Lorenzo Lotto e le storie di Maria in San Michele al Pozzo Bianco a Bergamo, di Costanza Barbieri
Riprendiamo sul nostro sito dal sito la Repubblica of the Arts (https://www.repubblica.it/repubblicarts/lottobg/testo_ita.html ) un estratto del libro di Costanza Barbieri, Specchio di virtù. Il consorzio della Vergine e gli affreschi di Lorenzo Lotto in San Michele al Pozzo Bianco. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Arte e fede.
Il Centro culturale Gli scritti (11/12/2022)
Per gentile concessione della casa editrice Lubrina di Bergamo, pubblichiamo un estratto del libro di Costanza Barbieri, Specchio di virtù. Il consorzio della Vergine e gli affreschi di Lorenzo Lotto in San Michele al Pozzo Bianco.
Quando, nel dicembre del 1525, Lorenzo Lotto abbandona definitivamente Bergamo per raggiungere Venezia, ha appena completato la decorazione di una cappella intitolata alla Vergine nella chiesa di San Michele al Pozzo Bianco, a Bergamo Alta.
Gli affreschi, firmati e datati, illustrano gli episodi più salienti della vita di Maria prima della nascita di Cristo: la Nascita della Vergine, la Presentazione al Tempio e lo Sposalizio, l'Annunciazione e, all'esterno della cappella, la Visitazione della Vergine a Elisabetta.
Nella cupola campeggia Dio padre circondato da nuvole tempestose e sostenuto da un gruppo di angeli, mentre nei pennacchi sono raffigurati i quattro evangelisti associati ad altrettanti simboli: un mascherone, simile a un Gorgoneion per l'evangelista Giovanni, una testa di vecchio dalle palpebre serrate per Matteo, un bucranio per Luca, e un granchio per Marco. La qualità degli affreschi è altissima, degna conclusione - in quanto ultima opera bergamasca - di un fervente periodo creativo, secondo alcuni studiosi il più importante del pittore veneziano.
Nonostante le premesse, e forse a causa della collocazione in una chiesa difficilmente accessibile per lungo tempo, gli affreschi di Lotto in San Michele al Pozzo Bianco non sono altrettanto conosciuti rispetto a quelli, per esempio, dell'Oratorio Suardi a Trescore, vicino Bergamo. Da un certo punto di vista gli affreschi si possono considerare una vera scoperta, perché alcuni particolari - quali, ad esempio, i simboli degli evangelisti nei pennacchi e i trofei a essi collegati - non erano mai stati fotografati.
Tuttavia, come sempre avviene in Lotto, la vera scoperta consiste nella comprensione dei messaggi che vengono affidati alle immagini, la cui bellezza è espressione di un contenuto altrettanto profondo e significante.
Le chiavi di lettura per comprendere il ciclo delle Storie della Vergine sono molteplici, ma in primo luogo bisogna chiedersi a chi erano destinati gli affreschi, cioé quali erano i fruitori che intendevano rispecchiarsi negli episodi esemplari della Vita di Maria dipinti da Lotto.
La cappella dipinta da Lotto era patrocinata da una confraternita parrocchiale - cui si deve materialmente la commissione degli affreschi - intitolata alla Vergine. I documenti del tempo, quali i registri d'archivio, le visite pastorali e le cronache cittadine, ci restituiscono l'immagine di una confraternita dedita ad attività filantropiche e assistenziali, ed è quindi comprensibile che i confratelli/committenti eleggessero Maria non solo a patrona della confraternita, ma anche a concreto modello di perfetta carità da imitare.
È solo dopo aver riconosciuto questo importante riferimento all'impegno programmatico di beneficenza da parte della confraternita che diventa significativa la scelta di collocare l'episodio della Visitazione di Maria a sant'Elisabetta in posizione privilegiata, sul fronte esterno della cappella: Maria modello di carità, che si reca sollecita ad assistere la più anziana parente incinta, lei stessa in stato di gravidanza, è l'immagine più rappresentativa del ciclo perché rispecchia i propositi devoti e i concreti impegni assistenziali dei confratelli/committenti di Lotto.
