«L’hai fatta fuori dal vasetto» o «Stai pisciando fuori dal vasetto». Del problema civile e pastorale dell’esagerazione, di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 27 /03 /2023 - 21:16 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Teologia pastorale e Carità e giustizia.

Il Centro culturale Gli scritti (27/3/2023)

A Roma si dice di uno che sta esagerando, di uno che non rispetta i limiti che la realtà gli dà: «L’hai fatta fuori dal vasetto».

Il gergo romanesco ha questo di bello, che rimette le cose al loro posto con ironia: «Stai pisciando fuori dal vasetto».

Non puoi “pisciare” ovunque, è quello lo spazio nel quale puoi farlo, non eccedere, non uscire dall’argine, non straripare, non debordare, non esondare.

In ambito civile e politico, ma anche pastorale, esiste il troppo, l’esagerato. E “il troppo stroppia” – sono i proverbi a dirlo!

Insomma esistono cose che sono anche giuste di per sé, questioni anche vere di per sé, ma che non possono essere perseguite come le uniche, che non possono pretendere tutte le attenzioni e tutte le energie.

Ci sono modalità di intervento, modalità di lavoro di gruppo, che sono giuste, ma che non possono essere assolutizzate.

Dove questa assolutizzazione si presenta, è la realtà stessa che si preoccupa di rispondere, opponendosi a noi, è la realtà stessa che si preoccupa di rimetterci al nostro posto.

L’esagerazione distorce ciò che è giusto e rende fastidioso chi è esagerato, unidirezionale. L’esagerazione genera opposizione. L’esagerazione fa passare dalla ragione al torto.

In campo personale, civile e pastorale serve equilibrio, serve una ponderazione dell’importanza delle diverse questioni, serve dare valore a polarità opposte (vedi Romano Guardini e il concetto di opposizione polare), per cui chi assolutizza un aspetto della realtà, della società, della fede, viene giustamente percepito come “impallinato” – altro termine romano che dice l’assurgere di una questione a “pallino”, cioè a fissazione personale, al punto da far perdere, in chi è “fissato”, il senso dell’insieme.

È importante stare attenti, perché l’esagerazione produce l’effetto contrario. Chi esagera, rischia di far poi dimenticare anche le ragioni della propria provocazione.

E - per proseguire con la saggezza popolare - “chi è causa del suo mal pianga sé stesso”.