La prima parte della notte trascorsa nel lavoro e la differenza fino a pochi decenni fa. Breve nota di Andrea Lonardo a partire da un inno dei vespri
Riprendiamo sul nostro sito una breve nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Educazione.
Il Centro culturale Gli scritti (26/2/2023)
Uno degli inni dei vespri, che ancora oggi leggiamo, dice:
«Ecco il sole scompare
all'estremo orizzonte;
scende l'ombra e il silenzio
sulle fatiche umane».
Ebbene tale inno si cantava alle 18.00 o alle 19.00, prima della cena, per poi recitare Compieta e andare a dormire.
La cena segnava l’ingresso nella notte e la fine di ogni lavoro, l’ingresso nel silenzio e nel buio della notte, con la gratitudine per tutto il giorno già trascorso.
Ebbene oggi, a quell’ora, per una parrocchia, comincia – quasi! – la vita parrocchiale.
Le riunioni iniziano alle 19.00, poi alle 21.00, le conferenze in centro città sono spesso alle 19.45. Poi ci sono i saluti dei giovani, le cene di lavoro, gli incontri dei catechisti e degli animatori.
“L'ombra e il silenzio sulle fatiche umane” calano verso le 24.00 o più tardi ancora, se si deve scrivere, mandare mail, telefonare e decidere questioni.
La scomparsa del riposo che iniziava subito dopo la cena condiziona a sua volta il mattino, l’ora di levata, la disposizione verso il lavoro che inizia al mattino.
Questo è parte del dramma moderno, della vita non naturale che tutti viviamo.
È un eroe chi si alza ancora al mattino molto presto, dopo essere andato a dormire all’1 di notte.