Uno sconvolgente video di Roberto Mercadini sulla Bibbia, di un interesse mostruoso per chi studia Sacra Scrittura, ma anche per chi desidera entrare nella cultura, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Sacra Scrittura.
Il Centro culturale Gli scritti (5/10/2022)
In un suo intervento video, I 5 libri che non puoi non leggere – qui accluso da Youtube –, l’attore Roberto Mercadini apre ricordando una domanda frequente che gli è stata rivolta: «Quali sono per lei i cinque libri che non si può non aver letto nella vita?», «Quali sono i cinque libri più importanti mai scritti?».
Mercadini racconta, prima di giungere ad esemplificare la questione con la Bibbia, come sia arrivato pian piano a capire che tale domanda non ha senso e non deve essere posta.
Giunge infine al cuore della questione.
Non basta aver letto quei cinque ipotetici libri più importanti, ma ciò che caratterizza l’uomo di cultura è la rete che si è pian piano stabilita nella sua mente fra le sue letture.
Mercadini spiega, con grande acutezza, che anche se uno non avesse letto tutta la mitologia classica, nondimeno egli la conoscerebbe se avesse letto gli autori successivi che ne riprendono i miti o avesse conosciuto la psicoanalisi contemporanea con il mito di Edipo o di Telemaco e così via.
Ciò vale anche per la Bibbia – afferma Mercadini.
Non è decisivo aver letto tutta la Scrittura da cima a fondo – per quanto ciò sia importante.
Ciò che è decisivo è aver conosciuto i frutti di quel testo, la corona degli autori che l’hanno commentata, dei santi che l’hanno vissuta, dei teologi e filosofi che l’hanno interpretata, insomma tutti quegli autori che l’hanno conosciuta e che ce la fanno comprendere nel suo spessore esistenziale, spirituale filosofico e teologico!
Ad esempio – racconta ancora Mercadini – conoscere l’esegesi ebraica rende possibile che determinati passaggi della Bibbia “cantino” con voce chiarissima, mentre senza quelle letture non gli avrebbero comunicato niente!
Ecco il problema dell’esegeta. Certo l’esegeta deve conoscere benissimo il testo originale, la lingua in cui è scritto, la critica testuale.
Ma se egli non conoscesse il contesto in cui quel testo è stato scritto, la storia di Israele e della chiesa primitiva, la teologia e il magistero della chiesa, così come l’esegesi rabbinica, le riflessioni degli autori che hanno inteso criticare la Scrittura, i santi che l’hanno vissuta, i padri che l’hanno commentata, i dottori che ne hanno fornito l’interpretazione, essa non parlerebbe.
Perché non esiste un testo nudo!
Mercadini arriva ad affermare una verità paradossale: conoscerebbe meglio la Bibbia chi non l’avesse letta integralmente, ma ne conoscesse le tante interpretazioni importanti, rispetto a chi conoscesse solo la Bibbia.
La Bibbia, da sola, resterebbe un libro muto!
Se ripenso ai miei docenti più bravi capisco che è esattamente così: gli esegeti storico-critici confrontavano il testo biblico con i testi coevi e con i contesti storici, gli esegeti attenti alla poesia e alle figure retoriche li paragonavano a film e libri meravigliosi che avevano letto, i teologi della fondamentale e della dogmatica li inserivano nella ricchissima tradizione della chiesa che ne aveva compreso il testo, i santi ne mostravano l’attualità e al contempo riducevano il rischio di letture fondamentaliste del testo lasciato solo a sé stesso.
La Bibbia, da sola, non è la Parola di Dio. La Bibbia ha un suo contesto storico, un suo contesto letterario, un suo contesto teologico, un suo contesto spirituale. E ovviamente la Bibbia ha la Parola completa che è Gesù che la interpreta.
Ed ecco che così la Scrittura canta.
E paradossalmente canta anche in una vecchietta analfabeta che l’ha vista vivere dai suoi genitori, dal suo parroco, e che l’ha vista raffigurata negli affreschi della sua Chesa.
Ne comprende il senso salvifico, pur non avendola letta.
“Mai la sola Scriptura”, non è un’affermazione anti-luterana. È un’affermazione ermeneutica.
Ma questa rete di riferimenti che sola fa comprendere le cose vale anche per la cultura di un uomo: egli non è colto perché ha letto le Confessioni di sant’Agostino, ma perché le comprende in una rete di altri testi e di altre esperienze che gli permettono di coglierne tutta la ricchezza e la novità. Da sole le Confessioni non avrebbero senso perché sarebbero inintelligibili.