1/ Iran, Sciopero. Non confermato lo stop alla polizia morale. Negozi e mercati in varie città sono rimasti chiusi. Dimostrazioni e boicottaggio delle lezioni in vari atenei, della Redazione Internet di Avvenire 2/ Iran. Sciopero. Il regime: «Subito le esecuzioni». Si fa sempre più pesante la repressione delle proteste in Iran, ma i giovani non danno segni di cedimento, di Camille Eid 3/ Caos Iran / Davvero le donne iraniane meritano dall’Europa solo qualche ciocca di capelli? Le femmes vip si sono tagliate qualche ciocca di capelli. Poi, per lo più, silenzio. Meritano questo le donne dell’Iran?, di Monica Mondo
1/ Iran, Sciopero. Non confermato lo stop alla polizia morale. Negozi e mercati in varie città sono rimasti chiusi. Dimostrazioni e boicottaggio delle lezioni in vari atenei, della Redazione Internet di Avvenire
Riprendiamo da Avvenire un articolo redazionale pubblicato il 5/12/2022. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni La crisi dell’Islam odierno e Islam: la questione della libertà religiosa.
Il Centro culturale Gli scritti (1/1/2023)
La chiusura del bazar di Teheran, in solidarietà
con le proteste di piazza, in un'immagine del
16 novembre scorso - Wana/Reuters
Negozi e mercati in varie città dell'Iran sono rimasti oggi chiusi, aderendo a uno sciopero di tre giorni indetto da attivisti nell'ambito delle proteste anti governative in corso da settembre. L'iniziativa è stata attuata nella capitale Teheran ma anche a Sanandaj, Isfahan, Bushehr, Shiraz, Kerman, Ardebil, Mahabad, Orumiyeh, Kermanshah e in altre città.
Gli scioperi hanno coinvolto anche autotrasportatori e alcuni lavoratori degli impianti petrolchimici di Mahshahr e delle acciaierie di Isfahan. Dimostrazioni e boicottaggio delle lezioni si sono visti anche in vari atenei iraniani, a due giorni dal 7 dicembre, quando in Iran si festeggia il "giorno dello studente" e il presidente Ebrahim Raisi ha in programma di tenere un discorso in una delle università.
I Guardiani della Rivoluzione hanno dichiarato che le forze di sicurezza non mostreranno tolleranza nei confronti di "ribelli e terroristi".
"La polizia morale è stata abolita". Il regime non conferma: un bluff?
Intanto diventano un caso le parole del procuratore generale: "La polizia morale è stata abolita". Rimbalzate in tutto il mondo come segnale di apertura, non sono mai state confermate dal regime di Teheran. "La polizia morale non ha niente a che fare con la magistratura, ed è stata abolita da chi l'ha creata", aveva detto il procuratore Mohammad Jafar Montazeri rispondendo a una domanda sul perché il famigerato corpo fondato da Ahmadinejad nel 2006 non si veda più in giro. Parole che lasciano aperte interpretazioni distanti da una volontà di cambiare passo sulla repressione. Sui social si rincorrono post di attivisti e di osservatori secondo cui potrebbe anche trattarsi di un diversivo per calmare la tensione.
Come potrebbe essere un bluff l'annuncio che il tema del velo obbligatorio sarebbe in discussione. Il Parlamento e il Consiglio Supremo della rivoluzione culturale hanno detto che stanno studiando e lavorando alla questione e che faranno sapere i risultati nel giro di un paio di settimane, ma senza lasciare intendere altro.
Il ruolo della polizia morale e il caso Mahsa Amini
Sulla questione della polizia morale, non è da escludere che le parole del procuratore possano essere interpretate come l'annuncio di una riorganizzazione in un momento in cui ci sarebbero attriti tra le autorità. A scontrarsi sono due visioni: i conservatori legati alla legge del 1983 che l'ha imposto e i progressisti che vogliono dare alle donne la libertà di scelta. Dalla rivoluzione islamica del 1979 che rovesciò la monarchia sostenuta dagli Stati Uniti, le autorità hanno sempre monitorato che venga rispettato il rigoroso codice di abbigliamento per donne e uomini. Ma è sotto l'intransigente presidente Mahmoud Ahmadinejad che la polizia morale - conosciuta formalmente come Gasht-e Ershad - viene istituita per "diffondere la cultura del pudore e dell'hijab".
