in cui io battevo il cinque ad alcuni bimbi impegnati nel campo estivo organizzato da don Maurizio che mi ha chiesto se volessi incontrarli di nuovo e dire loro due parole. In pochi istanti mi hanno circondato sedendosi a terra e mi hanno tempestato di domande».
Cosa le hanno chiesto?
«In tanti mi hanno fatto domande semplici, genuine, tipo se mi piacesse Caivano o quanto fossi alto. Domande che quasi cozzano con la realtà del parco Verde che si trova a soli 71 metri dall’ingresso della caserma dei carabinieri. Una realtà difficile che vivo ogni giorno».
E poi che è accaduto?
«Il piccolo Ciro si è avvicinato e prima mi ha chiesto cosa mangiassi per essere così alto (il capitano Cavallo è alto 1,93 ndr), poi mi ha chiesto se io arrestassi i cattivi. Poi mi ha detto timidamente: tu sei venuto a prendere papà di notte, avevi la giacca nera come l’hai ora, siete venuti di notte e avete bussato forte. Io quando ci sono i bambini in casa durante un’operazione chiedo alle madri di allontanarli, di farli portare in un’altra stanza. Questa cosa di vivere con bimbi a cui ho arrestato i genitori è già accaduta in passato, ma quello che è accaduto con Ciro mi ha molto emozionato. Poi mi ha chiesto se potesse sedersi accanto a me. Da una parte avevo Ciro, dall’altra parte c’era invece Sasà, lo stesso bambino che lo scorso Carnevale scelse di vestirsi da carabiniere, anzi, per la precisione da "Capitano Cavallo"».
Solitamente in alcune zone c’è un’altra accoglienza nei confronti dei carabinieri.
«Per Caivano il discorso è diverso. Qui la gente ci cerca. Durante gli ultimi controlli le persone ci fermavano per ringraziarci… Un meccanico, un fioraio, la parte buona della città, la maggioranza. Per il lavoro di prossimità che facciamo stiamo ricevendo tanti feedback positivi. I cittadini vogliono che lo Stato li ascolti. Qui gli esponenti delle forze dell’ordine venivano chiamati genericamente "guardie". Adesso i cittadini ci chiamano, ci ringraziano per il lavoro che facciamo. Cercano i carabinieri, cercano lo Stato. C’è il contrasto alle piazze di spaccio ma anche la prevenzione dell’ambiente, in sinergia con i carabinieri forestali, per rimuovere amianto e rifiuti pericolosi, perché questo è il cuore della Terra dei Fuochi. Ero in borghese davanti alla caserma, una donna mi ha riconosciuto dicendo che il suo papà era carabiniere. Poi ha detto semplicemente "grazie". Un altro si è offerto per aiutarci a montare la targa. Erano solo due bulloni, ma ci teneva molto. Noi possiamo fare tutti gli arresti che vogliamo, ma il risultato più bello è quello che ha rappresentato il gesto di Ciro».
È passato da Gioia Tauro a Venezia. Com’è vivere e lavorare a Caivano?
«Sono tutte esperienze che mi hanno arricchito, ma aprire da zero una compagnia, tagliare il nastro, è qualcosa che ti segna. E quello che è accaduto con Ciro è tra le cose più belle che mi siano capitate in carriera».