Come debbono essere i ritornelli liturgici dei Salmi. Igino Rogger: “Massimo sette parole”. Breve nota di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Liturgia e Sacra Scrittura.
Il Centro culturale Gli scritti (28/8/2022)
Un sacerdote trentino mi racconta di Igino Rogger, sacerdote della diocesi di Trento, storico della chiesa e liturgista, uno dei curatori delle antifone dei salmi nella Liturgia della Parola nella Riforma post-conciliare.
Rogger amava ripetere che i ritornelli dei Salmi nella liturgia non debbono contenere più di sette parole. Altrimenti è impossibile memorizzarli e ripeterli nella liturgia.
Quando al criterio della comunicazione e del servizio dell’assemblea liturgica si sostituisce un malinteso purismo biblico per il quale è imprescindibile ripetere le parole così come esse sono nella Scrittura, ecco che diviene impossibile il dialogo fra lettore del Salmo e assemblea, perché quest’ultima non ricorda le parole pronunziate all’inizio come ritornello ed essa non partecipa più al Salmo responsoriale.
Lo stesso vale per i ritornelli cantati, dove anche il numero delle note non deve essere impossibile da memorizzare, ma anzi deve essere chiaro e orecchiabile.