Piergiorgio Odifreddi: cristiano, cretino o povero Cristo? (L.d.Q.)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 01 /10 /2022 - 18:40 pm | Permalink | Homepage
- Segnala questo articolo:
These icons link to social bookmarking sites where readers can share and discover new web pages.
  • email
  • Facebook
  • Google
  • Twitter

Questa breve nota è stata pubblicata originariamente sul Blog dei redattori de Gli scritti

Il Centro culturale Gli scritti (21/4/2007)


Il recente volume di Piergiorgio Odifreddi - P.Odifreddi, Perché non possiamo essere cristiani (e men che meno cattolici), Longanesi, Milano, 2007 – inizia con una premessa che porta il titoloCristiani e cretini. Secondo l’adagio di origine monastica Il salmo si capisce dall’antifona o il suo equivalente laico Il buongiorno si vede dal mattino, già le prime pagine gettano luce sul presupposto dei capitoli che seguiranno.
L’etimo di cretino che deriva da cristiano – a partire dal francese chrétien che diventa crétin – diventa argomento per identificare i cretini ed i cristiani.

L’autore scrive nella seconda pagina della sua opera che ritiene perfettamente soddisfacente nelle sue conclusioni la critica etimologica che ha espresso. E' utile consigliargli allora il Corso di linguistica generale di F.de Saussure, fatto conoscere in Italia dal prof.Tullio De Mauro che ne curò l'edizione presso Laterza e che è stato il testo base per tutti gli studenti di Filosofia del linguaggio dell'università La Sapienza di Roma (per le applicazioni delle moderne acquisizioni linguistiche in campo biblico cfr. J.Barr, Semantica del linguaggio biblico, EDB). Gli studi di De Saussure hanno indicato una comprensione della lingua come sistema, come fatto sincronico, dove un termine non può essere spiegato nel suo significato a partire dalla sua storia e dal suo etimo. Ad esempio, rivoluzione è termine che deriva da un vocabolo che esprimeva – ed esprime - il moto rotatorio dei pianeti, ma non si farebbe onore a chi parlasse di rivoluzione scientifica se la si intendesse come semplice ritorno su posizioni già verificatesi infinite volte in passato e non come novità.

Sarebbe perfettamente soddisfacente nelle sue conclusioni la critica etimologica se si argomentasse che l’adagio favolistico Ucci, ucci, ucci, sento odor di cristianucci - poiché mostra chiaramente che cristianucci sta per uomini tout court – indicherebbe la consapevolezza linguistica che solo un cristiano è uomo o che chi è uomo è necessariamente cristiano? Se ne potrebbe dedurre, etimologicamente, la coestensività dell’insieme uomo e dell’insieme cristiano? Non è forse più serio affermare che ci troviamo dinanzi ad un uso linguistico determinato di una parola e che essa, in un certo contesto, assume un significato differente da quello che ha in altri contesti linguistici? Sono la relazione con le altre parole, la posizione nella frase, il contesto, che conferiscono valori via via diversi alla stessa parola.

Odifreddi è linguisticamente più preciso quando coglie il nesso esistente semanticamente fra Cristo e povero Cristo. Nell’uso sincronico della lingua si è inteso – e tuttora si intende – esprimere una consonanza tra la sofferenza del crocifisso e la sofferenza di un particolare uomo che versa in difficoltà. Non è a motivo della deficienza, ma per indicare un dolore manifesto, che a tutt’oggi l’italiano utilizza l’espressione povero Cristo. Questo getta una luce sul passaggio che portò la lingua francese ad utilizzare, talvolta, l’espressione cristiano per indicare un certo tipo di menomazione dei cretini, prima che i due termini procedessero poi separatamente la loro storia linguistica, come ne ha scritto Silvio Barbaglia:

Ci preme sottolineare, a rigor di logica (!), che il termine «cretino» (accettando l’ipotesi di derivazione etimologica da «cristiano» secondo la quale, in origine, il riferimento era rivolto ad alcuni individui del Vallese nel XVIII sec. considerati persone semplici e innocenti malati di «cretinismo», poiché Ottorino Pianigiani e i più raffinati dizionari etimologici francesi conoscono anche un’altra origine del termine, dal tedesco kreidling, aggettivo di Kreide, creta, a cagione del colore biancastro della pelle di quegli abitanti del Vallese) convalidi il postulato secondo il quale non tutti i «cristiani» sono «cretini» sebbene tutti i malati di «cretinismo» furono soprannominati «poveri cristiani», ovvero «cretini» - «il cretinismo è una deficienza irreversibile nello sviluppo del cervello umano, che si accompagna a sordomutismo, nanismo e a malformazione delle ossa e delle articolazioni», dal Dizionario storico della Svizzera. Quindi l’aggettivo «cristiano», nell’ottica dell’analogo uso di «povero Cristo», si è ampliato fino a gemmare vocaboli capaci di denotare persone povere, sfortunate e sovente derise, i «cretini» appunto. A ben vedere, il movente iniziale era tutt’altro che di disprezzo (basti osservare le ipotesi storiche della genesi del termine poi degenerato in «stupido, insensato…»). Infatti, all’origine dell’uso nobile del termine vi erano alcuni «cristiani» che con questo stesso epiteto denominarono quella povera gente; tutto tranne che una critica al «cristianesimo» come ignorante, goffo, stupido o altro… In sintesi: chiunque fosse stato affetto da «cretinismo» tra gli abitanti del Vallese nel XVIII sec. veniva ritenuto un «povero cristiano»: oggi diremmo «diversamente abile» invece di «cretino»/«cristiano».

L’incompetenza linguistica di Odifreddi è poi evidente quando legge la prima beatitudine Beati i poveri in spirito – citandone anche una retroversione ebraica! – secondo una sua interpretazione dell'espressione che lo porta a tradurla in sostanza con Beati i cretini, confondendo, se anche si volessero trascurare gli studi storici ed esegetici sul testo, l'italiano poveri in spirito con il semanticamente differente poveri di spirito. Sarebbe questo l’insegnamento stesso di Gesù: l'elogio del cretinismo! Si può forse comprendere che un bambino, sentendo dire Beati i miti e non avendo mai sentito utilizzare il vocabolo mite ma solo l'apparentemente simile mito, pensi alle star del calcio o della televisione, ma da una persona di cultura - qui non conta l'essere credente o non credente - si esigerebbe un po’ più di metodo scientifico nell’interpretazione di un testo letterario, quale è il vangelo di Matteo.

Sapienza ed Amore sono nomi di Gesù Cristo e del Dio di Gesù Cristo – Alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere e Neanch’io ti condanno. Si possono rifiutare, ma non cambiarne i connotati. Ed anche la lingua italiana meriterebbe un po' più di rispetto... L'italiano, per favore!