Pasqua 2005: Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello, di d. Achille Tronconi
Ripresentiamo su Incontro, per approfondire il grande mistero della resurrezione, la sintesi di una meditazione di d.Achille Tronconi a commento della lettera di san Paolo apostolo ai Romani, capitolo 8, versetti 10-11. San Paolo così si esprime: “Se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. E se lo Spirito di colui che ha resuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha resuscitato Gesù dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi”. La sintesi non è stata rivista dall’autore.
La paura che si ha nel venire al mondo è quella di non essere vivi, di tornare nel nulla. E’ la paura della morte “totale”, di non essere mai esistiti. Per sconfiggerla si cerca, in fondo, di contare qualcosa almeno per qualcuno, almeno per se stessi. E questa paura esiste anche in chi ha eliminato gli altri dal suo orizzonte e crede di vivere senza aver bisogno di essere amato, nutrito solo della propria superbia. Egli esiste per proclamare a se stesso la propria assoluta importanza.
Noi desideriamo essere importanti, essere importanti almeno per qualcuno. Se possibile ci interessa l’importanza affettiva (la riteniamo la realtà più importante). Possiamo accontentarci della realtà economica, ma, anche lì, per essere importanti perché manteniamo qualcun altro, la famiglia, ad esempio. Pensiamo a certe figure di padri. O certe figure di madri: importanti perché mantengono una casa! Alcuni si sposano per questo, cercano un uomo o una donna perché assicuri loro di contare qualcosa - e ne sono amaramente consapevoli. “Se mi ha sposato – dicono - conto qualcosa”. Quanta cattiveria, quanti ricatti, perché conti la nostra presenza!
Il motivo della depressione è il ritenere di non contare niente per nessuno. Questo voler contare dice che noi non vogliamo tornare nel nulla, nel vuoto. E dice che la vita è come un dono. Ci dice anche che il nostro corpo, nel suo esistere, non è sufficiente. Vogliamo esistere nello spirito - almeno per qualcuno - e, se possibile, contare anche molto. Quando contiamo in cose importanti abbiamo la sensazione di essere vivi. Il depresso, all’opposto, non si sente vivo.
Vivere, allora, è qualcosa di più che il non morire nel corpo, anche se spesso giochiamo quella carta. Quanto accanimento su di sé, sul proprio corpo, in fondo perché - così pensiamo - non c’è altro che quel corpo. Ma lo sappiamo che non è così! L’attenzione maniacale (dopo i 50 anni) a tutto ciò che avviene nel proprio corpo, non è forse una ricerca per sentirsi vivi? Anche misurarsi continuamente la pressione - il sangue circola bene, per cui la morte è lontana. Noi abbiamo voglia di vivere. Questo sentimento che non è un sentimento, ma un sentire, questo sentire è l’inizio di un orientarsi a Dio. Dobbiamo proprio partire di lì, dalla nostra voglia di vivere: dobbiamo ogni tanto farcele quelle domande metafisiche, belle, grosse: “Cosa è vivere? Cosa è non morire?” Non sempre, certo, ma almeno ogni tanto.
Il discorso di san Paolo sulla giustificazione non si aggiunge, come un appendice, a quello sull’esistenza. Ne è il fondamento e il compimento. Non si possono capire peccato e salvezza e giustificazione, senza la creazione. Il nostro Dio è un Dio che chiama all’esistenza - atto cosmico! La creazione è un continuo atto d’amore per questa esistenza! Dio giustifica il nostro continuare a vivere. Dio perdona, Dio risana. Abbellisce questo nostro vivere. Il suo patire è quando apriamo la strada alla morte con il peccato.
Ecco che il peccato, allora, non è semplicemente un atto morale. E’, piuttosto, un atto che intacca l’esistenza. E’ il tentativo di contrastare l’atto creativo di Dio. Sbagliamo quando rendiamo solo morale il peccato. Il peccato non è solo sbagliato: è che tu hai contrastato la vita, hai cercato di ribadire il nulla, la morte, il vuoto. Hai contrapposto una “non creazione” alla vita. E’ la parodia dell’esistenza: Tu hai creato e io non creo. Il demonio è, infatti, il signore del nulla preso come vita! Questo morire e vivere, presente nella lettera ai Romani, non è solo lo sbagliare, è il morire che mira i fondamenti stessi del creato.
E questo Gesù Cristo - questa sua resurrezione - è il sigillo definitivo che dice: “Non tornerà mai più il nulla”. Per questo scegliere la morte, con il peccato, è essere fuori dalla realtà, da Cristo. Perché ormai Cristo è l’unica realtà, è la vita. Allora i nostri corpi hanno bisogno della vita, ma di quella vita che viene dallo Spirito, dall’alto. Hanno bisogno di entrare in comunione con la vittoria di Cristo, con la vittoria della vita. La nostra condizione di credenti è questa vittoria, una continua vittoria. L’opposto cos’è? Un non scegliere la vita, un lasciare che questo corpo moribondo riceva la vita così, a intermittenza.
Questo discorso della resurrezione è un “posto” nel quale stare. Nel senso che, a partire da essa, noi domandiamo: “Da che parte stai?” E’ più importante, più reale, del domandare se sei buono o cattivo. Si tratta di dire: “Sei esistente, reale o sei nel nulla? Sei col Vivente o sei con colui che produce la morte in te?” Un discorso molto più serio e definitivo.
Concludendo: gli apostoli devono essere i testimoni del Vivente, i testimoni che Cristo è vivo e ha vinto la morte. Se riuscissimo a dire questo alle persone: Cristo è vivo! Facendogli capire insieme che, proprio per questo, esse sono importanti. Facendogli capire il valore del vivere, che il vivere è importante, che li amiamo proprio perché sono viventi! Io credo che, allora, avremmo dato una testimonianza della resurrezione.
Questa è la testimonianza della fede: vincere la paura del ritorno al nulla, la paura di non essere importanti, di non essere amati, di non amare. Non esiste nulla di più importante della resurrezione. Ha cambiato tutto, continua a cambiare tutto, dà all’uomo di cambiare tutto. Non dobbiamo allora guardare sempre i nostri piccoli problemi, ma respirare un po’ più in grande.
Testi dello stesso autore presenti sul nostro stesso sito www.gliscritti.it
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