Maschile e femminile in pastorale: ciò che è visibile e ciò che è nascosto. Breve nota di Giovanni Amico

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 26 /02 /2023 - 23:51 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una breve nota di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Ecclesiologia e Educazione.

Il Centro culturale Gli scritti (26/2/2023)

N.B.
Quanto segue, non intende minimamente affrontare l’intera questione del maschile e femminile nella chiesa, ma solo indicare un piccolo dettaglio che ha qualche rilevanza.

Quando si parla del maschile e del femminile nella vita della comunità cristiana e delle parrocchie si trascura talvolta un piccolo dettaglio che ha una sua rilevanza: è più difficile accorgersi del maschile!

Per motivi che non è facile sviscerare appieno, che sono forse non del maschile e del femminile in sé, ma del portato storico, l’uomo è meno “vistoso”, è più invisibile.

Si vede meno innanzitutto per il suo vestire che non è colorato, spesso tende ai grigi, ai blu, ai marroni, mentre la donna è più abituata ai colori, al giallo, al rosso, al contrasto bianco-nero.

Si vede meno anche perché parla di meno, esprime meno il suo apprezzamento o il dispiacere. Già nel numero degli interventi e nella lunghezza di essi.

L’uomo è più taciturno – ed è un difetto, spesso.

Chiede anche l’affetto meno visibilmente, non vuole attenzioni, non le domanda.

Si pensi anche ai giovani e alle giovani. Spesso è la ragazza che è contenta di essere abbracciata, mentre talvolta lo è meno un maschio.

Ma ciò dipende anche dallo sguardo del sacerdote, che è anch’egli un maschio. Forse, anzi, è proprio qui la questione.

Forse è anche lui che tende ad accorgersi di più della presenza femminile. Forse anche lui “guarda” – anche se castamente – di più l’universo femminile ed è felice di ricevere un sorriso o un gesto di affetto da una donna.

Mi colpì, per contrasto, un incontro di un vescovo con i ragazzi delle cresime: prima e dopo la celebrazione era evidente che egli era rivolto anche al maschile – sempre castamente, si intende. Si interessava degli studi dei diversi giovani, si soffermava sulle poche parole che dicevano ed essi raccontavano dell’università, degli studi, delle famiglie. Le ragazze gli si rivolgevano con ampi sorrisi, con occhi dolci, ma egli riusciva come a relativizzare questa evidente simpatia immediata, per soffermarsi di più su altre questioni.

Ecco questo dettaglio provoca chi presiede gruppi giovanili o l’intera comunità a dare spazio anche a chi non si vede, a chi parla meno, a chi è meno vistoso e meno visibile, per dare vero e ampio spazio anche alla parte maschile, alla ricerca vocazionale dei maschi, ai loro problemi e dubbi di fede, che altrimenti resterebbero sullo sfondo.

Bisogna accorgersi anche del maschile, fare attenzione anche a chi non si nota a prima vista.