Le profezie dello pseudo Malachia sulla successione dei Papi, un falso della fine del Cinquecento, dall’Enciclopedia Cattolica (tpfs*)
Ripresentiamo on-line le due voci “Malachia” e “Malachia-La profezia dello pseudo Malachia” dell’Enciclopedia Cattolica che permettono di rendersi conto del “valore” del testo a lui attribuito sulla successione dei Pontefici Romani. Le voci sono tratte dal vol. VII dell’Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1951, pagg.1884-1885.
L’Areopago
MALACHIA, santo
Al secolo O’ Morgair, nato ad Armagh ca. il 1095, morto a Clairvaux il 2 novembre 1148. Sacerdote a 25 anni, fu assunto da Celso, arcivescovo di Armagh, primate d’Irlanda, a collaboratore nella riforma ecclesiastica che M. cominciò dallo storico monastero di Bangor; eletto vescovo di Connor (ca. 1125), diocesi completamente abbandonata, fu costretto a fuggire per una sommossa scoppiata nell’Ulster e si rifugiò nella contea di Kerry, ove costruì il monastero di Ibrach.
Designato da Celso come suo successore, dovette lottare per sei anni con due intrusi, prima di occupare la sede. Dopo tre anni di saggio governo rinunziò alla dignità di primate e fece ritorno a Connor, ove si circondò di monaci, condividendone le austerità, da tutti venerato come il capo spirituale della cristianità irlandese. Temendo che la scissione tra il sud e il nord d’Irlanda, che allora affiorava, incidesse sulla compagine gerarchica della Chiesa, mosse verso Roma (1138). Ma fermatosi a York conobbe i Cistercensi di Rievaulx e decise di passare da Clairvaux, ove s’incontrò con s.Bernardo. Accolto benevolmente da Innocenzo II, gli riferì sullo stato religioso e sociale d’Irlanda e chiese di potersi ritirare a Clairvaux; il Papa invece lo rimandò in patria come suo legato.
Riprese con maggiore lena la riforma, soprattutto dei monasteri, e ormai amico di s.Bernardo mandò giovani irlandesi a compiere il noviziato a Clairvaux, e dopo pochi anni sorse, nella diocesi di Armagh, l’abbazia cistercense di Millefont (1142), da cui ebbero origine quei cinque monasteri, che s.Bernardo nominava con orgoglio. Nel 1148 Malachia riprese il viaggio di Roma per trattare con Eugenio III la questione del pallio degli arcivescovi irlandesi. Stanco ed ammalato, verso la metà di ottobre giunse a Clairvaux, ed il 2 novembre vi morì assistito da s.Bernardo. Il grande monaco, a richiesta dell’abate Congano, scrisse quella Vita s.Malachiae (PL 182, 1073-1118), che è ritenuta la perla dell’agiografia medievale.
Interessanti i cenni all’uso dell’Estrema Unzione (capp. 24 e 31, coll. 1104 e 1115) e al dogma eucaristico (cap. 2, coll. 1105-1106), ed il mordente parallelo tra la vita del santo vescovo e quella degli altri prelati (cap. 19, coll. 1098-1099), S.Bernardo tenne pure due discorsi in transitu Malachiae (PL 183, 481-490), che sono una canonizzazione anticipata, compiuta poi da Clemente III il 6 luglio 1190 (PL 204, 1466).
Antonio Piolanti
LA PROFEZIA dello pseudo Malachia
Sotto il nome di Malachia ebbe credito una celebre profezia sulla successione dei romani pontefici, da Celestino II (1143) in poi, sino alla fine del mondo. Ogni pontefice è designato con un breve motto; in tutto 111. Tale profezia cominciò a correre nel 1595, quando il benedettino Arnold Wion la inserì nel suo Lignum vitae edito in quell’anno a Venezia. Il carattere d’apocrifo risulta dall’esame della profezia, che dovette essere scritta solo qualche anno prima della pubblicazione. Infatti da Celestino II a Gregorio XIV (escluso) i brevi motti applicati ai pontefici sono in rapporto o con lo stemma, o con il nome di famiglia, o con il nome di battesimo, o con il titolo cardinalizio, o con il paese d’origine del papa. Da Gregorio XIV in poi, invece, i motti diventano enigmatici e, se alcuni quadrano, la maggior parte resta avvolta di grande incertezza, molti sono addirittura insulsi e solo a forza si lasciano mettere d’accordo con la storia reale (Pastor). Il testo delle profezie è in stretto rapporto, anche verbale, con l’Epitome della storia dei papi del Platina, fatta dal Panvinio e pubblicata nel 1557, della quale segue anche gli errori. Nell’edizione del Wion, le profezie fino a Gregorio XIV sono accompagnate da una breve spiegazione del Ciacconio. Non è chiaro il motivo per cui fu composta. L’Harnack, per esempio la mette in rapporto con il Conclave del 1590, come divulgata dai fautori del card. Simoncelli, a cui si sarebbe bene applicato il motto Ex antiquitate urbis, che doveva toccare al nuovo Pontefice. Fu eletto invece Gregorio XIV e i motti cominciarono a non quadrare più. A Malachia vengono pure attribuite altre due profezie,egualmente apocrife e meno note, una sull’Irlanda e l’altra sulla Spagna.