Dell’uso della carne di maiale nella vita di san Francesco e dei suoi compagni. Breve nota di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Francesco d’Assisi ed Ecologia ed, in particolare:
- Salsicce, vino e birra alle radici dell’Europa 1/ L'Europa è un'Unione fondata sul maiale, di Massimo Montanari 2/ Il pane liquido degli antichi egizi, di Massimo Montanari
- Il pane del Poverello d’Assisi, di Giuseppe Caffulli
Il Centro culturale Gli scritti (14/5/2023)
Anche San Francesco d’Assisi mangiava la carne e non era vegetariano, come racconta la Vita seconda di Tommaso da Celano, 199:
«Un giorno i frati discutevano assieme se rimaneva l’obbligo di non mangiare carne, dato che il Natale quell’anno cadeva in venerdì. Francesco rispose a frate Morico: “Tu pecchi, fratello, a chiamare venerdì il giorno in cui è nato per noi il Bambino. Voglio che in un giorno come questo anche i muri mangino carne, e se questo non è possibile, almeno ne siano spalmati all’esterno”».
Lo stesso è attestato della vita dei suoi compagni, come racconta l’autore del Della vita di frate Ginepro, al cap. I. Ginepro venne portato dalla carità per un confratello ammalato a tagliare il peduccio di un maiale.
Così in sintesi il racconto dell’episodio (da http://www.fratellofrancesco.org/www.fratellofrancesco.org/a_fr2c_ginepro.html)
«Ginepro corre al giaciglio di un confratello malato, alla Porziuncola, per supplicarlo: «Possoti io fare servigio alcuno che ti piaccia?». E udita la risposta: «Molto mi sarebbe grande consolazione se tu mi potessi fare che io avessi un peduccio di porco», Ginepro non esita minimamente: si mette sulla strada alla ricerca di un maiale. Lo trova, lo rincorre, gli taglia un piede, lo cuoce e lo serve all’infermo, godendo della sua gioia. Il mandriano dei porci lo rincorre, reclama aspramente presso san Francesco. Ai rimproveri del santo, frate Ginepro giubilmente risponde: «Io sì ti dico che, considerando la consolazione che questo nostro frate ebbe, e il conforto preso dal detto piede, s'io avessi a cento porci troncati i piedi come ad uno, credo certamente che Iddio l'avrebbe avuto per bene».
E quando Francesco gli impone, per penitenza, di rincorrere il mandriano e di chiedergli perdono, frate Ginepro lo fa con tanto zelo e convinzione, che non solo l’uomo cessa di maledirlo, ma si carica sulle spalle il maiale, lo uccide, lo cuoce e lo porta «con molta divozione e con grande pianto a Santa Maria degli Angeli, e diedelo a mangiare a quelli santi frati, per la compensazione delle ingiurie dette e fatte loro» (cfr. Della vita di frate Ginepro, cap. I).
Ginepro, in latino Juniperus, fu presente alla morte di santa Chiara e lei e san Francesco lo chiamavano “giullare di Dio”, poiché egli era disposto a tutto per la gloria di Dio, come quando si denudò in segno di penitenza camminando senza vesti per Viterbo, o come quando spogliò un altare per aiutare una persona in difficoltà, ma anche quando, appunto, tagliò la zampa ad un porco perché un confratello malato ne fece richiesta. È sepolto in Santa Maria in Aracoeli a Roma.