È significativo che dinanzi al gesto estremo di Julia Ituma tutti siano sgomenti, a partire dalle sue compagne di squadra. È importante che nessuno dica: “Ognuno della sua vita fa quello che vuole”, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una riflessione di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Vita.
Il Centro culturale Gli scritti (16/4/2023)
È significativo che dinanzi al gesto estremo di Julia Ituma tutti siano sgomenti, a partire dalle sue compagne di squadra. È importante che nessuno dica: “Ognuno della sua vita fa quello che vuole”.
Una sua antica compagna di squadra ha dichiarato: “Spero solo che tu possa trovare quella pace e quella serenità che qua non hai trovato”.
L’ultimo video del sistema interno dell’hotel nel quale alloggiava, la mostra camminare con passo stanco e lento nel corridoio che conduce alla sua stanza, poi sedersi per terra prima di entrare, come a meditare sconsolata se tutto abbia un senso, se sia possibile vincere la tristezza.
È bello come nessuno condanni Julia, ma piuttosto una tristezza afferri i cuori nella consapevolezza che la vita deve avere un senso e che non può non averlo. Quasi una memoria implicita del Battesimo, che dice che la vita va bene così com’è, che siamo figli di Dio esattamente in questa vita che abbiamo, anche se per tratti lunghi, non riusciamo a comprendere come la nostra strada possa essere illuminata ed illuminare altri.
Vengono in mente le immagini opposte di un carabiniere seduto sul parapetto del ponte Meier ad Alessandria insieme ad una ragazza. Così ne ha scritto Annalisa Teggi sul suo profilo FB il 6/4/2023:
«Nella foto si vedono due persone e una bottiglia di birra. Si potrebbe pensare a una chiacchierata tra amici, anche se uno dei due è in divisa.
Forse è stata una vera chiacchierata tra amici. Ieri Salvatore Germanà, vicebrigadiere dei Carabinieri, è stato a penzoloni sul parapetto di un ponte per circa mezz’ora insieme a una ragazza che voleva suicidarsi. Il gesto decisivo gli è venuto d'istinto, dice.
Per scendere da lì ha detto: «Dobbiamo darci una mano tutt’e due». Che è molto molto molto diverso dal "Ora ti salvo". Un gesto di realtà che ci mostri alleati, una relazione che ci tolga dall'incubo del lasciarsi andare - questa la vera svolta. La vita, il suo bene, non è mai un apprezzamento o sforzo singolare.
Due non è uno più uno, due è duemila volte uno - disse Chesterton. (... che avrebbe scritto una lode bellissima a quella birra sul cornicione).
Tra la solitudine di essere sospesi sul nulla e l'essere in due a dover rimettere i piedi a terra c'è una differenza esponenziale. C'è. Ci sei. Ci siamo».
Per chi volesse approfondire la reazione “umana” al pensiero che qualcuno possa togliersi la vita, cfr.
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