La vecchiaia di Berlusconi e il “patetico” dilagante nel paese. Breve nota di Giovanni Amico
Riprendiamo sul nostro sito una riflessione di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Politica e giustizia.
Il Centro culturale Gli scritti (25/6/2023)
1/ Il patetico sentirsi sempre necessari, anche nell’invecchiare
L’incapacità di distaccarsi dal potere che si è esercitato, impedendo ai propri di maturare la scelta di un successore ante mortem - candidando così, probabilmente, alla liquefazione ciò che si è costruito -, va di pari passo con il “patetico” dilagante nel paese.
Si noti bene: avrebbe torto chi accusasse il Cavaliere di essere la causa del “patetico” così diffuso di persone e mondi che non hanno il senso del limite e del pudore: si potrebbe sostenere benissimo anche il contrario, cioè che è proprio il dilagare del “patetico” nell’intellighenzia che gli ha permesso una stagione così lunga sulle scene.
Un vecchio deve lasciare ad altri la responsabilità politica: se si ostina a fare il giovane ad oltranza, è il “patetico” che trionfa.
Eppure questo è il tempo che viviamo: una lunga decadenza dove finti giovani pretendono di proporsi come nuovi, dove l’incapacità di farsi da parte è costitutiva del “patetico” diffuso.
2/ Il narcisismo patetico di chi propone sé stesso e i suoi addirittura come iniziatori del nuovo mondo (e della nuova Repubblica)
Altrettanto caratteristico dell’epoca è il narcisismo. Il narcisismo è patetico, sempre e per tutti. Anche qui quello del Cavaliere non è stato semplicemente causa, ma anche effetto e elemento contestuale.
Narcisista è stata ed è, infatti, anche l’intellighenzia che non ammette responsabilità alcuna nella crisi dell’epoca e anzi rimanda sempre alle colpe di chi visse negli anni ’50, dimenticando i ’60, i ’70, gli ’80 e i ’90, cioè i propri anni.
Dimenticando che furono gli attuali benpensanti - che si propongono come nuovi - ad additare una “nuova” repubblica e proponendosi come capaci di una palingenesi che avrebbe portato il paese ad una situazione idilliaca: a tutti è oggi evidente, invece, che i politici della prima Repubblica erano migliori e più degni degli attuali. A tutti tranne che agli attuali politici e agli attuali pensatori che si proposero come assolutamente nuovi e tuttora si propongono come tali, senza alcuna autocritica.
L’arroganza dei tanti che parlarono di “nuova” repubblica è presente oggi in tanti che ripetono linguaggi analoghi indicando sempre nuovi paradigmi e modelli, sostitutivi del presente, e si presentano come palingenetici. Volgare e patetico è chiunque si proponga come palingenetico.
Il Cavaliere non è stata una figura isolata a proporsi come messianica e avveniristica, sconfinando nel patetico. Tale mancanza di realismo, tale incapacità di percepire il proprio limite è ben diffuso nel paese, negli opposti schieramenti, incapaci di porre una distinzione fra chi è stato veramente grande e sé stessi.
Il narcisismo presente e diffuso ha fatto e fa sì che ci si presenti come migliori di qualsiasi grande, senza avere il senso della misura.
Inesistente, a motivo del narcisismo, è la coscienza di ciò che passerà in un lampo e di ciò che resterà nei secoli. Ci si immagina che i libri scritti da questa generazioni siano i nuovi classici – mentre non lo sono – e che le tematiche pseudo-progressiste che vengono oggi sbandierate - dimenticando quelle della parità economica e del lavoro per tutti – siano quelle che aprano ad una “nuova” stagione dei diritti: questo è assolutamente falso.
3/ Il patetico di chi propone nuovi stili senza più pudore e nuove performances affettive come la vera “rivoluzione” a sostituire la mancanza di eguaglianza nel lavoro e nella retribuzione
È stata la stessa intellighenzia, unitamente a Berlusconi, a riproporre i suoi autori, i suoi temi, i suoi ritornelli, sempre cangianti, eppure sempre uguali, senza mai riflettere su dove siano andati a perdersi quelli precedenti.
Mai dibattuta apertamente, dal Cavaliere e dai suoi avversari, è stata la tacita sostituzione dei veri temi “rivoluzionari” – quelli dell’eguaglianza nel lavoro e nella retribuzione – con le libere performances sessuali, assunte come criterio di modernità e di mentalità aperta illuministicamente.
Sono state le reti Mediaset a dare il via alla scomparsa del senso del pudore, all’esibizione in pubblico di ogni voglia e di ogni pulsione, sbandierate decostruendo quel senso della privacy di cui necessita ogni vero amore.
Programmi come Maurizio Costanzo Show (iniziato nel 1986), e Amici di Maria De Filippi (iniziato nel 2001), hanno portato a “compimento” la rivoluzione sessuale di Reich e Marcuse, quella rivoluzione che nel ’68 ha sostituito la lotta per una maggiore giustizia economica.
La destra e la sinistra insieme, al seguito di Berlusconi, hanno riservato la lotta per la parità ai diritti sessuali, quasi che quell’ambito fosse quello decisivo per la modernità.
Si noti che la discesa di Berlusconi in campo è solo del 1994, ben 8 anni dopo il primo Maurizio Costanzo Show.
Patetica è stato la sostituzione del raggiungimento di un lavoro per tutti a pari retribuzione con il finto liberalismo delle “mutande”.
Pari opportunità per le mutande di tutti è divenuto il nuovo slogan, sia liberale che comunista.
4/ Il sopraggiungere di “sorella morte”, come luce
Sorella morte si è incaricata, come avviene da sempre, di dichiarare che nessuno è immortale, se non chi risorge. Essa chiede l’umiltà di farla finita con i giovanilismi e con l’incapacità di lasciare ad altri le leve del comando. Essa chiede di abbandonare l’atavico mancato riconoscimento di colpe.
Sorella morte chiede di farla finita con l’inganno di dichiararsi migliori di chi ci ha preceduto. Di farla finita con promesse che non toccano i problemi reali del paese, giocando invece a scandalizzare con le tematiche sessuali e con un moralismo di bassa lega.
È sorella morte che chiede anche oggi, inascoltata, di prepararsi alla fine, man mano che l’età avanza. Perché il tempo si è fatto breve e i giorni che ci separano dal distacco da questa vita si accorciano per tutti. Ma chi non prende sul serio questo diviene patetico.
La vera palingenesi è il giudizio universale che verrà per tutti.