L’invasione russa del Donbass allo stato attuale, una guerra strana. Breve nota di Giovanni Amico
Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Per la pace contro la guerra: mitezza e violenza.
Il Centro culturale Gli scritti (2/4/2023)
È appena tornata dall’Ucraina un’amica che racconta di Leopoli, situata molto ad ovest, e di Kiev che è al centro, più vicina ai campi di battaglia.
Il suo commento: «Tutto è strano. È diverso da come viene raccontato sui giornali. A Kiev e a Leopoli non c’è il coprifuoco, le luci di notte sono accese, tutti vanno la sera nei locali a divertirsi. Era mancata l’elettricità per un mese, si erano fatte raccolte di coperte termiche, abbiamo speso un sacco di soldi per acquistare un generatore elettrico - e per noi ucraini sono state spese molto dure – ed ecco che ora c’è la corrente dappertutto. L’acquisto del generatore è stato assolutamente inutile, abbiamo sprecato soldi. La vita scorre come se niente fosse, solo il cielo è sorvolato continuamente di elicotteri e di aerei».
Se si leggono i giornali fra le righe – e si trascurano i titoloni – è evidente che questa è la situazione. Essi scrivono, infatti: «Morti quattro soldati in un attacco». Oppure: «Un missile colpisce una strada e si contano sette cadaveri». Mai scrivono: «Grande battaglia con la perdita di migliaia di soldati e di mezzi», si tratta sempre, invece, di qualche unità.
Sia chiaro: anche un solo morto è un’infamia assoluta ed è sufficiente per manifestazioni a favore della pace.
Ma, lo stesso, la situazione sembra essere diversa dalla narrazione mediatica. Non si combatte in nessun luogo al di fuori del Donbass e le città in cui si combatte non sono tappe per ulteriori azioni che conducano verso Kiev da parte russa o verso la Crimea da parte dell’Ucraina.
Nelle città del Donbass in cui si combatte la popolazione civile sembrerebbe essere totalmente fuggita.
Tutto sembra molto simile agli inizi della guerra, che risalgono non all’attacco russo del 2022, ma ben prima, al 2014, quando da parte russa venne annessa la Crimea – tranne l’assenza della popolazione civile fuggita
In quei primi anni di guerra, di cui l’opinione pubblica internazionale decise di disinteressarsi, si combatté nel Donbass con fasi alterne, con lancio di missili e con azioni contrapposte.
Nel 2022 venne, invece, lanciato l’attacco in grande stile che portò alla conquista russa di quasi tutto il Donbass e alla fuga della popolazione che là risiedeva.
Ora la situazione sembrerebbe essere tornata, a parti invertite dal punto di vista territoriale e militare con la presenza russa e non più ucraina nel Donbass, allo status dal 2014 al 2022: ogni tanto missili di una parte o dall’altra contro le posizioni nemiche o contro i convogli di nuove armi che raggiungono i due eserciti.
Una situazione strana, insomma, statica, si potrebbe dire. Con la Russia che ha invaso che non intende avanzare ulteriormente – semmai desidererebbe che l’Ucraina entri nella sua sfera di influenza – e con l’Ucraina che non ha nessuna possibilità di rientrare in possesso dei territori occupati.
Centri di minore entità possono essere persi o riacquistati, ma la situazione globale sembra essere molto statica.
Ogni giorno, tragicamente, muore qualche soldato da una parte o dall’altra e le famiglie sono costrette a piangere i loro figli.