Per un confronto fra il ruolo dei più “religiosi” e dei più “radicali” nel cristianesimo e nell’Islam ieri e oggi, di Giovanni Amico
Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Dialogo fra le religioni e Laicità e diritti.
Il Centro culturale Gli scritti (16/4/2023)
Nella fede cristiana i “radicali” sono stati decisivi nella crescita della libertà e della cultura, così come nella scoperta della povertà e dell’umiltà come caratteristici di un modo di pensare. Si pensi a Francesco e Chiara di Assisi: quanto la loro testimonianza e il loro pensiero hanno influito in bene!
Ma si pensi anche a san Benedetto e a come le abbazie medioevali abbiano contribuito alla conservazione della cultura classica. Si pensi anche a come, nella costruzione dell’America Latina, se i laici e i governanti hanno fatto di tutto per sfruttare le popolazioni indigene, i religiosi invece, a partire dai gesuiti nelle Reducciones, abbiano contribuito a difendere le popolazioni contro i potenti.
Anche molti dei protestanti sono stati dei credenti “radicali”, si pensi solo a Martin Lutero o a Martin Luther King: proprio perché “radicali” nella fede hanno contribuito in maniera radicale ad una rinnovata idea di libertà.
Nel mondo islamico, invece, spesso è avvenuto il contrario. I più religiosi sono stati un ostacolo ad uno sviluppo della cultura, dei diritti, della libertà della donna, mentre sono stati re e governanti a tenerli a bada per permettere una maggiore libertà alle popolazioni.
Anche oggi si assiste all’identico fenomeno. Il rischio di affidare il futuro delle nazioni musulmane al voto popolare è che esso propenderebbe a leggi più integriste, a chiusure e non ad aperture.
Debbono essere i governanti, come le dinastie reali in Giordania o in Marocco, così come governanti forti - così è avvenuto in Turchia con Atatürk o in Iraq con Saddam Hussein o in Iran con gli Scià di Persia o in Siria con i suoi “presidenti”, e così avviene tuttora in Tunisia -, a tenere a bada i “religiosi”, altrimenti quei paesi evolverebbero in senso più integrista.