Ma chi sono in realtà questi ultimi, cioè chi faceva parte del consorzio della Vergine in San Michele al Pozzo Bianco? Anche in questo caso Lotto si dimostra legato allo stesso entourage di conoscenze e committenze che lo aveva accompagnato durante il suo soggiorno bergamasco: i documenti d'archivio relativi alla confraternita testimoniano della presenza di Battista Suardi, già committente degli affreschi dell'Oratorio di Trescore, di Niccolò Bonghi, donatore ritratto nel Matrimonio mistico di S. Caterina dell'Accademia Carrara di Bergamo, e di Girolamo Passi, ministro del consorzio della Vergine e quindi principale responsabile dell'incarico a Lotto in San Michele al Pozzo Bianco.
Girolamo Passi, inoltre, faceva parte del consorzio della Misericordia Maggiore di Bergamo, che aveva commissionato al pittore veneziano i disegni per le stupefacenti tarsie lignee del coro della basilica cittadina di Santa Maria Maggiore.
La lunetta dipinta sopra l'altare della cappella raffigura la Nascita della Vergine: Maria neonata è presentata dalla levatrice e dalla sua assistente in posizione eretta, stretta in fasce bianchissime, in modo assolutamente inconsueto rispetto alla tradizionale iconografia dove la bambina è cullata, lavata o vezzeggiata.
Con una invenzione assolutamente inedita, Lotto elimina la tradizionale scena del bagno della neonata e introduce il motivo della perfetta santità di Maria: non ha forse ancora emesso i primi vagiti ma già guarda in alto verso la figura di Dio padre nella cupola, con una espressione ispirata.
Questa e altre novità iconografiche introdotte da Lotto, che rinnova completamente una tradizione di immagini plurisecolare, assestata su consueti motivi di repertorio, si spiegano in relazione alla dottrina mariana del tempo. Il particolare motivo iconografico dell'assenza del bagno di Maria bambina trova conferma in un'opera devota scritta da un umanista piacentino al servizio del condottiero bergamasco Bartolomeo Colleoni - pertanto ben conosciuta a Bergamo -dove l'autore, Antonio Cornazzano, spiega appunto che "Maria non fu veduta nel bagno". La sibillina affermazione diventa significante se collegata alle tesi mariologiche francescane illustrate nei trattati dottrinali ed esegetici. Da questi ultimi emerge l'importanza della nuova dottrina dell'Immacolata Concezione, propugnata con determinazione dai francescani dell'Osservanza. Secondo le nuove dottrine immacoliste, Maria Vergine nasce priva della macchia del peccato originale per speciale privilegio divino. Di conseguenza l'iconografia del bagno, simbolo battesimale, diventa incongrua, e pertanto Lotto elimina il motivo del bagno di Maria neonata dalla scena della Nascita della Vergine esaltando così l'assoluta purezza della Madre di Dio.
Anche gli altri episodi del ciclo, la Presentazione al Tempio e lo Sposalizio, l'Annunciazione e la Visitazione, contengono originali innovazioni iconografiche che denunciano un'attenta rielaborazione dei principali temi mariologici (maternità divina, corredenzione, perpetua verginitùetc.) da parte dell'artista e dei committenti.
Nella scena della Presentazione della Vergine al Tempio, Lotto modifica la tradizionale iconografia dei quindici gradini, che Maria bambina doveva salire per raggiungere il Tempio, per trasformarli in una fantastica gradinata conica che coniuga l'idea del monte, dove effettivamente era costruito il tempio santo di Sion, con la più tradizionale scala. L'inedita invenzione ha lo scopo di sottolineare l'ascesa/ascesi della Vergine in accordo con i testi del tempo che sottolineavano l'importanza dell'esperienza mistica di Maria.
In tutti gli episodi del ciclo, altro esempio, Maria è accompagnata da un inseparabile ornamento, un velo immacolato a righe d'oro e di porpora, che prende il posto del tradizionale manto blu. Questo velo, insieme a una candida veste bianca che sostituisce la consueta veste rossa, simboleggiano sia la sua condizione di assoluta perfezione verginale, sia la sua immacolata concezione, mentre l'oro e la porpora sono al tempo stesso eloquenti metafore della sua regalità, quale madre del Signore e corredentrice dell'umanità.
