Il “Redde rationem” è un principio che aiuta a capire se una persona è equilibrata o vive in un delirio relazionale. Breve nota di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Vita.
Il Centro culturale Gli scritti (25/6/2023)
Ci sono persone che combinano casini inenarrabili e poi si ripresentano come niente fosse, per riproporsi con le stesse modalità cui erano precedentemente abituate.
“Firulì, Firulà”, quasi tutti fossero distratti o si fossero dimenticati di ciò che costoro avevano combinato, senza aver mai avuto il coraggio di fare autocritica.
“Redde rationem” è, invece, il principio del giudizio universale, alla fine della storia, in cui certo si incontrerà la misericordia di Dio, ma anche saranno nudi agli occhi di Dio le nostre azioni e i nostri sentimenti.
Ma il “Redde rationem” è anche principio di sanità mentale nella vita.
Nasce dalla consapevolezza che le proprie azioni hanno delle conseguenze e sono sotto gli occhi di tutti, che le proprie parole hanno un peso e non sono innocenti versi di canzonette.
Un educatore, se ama le persone che gli sono affidate, deve ogni tanto obbligare al “Redde rationem”; altrimenti non farà crescere, ma anzi condannerebbe tutti all’infantilismo, quasi che non si debba rendere conto di ciò che si è fatto e detto, quasi che tutto possa essere dimenticato senza una verifica, senza un confronto con la realtà.
Per fortuna, la realtà è consistente e il principio di realtà chiede un “Redde rationem”, prima ancora che siano gli educatori a chiederlo.
Ma anch’essi debbono fare la propria parte di “realtà” e non lasciare le persone nel delirio, in una realtà mistificata nel pensiero, diversa dalla terra dove tutti viviamo.