Le basiliche costantiniane a Roma, di Caterina Papi
Riprendiamo sul nostro sito un breve testo di Caterina Papi, preparato in vista del video di presentazione della basilica di Santa Croce in Gerusalemme, curato dall’Ufficio per la cultura e l’università della diocesi di Roma. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Costantino e il periodo patristico e Roma e le sue basiliche.
Il Centro culturale Gli scritti (30/10/2022)
Il 313 è un anno cruciale. Per la storia della Chiesa e per la storia d’Europa. Alcune scelte politiche di Costantino danno inizio alla lenta e inesorabile trasformazione dell’Impero da pagano a cristiano.
Il cristianesimo è ormai religio licita, religione praticabile, con il diritto di costruire edifici di culto: le basiliche e i battisteri.
La prima è la basilica Salvatoris, l’odierna cattedrale di Roma, San Giovanni in Laterano. Un cantiere enorme, per la cui costruzione Costantino smantella la caserma degli equites singulares, i militari che a ponte Milvio si erano sciaguratamente schierati al fianco di Massenzio.
A Roma la basilica Salvatoris non rimane isolata: al nome di Costantino e al suo finanziamento, in due casi anche di suoi strettissimi familiari, è legata la costruzione di ben altre 9 basiliche cristiane: dopo aver dotato Roma di uno spazio per il culto (la basilica Salvatoris), Costantino decide di monumentalizzare le più importanti mete devozionali cristiane, costruendo le basiliche sopra le tomba di San Pietro in Vaticano e sopra la tomba di San Paolo lungo la via Ostiense; poi offre alla comunità cristiana nuovi spazi funerari e costruisce ben 6 basiliche circiformi - cioè con una pianta a forma di circo - in corrispondenza di importanti catacombe (sono queste la basilica di san Lorenzo lungo la via Tiburtina, la basilica Apostolorum lungo la via Appia, la basilica dei Santi Pietro e Marcellino lungo la via Labicana, la basilica anonima di via Prenestina, la basilica di papa Marco lungo la via Ardeatina e la basilica di Sant’Agnese lungo la via Nomentana); infine, attraverso la madre Elena, adatta una parte del suo palazzo di residenza a scrigno per le reliquie portate dalla Terra Santa (la basilica Hierusalem, odierna Santa Croce in Gerusalemme).
Sono cantieri imponenti, per la maggior parte dei quali Costantino mette a disposizione terreni suoi o di familiari. Sono corpi di fabbrica nei quali investe migliaia di sesterzi per l’intera durata del suo regno.
Nessuna di queste basiliche però invade il centro monumentale di Roma. Nessuna è nemmeno nelle vicinanze dei luoghi di riferimento politico e amministrativo dell’Impero. Anche le due dentro le mura sono marginali. E tutte le altre sono fuori dalle mura, in zone periferiche della città, ma sempre lungo i principali assi viari.
Le basiliche sono defilate e non turbano la popolazione ancora pagana, ma – e qui c’è tutta l’ambiguità di Costantino - circondano Roma e rispondono al preciso progetto politico di integrare la Chiesa nella vita dello Stato romano. Dunque nulla sembra apparentemente cambiare, ma l’edilizia costantiniana inciderà per sempre su Roma e tutto il tessuto urbano dal Medioevo al Rinascimento e a oggi è segnato dall’opera di Costantino.