Se ci accostiamo agli affreschi lotteschi con gli occhi della gente del Cinquecento, ci accorgiamo di quanto la figura della Vergine racchiuda una polivalenza e molteplicitùdi segni da funzionare come referente simbolico totalizzante: Maria modello di ogni virtù, madre e miracolosamente vergine; Maria come modello di devozione, di conoscenza e di elevazione spirituale; Maria Immacolata, come volevano le nuove dottrine teologiche francescane, primo essere umano redento dalla colpa; Maria come specchio e metafora della carità esercitata dalla confraternita; Maria quale modello di madre a tutela delle nascite e dei parti.
La luce che scaturisce da Maria si riverbera, come in uno specchio, sulle attività di assistenza e beneficenza della confraternita, modellate sul suo esempio. Gli affreschi di Lotto illustrano e amplificano tale analogia, portando i confratelli - credo soprattutto quelli di sesso femminile - a ispirarsi alle virtù della Vergine e a riceverne, per virtù speculativa, il benefico influsso.
L'originalità delle scelte compositive di Lotto - che dialogano con le più importanti novità artistiche del suo tempo – è il portato, a mio avviso, della sua intima partecipazione ai contenuti trattati: questi ultimi catalizzano nuove immagini che riplasmano il testo figurativo.
Gli affreschi si possono descrivere come una costellazione di significati visualizzati da figure emblematiche, e tagliati trasversalmente da motivi antropologici, quali la destinazione prettamente femminile della cappella. Le storie narrate, infatti, riguardano ben cinque parti e innumerevoli incombenze e preoccupazioni fortemente sentite dalle donne del Cinquecento: l'attesa dei figli, i rischi del parto, la maternità e l'obbligo di ottemperare ai doveri di moglie, cioè assicurare la discendenza e la continuità patrilineare.
Che Bergamo ponesse un occhio di riguardo al problema della discendenza delle famiglie nobili è dimostrato dalle leggi fiscali che sollevavano da qualsiasi gabella quelle famiglie con un numero elevato di figli. I Suardi, già committenti di Lotto a Trescore, e i Calepio, anch'essi dell'antica nobiltù bergamasca e parrocchiani esemplari di San Michele al Pozzo Bianco, fruivano delle esenzioni fiscali grazie alla loro nutrita progenie. Sulle nascite dei nobili pargoli, ricordiamolo, vegliavano i patroni del consorzio parrocchiale della Vergine, cioè mNostra Donna e san Donnino, un santo martire dal nome femmineo e in grande venerazione nella chiesa di San Michele.
Veri e propri inediti, fotografati e studiati per la prima volta, sono le raffigurazioni dei quattro evangelisti nei pennacchi, a cui si legano altrettanti simboli che enucleano, volta per volta, il tema della polarità degli opposti: tenebra e luce, salvezza e perdizione, morte e vita eterna. Alla visione illuminata dell'evangelista Giovanni, simboleggiato dall'aquila che sola, secondo i bestiari medievali, poteva fissare il sole, si contrappone la maschera della Gorgone, dallo sguardo terrifico e pietrificante, immagine di follia, che pende a mo' di trofeo al di sotto dell'aquila.
L'angelo, simbolo dell'evangelista Matteo, è a sua volta vittorioso sulla cecità spirituale e sulla mancanza di fede, simboleggiate dalla testa di vecchio con gli occhi chiusi.
Analogamente il toro, simbolo dell'evangelista Luca, trionfa sul bucranio, a significare la vittoria cristiana sui riti e sui sacrifici pagani.
Il leone solare dell'evangelista Marco si oppone poi al granchio lunare, emblema di oscurità e incostanza.
Il tema principale è quindi quello del Cristo lux mundi, della cecità del peccatore e, per contrasto, il ruolo di Maria come apportatrice di luce: alle due figure simboliche in maggior evidenza, la Gorgone e il vecchio cieco, immediatamente percepibili come immagini di follia e di morte, si oppone l'esempio di Maria nella Nascita, specchio senza macchia, come recitavano le litanie, che riflette e diffonde il raggio divino perché non distoglie lo sguardo dalla contemplazione estatica di Dio, fonte della salvifica luce.
Lorenzo Lotto, in questa come in altre opere, sostanzia le sue immagini di contenuti dottrinali e devozionali che impediscono una percezione banale delle vicende narrate, costituendone al tempo stesso tutta l'originalità e la portata innovativa, che si vanno ad aggiungere alle straordinarie qualità pittoriche del ciclo di San Michele al Pozzo Bianco.
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