Le unità sono state istituite dal Consiglio Supremo della rivoluzione culturale, guidato dal presidente Ebrahim Raisi. Hanno iniziato i loro pattugliamenti nel 2006 per far rispettare il codice di abbigliamento che richiede alle donne di indossare abiti lunghi e vieta pantaloncini, jeans strappati e altri vestiti ritenuti immorali.
Un codice che la giovane curda Mahsa Amini, lo scorso settembre, aveva violato indossando l'hijab ma lasciando fuori ciocche di capelli. Questo le è bastato per essere punita, secondo quanto denuncia la famiglia, dalla polizia morale fino a ridurla in coma e causarne la morte.
Da quel giorno un'ondata di manifestazioni, represse nel sangue, ha attraversato il Paese, in particolare i grandi centri urbani e le zone curde. Il bilancio sarebbe di almeno 448 persone uccise, tra cui 60 di età inferiore ai 18 anni e 29 donne, secondo l'ultimo rapporto dell'ong Iran Human Rights (Ihr) con sede a Oslo. Per le Nazioni Unite sarebbero già 14mila gli arresti, mentre proseguono le proteste e le repressioni.
2/ Iran. Sciopero. Il regime: «Subito le esecuzioni». Si fa sempre più pesante la repressione delle proteste in Iran, ma i giovani non danno segni di cedimento, di Camille Eid
Riprendiamo da Avvenire un articolo di Camille Eid pubblicato il 19/12/2022. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni La crisi dell’Islam odierno e Islam: la questione della libertà religiosa.
Il Centro culturale Gli scritti (1/1/2023)
Una donna con il velo cammina
per le vie di Teheran - Reuters
469 è il bilancio minimo di persone uccise dalle forze di sicurezza durante le attuali proteste, tra cui 63 bambini e 32 donne.
66 è il numero dei morti tra le forze di sicurezza, la maggior parte dei quali nel Balucistan e nel Kurdistan iraniano.
Si fa sempre più pesante la repressione delle proteste in Iran, ma i giovani non danno segni di cedimento. Gli attivisti hanno proclamato uno sciopero nazionale di tre giorni – ieri, oggi e domani – per marcare l’inizio del quarto mese di proteste innescate dalla morte di Mahsa Amini. Un precedente sciopero aveva paralizzato, due settimane fa, il Paese, coinvolgendo anche autotrasportatori e alcuni impianti petrolchimici.
Di fronte al dilagare della rivolta il regime sembra incapace di fornire qualsiasi risposta che non sia la violenza, e si dimostra incautamente sordo ai segnali di attenzione e sostegno alla rivolta che arrivano dalla società civile in tutto il mondo.
Le atrocità non si fermano. Il capo della magistratura Gholamhossein Mohseni Ajaei ha chiesto ieri che vengano eseguite «subito e senza indugio» le condanne «definitive» dei manifestanti. Parlando al Consiglio supremo della magistratura, Ajaei ha detto che «le condanne emesse per persone che hanno commesso reati gravi in qualsiasi area, sia di sicurezza che non, devono essere documentate e motivate oltre che essere un deterrente».
Secondo il gruppo Iran Human Rights (Ihr), con sede in Norvegia, sono almeno 39 i manifestanti a rischio di esecuzione o di condanna a morte. Ieri, i genitori di Mohammad Mehdi Karami, un karateka di soli 22 anni, hanno rivolto un appello alle autorità per chiedere di risparmiare loro figlio. «Mi rivolgo con rispetto al potere giudiziario – ha detto il padre nel video –, vi imploro di annullare la pena di morte nel caso di mio figlio». Anche la madre del giovane è intervenuta tenendo le mani sul petto, come se cullasse un bambino.
Secondo Amnesty International, Karami fa parte di un gruppo di cinque persone, tutte condannate a morte in relazione a un attacco costato la vita a un paramilitare basiji a Karaj, vicino a Teheran.
Sempre ieri molti registi e cineasti iraniani si sono ritrovati, per il secondo giorno consecutivo, fuori dal famigerato carcere di Evin a Teheran per protestare contro l’arresto della nota attrice Taraneh Alidoosti, in custodia per avere «diffuso falsità» a sostegno dei manifestanti.
