«È ri-tornato alla casa del Padre». Dimmi come lo dici e ti dirò come/cosa credi, di Giuseppe Costa
Riprendiamo sul nostro sito un post dal profilo FB di Giuseppe Costa, pubblicato il 2/1/2023. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Del morire.
Il Centro culturale Gli scritti (15/1/2023)
In queste ore i titoli di molti quotidiani e le bacheche di molti profili si sono riempite di frasi di memoria e benemerenza per il papa emerito Benedetto XVI, grande uomo e fine teologo.
Senza sterile polemica, vorrei soffermarmi su un'espressione che ho sentito spesso proprio in merito alla morte del pontefice emerito, anche in bocca a grandi personaggi: “È tornato alla casa del Padre”.
La stessa espressione è usata da tanti cristiani anche per amici e parenti nel giorno del loro decesso. Ritengo che tale espressione non abbia nulla di cristiano. È figlia di una matrice filosofica che non ha radici nella visione escatologica che il Signore risorto ha consegnato ai suoi discepoli.
Perché tornare? Forse ci siamo già stati? Abbiamo lasciato un posto che rioccuperemo?
Una certa matrice platoniana vedeva la morte come un ritorno verso il principio primo da cui come scintille ci eravamo separati. Il cristianesimo è un’altra cosa… noi andiamo (per la prima ed unica volta) alla casa del Padre! Perché Lui ci attende.
Noi desideriamo entrare nella sua comunione, una comunione beata che abbiamo sperato e desiderato.
L'unico che è tornato alla casa del padre è Gesù Cristo e da lì prepara per noi un posto, perché "mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo".
Il nostro modo di dire determinate cose inficia la nostra fede. Stiamo attenti!
E se molti cristiani (anche preti) usano queste espressioni fanno un cattivo servizio alla verità del Vangelo. La liturgia ci consegna non l'idea di un ritorno, ma quella di accoglienza nella meta sperata in attesa della risurrezione.
È questo che la Chiesa celebra, solo questo si trova nella lex credendi, nessun ritorno!
Lo dico perché proprio Benedetto XVI è stato a servizio di questo magistero. Allora diamo testimonianza alla fede cristiana con espressioni figlie del Vangelo e della liturgia. Basta sentire solo ovvietà e frasi ripetute banalmente, che sovente non lasciano alcuna traccia nell'anima di chi ascolta, in alcun modo contribuiscono alla crescita spirituale dei credenti.
Cominciamo a vedere i nostri fratelli e sorelle defunti come credenti che si "sono addormentati in Cristo" e che in Lui, alfa e omega, entrano (per la prima volta) in quella dimora preparata per noi fin dalla fondazione del mondo.