L'annuncio di Delpini. Milano manda i seminaristi ad abitare un anno in parrocchia. La decisione dell'arcivescovo riguarda la terza teologia. Vivranno insieme in piccoli gruppi, frequentando il seminario per le lezioni. Oltre ai formatori come riferimento anche una famiglia, di Lorenzo Rosoli (con una breve nota de Gli scritti)
Riprendiamo da Avvenire brani da un articolo scritto di Lorenzo Rosoli pubblicato il 7/4/2023. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Ecclesiologia e Teologia pastorale
Il Centro culturale Gli scritti (9/4/2023)
N.B. de Gli scritti
Vale la pena ricordare che un analogo tentativo era stato proposto con intelligenza dal cardinale di Parigi Jean-Marie Lustiger, che fu arcivescovo di Parigi fino al 2005, con alcune differenze. Lustiger aveva previsto che fossero due gli anni da trascorrere nelle parrocchie e che fossero i primi del seminario, per verificare immediatamente le attitudini pastorali dei candidati al sacerdozio. Il Seminario venne così diviso in gruppi di una decina di seminaristi ed essi avrebbero risieduto per due anni interi, ognuno con un educatore, in una delle parrocchie della diocesi, anche lì con vita comune, con la preparazione in comune dei pasti e con un servizio e la preghiera liturgica insieme ai laici delle parrocchie di residenza del gruppo.
Lo stesso Lustiger aveva poi intravisto una seconda fase che avrebbe dovuto far maturare i seminaristi nella competenza teologica loro richiesta, che egli trovava insufficiente fino ad allora. I tre anni successivi infatti, non solo li avrebbero visti integralmente dediti allo studio, tutti riuniti ormai in seminario, ma il cardinale pensò tale seconda fase con uno specifico accompagnamento di un presbitero tutor, versato in studi teologici, di modo che ognuno avrebbe potuto studiare con il raffronto costante di un prete esperto in teologia e in una teologia necessaria all’evangelizzazione.
Il terzo anno del percorso seminaristico «sarà vissuto abitando nelle parrocchie a piccoli gruppi di seminaristi e frequentando quotidianamente il Seminario per le lezioni e i momenti formativi». Lo ha annunciato l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, dando notizia – al termine della Messa Crismale celebrata ieri in Duomo – della “Riconfigurazione della vita comunitaria del Seminario”, che verrà introdotta in via sperimentale per un triennio a partire dal prossimo settembre.
Numerose le novità. Come si legge nel documento predisposto dai formatori del Seminario, discusso con il Consiglio episcopale milanese e approvato da Delpini, per i seminaristi della Terza Teologia (o “primo anno della Tappa Configuratrice”) «si ritiene sia importante individuare una coppia di sposi o famiglia che possa diventare punto di riferimento per il gruppo di seminaristi. Le persone, individuate dai presbiteri locali, siano disponibili per un confronto costante, aiutando e favorendo la rilettura e la formazione alla dimensione domestica e fraterna del vissuto».
Vivendo l’anno di Terza Teologia in parrocchie a piccoli gruppi di tre o quattro persone, i seminaristi potranno affrontare il cammino di formazione «più a contatto con la vita ordinaria delle comunità parrocchiali e con le varie componenti del popolo di Dio», sottolinea una nota diffusa dalla diocesi. In questo modo, spiega il documento dei formatori, sarà possibile favorire e consolidare «un confronto più serrato e una reciprocità con altre forme di vocazione – come la vita consacrata e il matrimonio – che possono interagire più regolarmente e immediatamente con la vita quotidiana dei seminaristi».
Fra le altre principali novità: «la vita di tutti i seminaristi», nella sede del Seminario a Venegono Inferiore, «sarà concentrata nel lotto dell’attuale Biennio», i primi due anni del cammino verso il sacerdozio, «con spazi e tempi condivisi da tutti e altri propri per ciascuna tappa formativa». Inoltre: «la “vestizione” clericale», oggi prevista all’inizio del terzo anno, «verrà rinviata al momento dell’ordinazione diaconale, ovvero all’inizio del sesto e ultimo anno, come indica la disciplina della Chiesa universale e della Cei in materia e come già avviene nella maggior parte dei Seminari italiani», aggiunge la nota della diocesi.
[…] la motivazione principale di ogni scelta, ha ribadito Delpini, «è e rimarrà il favorire, l’accompagnare e l’istruire alcuni giovani della diocesi al discernimento e alla docilità allo Spirito».
Tornando ai seminaristi della Terza Teologia: abitare nelle parrocchie li aiuterà a «coltivare lo stile missionario della vita fraterna» e, si legge ancora nel documento dei formatori, «a dilatare e sollecitare uno sguardo critico, interessato e realistico sull’odierna condizione culturale, sociale ed ecclesiale». Ciascun gruppo dovrà darsi una regola di vita comune, che contenga e integri liturgia quotidiana condivisa, preghiera e meditazione personale, preghiera in comune, tempi per lo studio, il riposo, la gestione della casa, degli orari, del calendario settimanale.