Gli arresti si estendono ai presunti agenti stranieri. Le autorità iraniane hanno annunciato l’arresto di una presunta rete di spionaggio legata al Mossad che pianificava azioni di sabotaggio contro imprese di sicurezza iraniane. Non è stato reso noto il numero di persone arrestate, ma l’Iran ha impiccato il 4 dicembre quattro presunti agenti israeliani.
Domenica, il governo belga ha chiesto ai suoi cittadini in Iran di lasciare il Paese. «Qualsiasi visitatore belga – ha avvertito il governo –, compresi i cittadini con doppia nazionalità, è ad alto rischio di arresto, detenzione arbitraria e processo iniquo». Bruxelles ha specificato che questo rischio vale anche per le persone che viaggiano in Iran «solo a scopo turistico».
Intanto, quattro membri dei pasdaran sono rimasti uccisi in un attacco a Saravan, città della turbolenta provincia del Sistan e Balochistan. Una nota dei pasdaran parla di un attacco sferrato da «terroristi» poi fuggiti nel vicino Pakistan.
La provincia a maggioranza sunnita è focolaio dal 2004 di un conflitto tra i separatisti baluci e il governo. Il capoluogo Zahedan è stata teatro di uno dei più sanguinosi episodi di violenza dall’inizio delle attuali proteste quando le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sulla folla che protestava contro lo stupro di una adolescente, provocando 96 morti e almeno 300 feriti.
3/ Caos Iran / Davvero le donne iraniane meritano dall’Europa solo qualche ciocca di capelli? Le femmes vip si sono tagliate qualche ciocca di capelli. Poi, per lo più, silenzio. Meritano questo le donne dell’Iran?, di Monica Mondo
Riprendiamo da Il Sussidiario un articolo di Monica Mondo pubblicato il 10/12/2022 (https://www.ilsussidiario.net/news/caos-iran-davvero-le-donne-iraniane-meritano-dalleuropa-solo-qualche-ciocca-di-capelli/2454209/). Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni La crisi dell’Islam odierno e Islam: la questione della libertà religiosa.
Il Centro culturale Gli scritti (1/1/2023)
Manifestazione a Milano a favore
della protesta iraniana (LaPresse)
Le femmes vip si sono tagliate qualche ciocca di capelli. Solo qualche esule italiano ed europeo è sceso davanti alle ambasciate iraniane. Poi, silenzio. È stato prudente tacere quando nelle mani di assassini e deicidi avevamo delle connazionali, che bisognava salvare.
Forse trattative segrete frenano altri Paesi per simili situazioni. Perché altrimenti la tombale rassegnazione verso il regime criminale di Teheran sarebbe solo un’onta, un marchio di infamia indelebile, per un mondo che si fregia di difendere in ogni luogo la libertà e i diritti dell’uomo.
Di più, insistere per rivendicare come diritti tutti i desideri che ci balzano in capo suona offensivo nei confronti di chi perde la vita per affermare il diritto vitale, naturale, indiscutibile di poter esprimere il proprio pensiero, studiare, amare, muoversi, pregare. E appare ancora più ipocrita la partecipazione troppo facile alle proteste che stanno incendiando un paese che ha legami profondi con l’Europa, con l’Italia.
Non bastano i tweet o le performances tricologiche. Ci sono strumenti che costano, tanto più in tempi in cui la crisi brucia. Ma i giudizi dovrebbero essere netti, come netta, una volta tanto, è stata la presa di posizione della presidenza del Consiglio italiano, che ha usato, unico e solo, parole durissime, dichiarandosi indignato per l’esecuzione assurda e belluina del primo manifestante per “inimicizia con dio”.
Scrivo con la minuscola il nome di un idolo feroce cui sacrificare ogni ragione e ogni pietà. E coi giudizi le sanzioni, che pesano, e peserebbero vieppiù col tempo, ma servirebbero ad isolare le bestie che governano col terrore quella terra bella di umanità e cultura, mentre apparecchiano fughe vergognose in Stati altrettanto criminali dall’altra parte del mondo.
Sostenere le donne iraniane significa sostenere quel che crediamo, quel che vogliamo per i nostri figli, che mai debbano vedersela con fasulle e ignobili religioni di Stato e i suoi scherani barbuti.
Dov’è l’Europa? Che non si dica che ci si interessa alla tragedia ucraina solo perché più prossima. Anche perché sono gli ayatollah grondanti sangue a sostenere le azioni del dittatore russo.