La vicenda delle reliquie di S. Caterina da Siena [in Santa Maria sopra Minerva], di fr. Manuel Russo, O.P.
Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Manuel Russo pubblicato sul sito dominicanes.it (https://www.dominicanes.it/predicazione/il-nostro-archivio/966-una-santa-un-luogo-molti-spostamenti.html), senza indicazioni di data. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Basso medioevo, Roma e le sue basiliche e Maestri nello Spirito.
Il Centro culturale Gli scritti (14/5/2023)
Molte sono le persone che venendo a Roma visitano la nostra basilica della Minerva e rimangono molto stupiti dallo scoprire che il corpo di Santa Caterina da Siena si trova qui, infatti in molti pensano che la santa sia sempre vissuta e morta nella sua bella città natale, Siena. Come ci viene testimoniato in modo unanime da tutte le fonti antiche Santa Caterina trascorse gli ultimi anni della sua vita a Roma. Infatti dopo il ritorno di papa Gregorio XI a Roma essa prese ad abitare in una casa “a due piani” in via di S. Chiara, casa questa quasi dirimpettaia del grande convento domenicano romano di S. Maria Sopra Minerva.
In questa casa Caterina viveva attorniata dall’allegra brigata dei suoi figli spirituali e spese le ultime sue energie e preghiere per l’unità della Chiesa ed in essa moriva il 29 aprile del 1380. Essendo lei una figlia della Penitenza di San Domenico (così era chiamato l'attuale Laicato Domenicano) le sue spoglie vennero portate nella "sua" chiesa domenicana della Minerva.
Narrano le fonti che per tre giorni interi gli abitanti di Roma si riversarono a rendere omaggio alla grande piccola donna che aveva riportato il Papa a Roma, ma in particolar modo in quei tre giorni cominciò a nascere quella devozione che persiste fino ad oggi. Durante questi tre giorni di “veglia” molti furono i miracoli avvenuti per intercessione della Santa. Dopo la solenne esposizione pubblica le spoglie vennero tumulate in una tomba provvisoria all'interno del cimitero riservato per i religiosi all'interno del complesso della Minerva. Purtroppo ancora oggi non sappiamo dove si trovasse esattamente questo luogo ad essi riservato, a causa dei massicci lavori di ingrandimento e restauro del complesso conventuale avvenuti dal XV sec. in poi.
Il 3 di ottobre dello stesso anno il suo fedele confessore e figlio spirituale, il b. Raimondo da Capua, divenuto ormai maestro dell'ordine dei frati predicatori fece traslare le spoglie di Caterina dalla primitiva sepoltura ad una nuova tomba in chiesa davanti ad una colonna (forse si intende un pilastro) della prima cappella minore del transetto destro (attuale cappella Capranica). Di questo primo monumento rimane il frammento di un angelo gotico che reca fra le mani il cartiglio funebre, oggi posizionato accanto alla cella della santa nei locali della sacrestia.
Nel 1430 S. Antonino di Firenze, figlio della riforma dell'ordine domenicano avvenuto sulla scia della riforma predicata e voluta da Caterina, essendo priore del convento romano, decide di far scolpire un nuovo sarcofago raffigurante la santa distesa, quasi che fosse addormentata. La tomba della venerabile senese, ancora non era stata canonizzata a causa del grande scisma che divideva la cristianità. Questo sarcofago è quello che ancora si può ammirare sotto l’altare maggiore della Basilica.
Nel 1461 S. Caterina viene finalmente proclamata Santa, a tal motivo venne realizzato un ricco monumento e le sue reliquie vennero poste in un sarcofago in marmo bianco con angioletti dorati che recano un cartiglio centrale dove è scritto il nome della Santa, il luogo di provenienza e la famiglia religiosa alla quale apparteneva. Tale sarcofago venne sigillato con la figura dormiente realizzata da S. Antonino e posto sotto l’altare della cappella della famiglia Capranica, cappella dedicata alla b. Vergine Maria del S. Rosario. Purtroppo del ricco monumento realizzato per la canonizzazione non rimane oggi che il sarcofago, visto che nella metà del ‘500 dopo la vittoria di Lepanto la cappella venne completamente ridecorata con le scene dei Misteri del S. Rosario e con la vita della Santa senese.
Nel 1637 il cardinale Antonio Barberini, nipote del papa Urbano VIII, essendo cardinale protettore dell’ordine domenicano, fece restaurare la grande sacrestia della basilica, e nello stesso momento fa smontare le pareti della camera dove morì S. Caterina in via di S. Chiara e le fa rimontare in un tempietto dietro la sacrestia appena restaurata. Ciò quasi per voler creare un luogo di ancor più profonda spiritualità cateriniana.
Nel 1855 al termine dei grandi lavori di restauro della basilica, le reliquie ed il grande sarcofago bianco vennero trasportate sotto il neo altare maggiore. In occasione di tale solenne traslazione lo stesso papa il b. Pio IX “scese” alla Minerva per poter celebrare una messa solenne di ringraziamento per il termine di tali mastodontici lavori.
A noi che siamo figli di un’altra cultura questi spostamenti possono sembrare strani. Essi sono invece sintomo di una sensibilità forse da noi perduta per le reliquie dei santi. Anche quelle che a noi oggi appaiono come opere d’arte sacra intesa come beni culturali da musealizzare erano e sono per il credente una manifestazione della vita di fede e una lode a Dio attraverso la bellezza. E chissà se la storia del peregrinare di S. Caterina alla Minerva si sia conclusa …