“Prestazione occasionale”: una proposta spiazzante. Un’intervista a Francesco Brandi di Andrea Simone
Riprendiamo sul nostro sito un’intervista a Francesco Brandi di Andrea Simone, pubblicata il 25/4/2018 sul sito teatro.online (https://teatro.online/prestazioneoccasionale/ ). Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Teatro ed Educazione all’affettività.
Il Centro culturale Gli scritti (23/1/2023)
In tempi di crisi mettere al mondo un figlio è una scelta coraggiosa. Se però manca un uomo l’impresa diventa davvero titanica. Ecco allora che Lisa, una sera in cui la temperatura basale raggiunge il massimo picco di fertilità, convoca a casa propria i suoi tre più cari amici e chiede loro di darsi da fare per renderla madre. L’imbarazzo è generale e palpabile. Prestazione occasionale […]. Vincitore del premio Achille Campanile 2017, lo spettacolo è scritto e diretto da Francesco Brandi e vede protagonisti Antonella Questa, Massimo Brizi, Corrado Giannetti e Gianluigi Fogacci.
“Quanto può risultare destabilizzante per i tre protagonisti una richiesta come quella che viene fatta?”
Parecchio. Non solo perché è una situazione abbastanza anomala ma anche perché bisogna tenere presente che Lisa fa questa richiesta ai suoi tre più cari amici. Quindi oltre alla proposta di fare sesso per procreare, c’è anche una componente di amicizia che rende tutto molto più imbarazzante, complicato e strano. Infatti le reazioni sono diverse: c’è chi è titubante, c’è invece quello a cui non dispiace fare sesso con un’amica e c’è chi pensa che andare a letto insieme segni la fine di un’amicizia.
“È una commedia che racconta il disorientamento di una generazione?“
Assolutamente sì. Il pretesto del figlio è quello di raccontare una generazione che progressivamente perde sempre più punti di riferimento. Il figlio diventa addirittura una specie di riscatto contro una vita che non ha dato nulla ai protagonisti, che non sono riusciti a crearsi una famiglia, ad affermarsi sul lavoro e ad avere una stabilità economica. Un figlio rappresenta l’ultima ratio prima della resa incondizionata.
“Un figlio simboleggia in questo caso l’unico modo per dare un senso alla propria esistenza?”
Purtroppo questo capita spesso. La commedia è nata osservando tante donne, mie amiche e della mia generazione, che hanno fatto i salti mortali rovinandosi la vita sia psicologicamente che fisicamente con cure ormonali devastanti oppure dissipando patrimoni per cercare di raggiungere l’obiettivo tramite la fecondazione assistita. Avere un figlio era l’unico obiettivo per persone che non avevano avuto niente dalla vita. Per le donne single che non sono riuscite a crearsi una famiglia o non hanno trovato l’uomo o l’hanno trovato ma sono state lasciate, un figlio è l’unico che può garantire l’amore, che sarà un punto di riferimento familiare che rimarrà loro e che nessuna potrà togliergli.
“È una commedia che propone anche spunti di riflessione importanti?”
Io l’ho scritta con quest’obiettivo. A me piace molto l’idea di far pensare ridendo e sorridendo. Per me la comicità è un veicolo di riflessione oltre che di divertimento. Se uno riesce a divertirsi e a lasciare contemporaneamente nello spettatore uno spunto di riflessione, ha compiuto l’opera perfetta. I temi di riflessione sono tanti: c’è per esempio la questione della donna che un tempo doveva fare figli ed era pensata socialmente come procreatrice. In tempi remoti, se non poteva procreare, veniva addirittura ripudiata. Poi c’è stato il momento in cui la donna rifiutava di essere una “sfornatrice” di figli, quindi la vera ribellione era imporsi di non farne. Infine oggi è arrivata l’epoca in cui la società rende sempre più complicato fare e mantenere un figlio, a tal punto che la forza di ribellione diventa procreare nonostante la mancanza di un uomo, un lavoro precario e la mancata realizzazione professionale. Di materia su cui riflettere ridendo e sorridendo ce n’è tanta.