Spirituale, cioè cristiano: lo Spirito Santo nel Nuovo Testamento, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito l'articolo che don Andrea Lonardo ha scritto il 29/4/2008 per la rubrica In cammino verso Gesù del sito Romasette di Avvenire (la rubrica pubblica ogni due settimane un breve articolo di approfondimento sul Gesù storico e la rilevanza del suo vangelo).
Il Centro culturale Gli scritti (30/4/2008)
«Per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo»: questa straordinaria espressione del Credo che ricalca il Nuovo Testamento indica una traiettoria opposta a quella comunemente attribuita a ciò che viene ritenuto ‘spirituale’.
Spirituale, si pensa, è quella persona che sa distaccarsi dai problemi della terra, che sa sollevarsi dalle necessità materiali per dedicarsi al pensiero, alla meditazione. Spirituale è colui, spingendo ancora più avanti l’esemplificazione, che decide di diventare vegetariano, di digiunare e vivere asceticamente, che impara a rinunciare alle passioni ed alle emozioni.
Lo Spirito Santo è, invece, colui per la cui opera il Figlio si fa carne, assume interamente la vita umana perché risplenda in essa la pienezza di Dio. Non è uno spirito che si distacca dalla carne, ma è lo Spirito che permette a Dio di entrare nella carne!
“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14): spirituale, cioè incarnato! La presenza del Cristo e dello Spirito nella storia impediscono ormai ogni contrapposizione fra spirito e corpo e la tradizione della chiesa vedrà sapientemente il rischio della schizofrenia nei ricorrenti tentativi storici di assolutizzare il materiale o lo spirituale, nelle forme dei differenti materialismi e spiritualismi.
La presenza di Dio nella carne del Cristo svela così il vero volto dello Spirito che non è impersonale. La terminologia del New Age privilegia espressioni non personali come ‘positività’, ‘energia’, ‘forza’. Il Nuovo Testamento parla, invece del dono di Dio fatto ai credenti dello Spirito del Figlio suo (Gal 4,6), dello Spirito di Cristo (Rm 8,9; Fil 1, 19; 1Pt 1, 11). Non possiamo non ricordare qui la prima bellissima pubblicazione (siamo nel 1976) del prof.Romano Penna, cioè la tesi di laurea Lo Spirito di Cristo, dedicata proprio alle espressioni paoline per indicare lo Spirito Santo.
In un articolo riassuntivo di quel ponderoso scritto, così proprio il prof.Penna riassumeva la sua ricerca (l’articolo Cosa vuol dire ‘spirituale’ nella fede cristiana? è disponibile sul nostro sito):
Lo Spirito conforma a Gesù: alla sua vita, alla sua morte-risurrezione, alla sua preghiera, e persino al suo essere Figlio. L'uno non viene a noi senza l'altro: Gesù Cristo ci dona lo Spirito «di Dio», ma lo Spirito ci dona di diventare «conformi all'immagine del Figlio» (Rm 8, 29; cfr. 1Cor 15, 49). Tale congiunzione ci premunisce da ogni esaltazione o fanatismo, Come se fosse possibile presumere di essere direttamente stimolati o condotti da uno Spirito divino come da un assoluto disincarnato. Lo Spirito, proprio perché non è più soltanto vagamente divino ma «di Cristo» cioè cristico, non può essere oggetto di personali manipolazioni, privo di un riferimento normativo. Al contrario, il suo aggancio a Gesù di Nazaret crocifisso-risorto ne fa una realtà ben configurabile, non alienante.
In At 16, 6-8, per opera della redazione lucana, in uno dei brani cari ad H.U.von Balthasar che vi vedeva a ragione l’assoluta disponibilità dell’uomo alla vocazione divina, incontriamo un’espressione analoga, lo Spirito di Gesù:
[Paolo, Sila e Timoteo] attraversarono poi la Frigia e la regione galatica, essendo stato loro proibito dallo Spirito Santo di predicare la parola nell'Asia. Venuti poi nella Misia, cercavano di incamminarsi verso la Bitinia, ma non lo permise loro lo Spirito di Gesù; percorsa quindi la Misia, scesero a Troade.
In maniera diversa, ma perfettamente conforme, si esprime il linguaggio giovanneo: lo Spirito non porta oltre il Cristo, ma riconduce continuamente a Lui. Tutto ciò che Gesù annunzia nel vangelo di Giovanni (“lo Spirito prenderà del mio e ve l’annunzierà... egli vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”, ecc. ecc.) viene espresso in maniera sintetica in alcuni versetti della II lettera di Giovanni che il padre Ignace de la Potterie, grande esegeta del quarto evangelo, amava citare per spiegare la differenza fra la gnosi ed il cristianesimo:
Poiché molti sono i seduttori che sono apparsi nel mondo, i quali non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l'anticristo! Fate attenzione a voi stessi, perché non abbiate a perdere quello che avete conseguito, ma possiate ricevere una ricompensa piena. Chi va oltre e non si attiene alla dottrina del Cristo, non possiede Dio. Chi si attiene alla dottrina, possiede il Padre e il Figlio (2Gv 7-9).
L’anticristo, dice il testo, è colui che non riconosce Gesù venuto nella carne. Spesso chi utilizza oggi l’espressione tecnica ‘anticristo’ la usa in maniera così impropria da non essere nemmeno consapevole del fatto che si sta servendo di una parola cristiana, che ha senso solo perché il Cristo è venuto ed il suo avversario cerca di contrastarne la presenza!
Ma Giovanni non si limita ad indicare l’oppositore diretto del Cristo, bensì vuole far comprendere che c’è un modo più sottile di rifiutare Gesù, che è quello di ‘andare oltre’: non un aperto rifiuto, cioè, ma un insinuare che ci sia qualcosa di ulteriore che non si trova in Cristo. Ed allora dichiara: «Chi va oltre e non si attiene alla dottrina di Cristo, non possiede Dio».
Spirituale, cioè cristiano: l’opera dello Spirito Santo è proprio quella di rendere continuamente presente il Cristo nella vita degli uomini, impedendo che si perda Dio andando oltre il Cristo.