La sinodalità è una questione scottante e viva in Italia: riguarda le due enormi questioni dell’orientamento politico e di un orientamento equilibrato nella proposta della fede. Breve nota di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Ecclesiologia, Teologia pastorale e Giustizia e carità.
Il Centro culturale Gli scritti (2/4/2023)
Un tempo era la Democrazia cristiana ad assicurare l’attenzione alle diverse anime del mondo cattolico. C’era la sinistra democristiana, più attenta alle questioni sociali, e la destra democristiana, più attenta alle questioni della vita.
Perché il mondo cattolico ha diverse anime, che prestano attenzione a diverse correnti di pensiero al di fuori dello stesso mondo cattolico, ed è precisamente questa la questione della sinodalità più urgente.
Ora il mondo cattolico è polarizzato, come lo sono la cultura e la politica italiana tutta intera. Su ogni questione c’è il muro contro muro ed è qui che diviene difficile la sinodalità che, invece, intende prestare attenzione a tutte le esigenze e ascoltare ogni voce per scorgervi il soffio dello Spirito.
Non è indifferente alla sinodalità, anche se non è la cosa più importante, che più della metà dei cattolici siano oggi di centro-destra – stando agli ultimi risultati elettorali -, mentre meno della metà votino centro-sinistra. Non è indifferente, perché fra fratelli a volte la visione politica impedisce il dialogo ed il confronto che, invece, la sinodalità esige.
Per taluni, chi vota a sinistra non è fratello nella fede e per altri chi vota a destra non è fratello nella fede. Il voto e l’orientamento politico diventano più discriminanti della stessa fede.
Ovviamente come è diviso il “mondo” cattolico, così è il paese ad esserlo e opposte sono le visioni sullo status delle questioni.
Chi è di centro-sinistra afferma di ascoltare il “mondo”, mentre in realtà ascolta solo i laici di centro-sinistra. E chi è di centro-destra dice di ascoltare il mondo. Ma in realtà ascolta solo i laici che sono di centro-destra.
Pochissime figure mostrano una sensibilità nell’attenzione a tutte le anime del mondo contemporaneo.
Più profonda è la mancanza di ascolto quanto allo sguardo su cosa sia annunzio, cosa sia educazione alla fede, cosa sia proposta del Vangelo. Schieramenti contrapposti – che non si identificano con quelli politici – vedono la preminenza della dimensione sociale o della dimensione della scoperta della fede, vedono la preminenza della testimonianza o della parola - e ciò conduce ad un ascolto solo parziale, dimezzato.
Quasi che non esistesse un equilibrio cattolico nel quale la parola e la testimonianza non possono mai essere separate – si veda la rivelazione come è concepita dal Concilio Vaticano II in quanto avvenuta gestis verbisque, con gesti e parole indissolubili fra loro (cfr. su questo Per elaborare un progetto pastorale non basta né la Bibbia, né la realtà (e nemmeno un mix delle due). Riflessioni dal corso di Teologia pastorale fondamentale del prof. Asolan, di Andrea Lonardo, che affronta la questione conciliare del gestis verbisque, “con azioni e con parole”).
Anche qui si genera una impasse che rende difficile al sinodalità. C’è chi insiste sul valore dell’esperienza di fede e chi insiste sulla scoperta delle fondamenta della fede – la teologia fondamentale – quasi che queste due cose dovessero essere estranee o si potesse ipotizzare a priori la precedenza dell’una sull’altra.
Pochissimi insistono in maniera sinodale contemporaneamente sulle esperienze e sui perché della fede.
La sinodalità è il difficile esercizio di non ascoltare solo quelli della propria parte, tanto più in un mondo come quello di oggi che è fortemente polarizzato.
Ma la sinodalità è per questo oggi ancora più fondamentale, poiché un cristiano di centro sinistra ed uno di centro destra debbono riscoprirsi fratelli e debbono cessare di attaccarsi come non fossero fratelli.
Tale riscoperta della sinodalità è essenziale, perché una visione di annunzio del Vangelo oggi in Italia deve ritornare a coniugare e non ad opporre, esperienze e motivazioni della fede.
Urgente si rivela qui una rimeditazione dell’“opposizione polare” elaborata da Romano Guardini, uno dei maestri di papa Francesco. Secondo il grande teologo, una riflessione che non tenga conto dei “poli opposti” di cui è costituita la vita non renderebbe più conto del reale e diverrebbe astrazione: una sinodalità senza la considerazione delle visioni polari sarebbe sterile esercizio di autoaffermazione e volontà di potere e non gioverebbe alla chiesa italiana e alla nazione tutta, bisognose entrambe di ascolto di esigenze molto diverse fra di loro, eppure vere allo stesso tempo.
N.B. del 5/4/2023
Sinodo, viene dal greco syn-odos, "cammino comune", "cammino insieme". Ecco perché è questione decisiva quella dei fratelli che debbono camminare insieme ed ascoltarsi, pur avendo opzioni politiche e sguardi diversi sulle modalità di annuncio. Meno divisiva è la frattura fra preti e laici, perché preti e laici dello stesso orientamento si trovano in sintonia, ma si oppongono a preti e laici che si trovano in sintonia con posizioni differenti.
Quando, invece, si riescono a comporre visioni diverse, sia politiche che sull'annunzio, ecco che la visione di chiesa diviene molto più ricca e veramente plurale.
Il limite di un articolo, pure interessante, come quello di Domenico Marrone, Non di solo ascolto: l’opinione pubblica nella Chiesa su SettimanaNews del 17/3/2023, è proprio quello di dare troppa importanza al dibattito fra preti e laici, trascurando, invece, il confronto di visioni e prospettive molto più importante che è in corso fra le diverse opzioni ecclesiali e sociali dei cristiani. Il rischio della sovraesposizione del dibattito sulla Messa dei tradizionalisti mette in ombra il fatto che, per la maggioranza delle persone interessate e per gli esponenti più intelligenti delle diverse opzioni sociali e teologiche, c’è un accordo assoluto sulla messa del Vaticano II e nessuno è interessato ad un ritorno a forme celebrative antiche: il dibattito è invece su altre questioni ben più vive e interessanti che richiederebbero una composizione sinodale.