L’attualità dell’eterno, l’inattualità dell’attualità, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Ecclesiologia e Teologia pastorale.
Il Centro culturale Gli scritti (21/5/2023)
Inseguire la moda vuol dire passare di moda immediatamente, perché la moda è passeggera.
Questo il rischio di una teologia e di una pastorale che insegua sempre ed esclusivamente l’attualità.
L’attualità diventa inattuale il giorno dopo. Comporre sussidi con canzoni dell’anno precedente rischia di far sì che già nell’anno per il quale tale sussidio viene preparato siano state dimenticate.
Chi frequenta i monasteri di clausura sa che le monache non si preoccupano dei dettagli, dei particolari, della cronaca, bensì piuttosto dei fenomeni che durano, che indicano le trasformazioni epocali, che fanno intravedere ciò che permane.
Ecco perché, se si vuole essere attuali, bisogna amare ciò che permane.
Ecco perché l’eterno è sempre attuale. Ecco anche perché i grandi autori, i grandi maestri, non passano mai di moda ma sono sempre attuali, più attuali dell’attualità.
La Chiesa è sempre chiamata a leggere l’attualità con l’eterno e con il permanente.
Lo stesso Concilio Vaticano II invita a cogliere le trasformazioni del tempo presente, ma, al contempo, a cogliere ciò che nell’uomo non cambia (“La Chiesa afferma che al di là di tutto ciò che muta stanno realtà immutabili; esse trovano il loro ultimo fondamento in Cristo, che è sempre lo stesso: ieri, oggi e nei secoli” (Cfr. Eb 13,8)” Gaudium et Spes 10).
Questo non vuol dire che non si debba guardare anche all'attualità, soprattutto a ciò che dell'attualità emerge come questione decisiva e profonda. Ma non si deve dimenticare l'attualità dell'eterno. Solo il duplice sguardo sul transeunte e sull’eterno rende conto del reale.