La storia di Jacques Fesch, uno degli ultimi ghigliottinati, convertitosi in carcere, di Gabriele Vecchione
Riprendiamo sul nostro sito dal suo profilo FB un post di Gabriele Vecchione pubblicato l’1/11/2022. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Maestri nello Spirito.
Il Centro culturale Gli scritti (6/11/2022)
Jacques Fesch, 1930-1957, ragazzone francese, ateo, ricco, aveva una compagna, un figlio legittimo e un altro illegittimo e aveva dilapidato tutti i suoi beni con auto di lusso.
Un bel giorno del 1954 entra in un cambiavalute per depredare un po’ d’oro. Colpisce il commesso con il calcio della rivoltella.
Un agente lo insegue, gli intima di alzare le mani e di arrendersi, ma Jacques Fesch si gira, mira al cuore dell’agente, gli spara e lo uccide.
Viene incarcerato a Parigi e sarà una delle ultime vittime della ghigliottina. In carcere si converte e nel suo diario spirituale scrive: “Ero a letto con gli occhi aperti e soffrivo realmente per la prima volta nella mia vita per le conseguenze del mio delitto; è allora che mi scaturì dal petto un appello di soccorso: Mio Dio, aiutami! Istantaneamente, come un vento violento che passa senza si sappia da dove viene, lo Spirito del Signore mi prese alla gola. Ho creduto e non capivo più come avessi fatto prima a non credere”.
Jacques inizia a vivere nel braccio della morte come fosse in un monastero. Le sue ultime parole prima di mettere la testa sotto la mannaia sono state: “Gesù mi ha promesso di portarmi subito in Paradiso”. Spudorata sfacciataggine!
Nel 1987 la diocesi di Parigi ha iniziato il processo di beatificazione. Morale della storia: un santo non è un pedante perfettino, ma uno che ricomincia sempre.