Un appello in difesa dei cristiani in Iraq, a servizio di una vera convivenza in Medio Oriente, di S.E. Mons. Jules Mikhael Al-Jamil
Riprendiamo sul nostro sito la riflessione di S.E. Mons. Jules Mikhael Al-Jamil, Arcivescovo titolare di Takrit dei Siri, Procuratore a Roma del Patriarcato di Antiochia dei Siri, tenuta in occasione della preghiera per i cristiani dell’Iraq organizzata dalla diocesi di Roma il 14/11/2010, presso la parrocchia di Sant’Ippolito. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (15/11/2010)
Il grave attentato dello scorso 31 ottobre contro la chiesa siro-cattolica di Baghdad, è un atto di una ferocia senza precedenti contro persone indifese, riunite in preghiera.
Da anni in Iraq, i cristiani sono diventati bersaglio di attacchi atroci: preti uccisi, vescovi rapiti ed altri uccisi, famiglie uccise dentro la loro casa, pullmini di studenti attaccati ferocemente mentre andavano all'università - quattro morti e 100 feriti. E l'ultima strage del 31 ottobre scorso nella quale sono state uccise 55 persone e tra loro 2 preti, oltre a cento feriti. La situazione del paese è dunque sempre più difficile tanto che molti si vedono costretti a fuggire.
L’esodo dei cristiani di vari paesi in medio Oriente, ed in particolar modo quello odierno dei cristiani iracheni, ci preoccupa. Non stiamo parlando semplicemente di una minoranza religiosa, anche se è vero che nei Paesi del Medio Oriente il cristianesimo è una minoranza, ma si tratta dei luoghi in cui sono le radici stesse del cristianesimo. Radici che sono come un lievito per lo sviluppo di una vita di coesistenza pacifica e di fratellanza tra cristianesimo, islam ed altre confessioni religiose.
La risposta fornita dall’autorità governativa iraqena è che i cristiani sono vittime del clima di violenza esistente nel Paese, come lo sono gli altri cittadini. Ma va precisato che i cristiani non appartengono ad alcuna delle fazioni in lotta, non prendono parte ai conflitti interni del paese, non hanno armi, neppure per difendere le loro vite, ed a fronte delle difficili condizioni di vita pregano per la sicurezza, la stabilità e la riconciliazione.
Questo scenario può ripetersi e si ripete in altri paesi mediorientali in cui i cristiani sono minoranza.
I cristiani aspettano che l’islam si mostri più deciso a recuperare il ruolo che aveva quando cristiani e musulmani crearono insieme la civiltà araba, e a non permettere al terrorismo e ad altre componenti politiche, sia orientali che occidentali, di svuotare l'Oriente del cristianesimo e rovinare questa bella immagine di dialogo secolare e di convivenza cristiano-islamica.
L’idea di creare un “nuovo Medio Oriente” è inquietante. Il vero senso e la vera realtà di quei paesi consiste nella loro antichità, come terra d’origine di rivelazione e di salvezza. Terra della convivenza tra le varie religioni. Che cosa sarebbe un “nuovo Medio Oriente”? Cosa sarebbe se avvenisse la frammentazione di religioni, di gruppi ed altre componenti stabilita da disegni politici, che avrebbe come sola risultante la distruzione di un Medio Oriente vero e bello, per creare un mostro che avrebbe sempre bisogno di essere ricoverato e curato nell’ospedale della politica internazionale, politica che è senza Storia, senza Tradizione, senza Etica religiosa, senza Redentore, senza Dio.
Si legge anche nei media che alcune agenzie politiche occidentali vogliono trattare con un Medio Oriente solo musulmano, in quanto, a loro avviso, la presenza dei cristiani è un ostacolo - certamente lo è per alcuni progetti politici ed interessi economici.
Vista la confusione esistente, tutto può accadere, anche perché le democrazie occidentali, così sollecite a difendere i diritti umani, non riescono a capire la mentalità orientale e soprattutto il pensiero politico di alcune correnti fanatiche dell’islam che considerano i loro concittadini cristiani come una estensione dell’occidente colonialista ed addirittura una continuazione delle crociate.
Questo atteggiamento è quello delle sette fanatiche dai contenuti terroristici che nascono all’interno del mondo musulmano. Purtroppo però l’Islam migliore non ha potuto fin ora né deplorare a sufficienza, né mettere fine a queste correnti.
I cristiani del Medio Oriente hanno sempre avuto un ottimo rapporto di coesistenza e fratellanza con i loro concittadini musulmani, ma ora con questa situazione politica confusa e pericolosa si sentono persi e la fiducia preesistente è decisamente diminuita.
Si fonda sulla speranza che i musulmani sappiano essere più decisi nel proteggere la loro l’etica civile e religiosa, impegnandosi a sostenere la fiducia e la tranquillità dei loro fratelli cristiani. La permanenza cristiana nel Medio Oriente è un chiaro segnale che i nostri fratelli musulmani hanno la volontà di impedire che il fanatismo ed il terrorismo possano guastare la sostanza migliore dell’Islam.
E all’Occidente, con la sua democrazia ed il suo principio di difesa dei diritti umani, l’Oriente chiede di guardare più approfonditamente la situazione attuale ed avere il coraggio, al posto di incoraggiare il fanatismo tra le varie comunità religiose in Oriente, di levare alta la voce contro ogni fanatismo, ogni ingiustizia e violenza, in difesa della convivenza tra le varie componenti di ognuno dei nostri paesi medio-orientali e delle minoranze religiose.