Il grande equivoco dell’amore/love è il vero problema dei nostri giorni e delle giovani generazioni che sono paralizzate dinanzi ad esso, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Educare all’affettività.
Il Centro culturale Gli scritti (14/8/2022)
A torto si ritiene che il vero problema dell’amore sia quello del gender con il suo love is love.
A torto si ritiene allo stesso modo che le grandi questioni siano quelle dell’aborto e dell’eutanasia.
No, tali questioni sono entrambe secondarie rispetto a quella dell’amore che sola le comprende. Le questioni del gender e dell’inizio-fine vita, per quanto importanti, sono solo corollari dinanzi al cuore del dramma.
La grande, terribile e meravigliosa questione è se esista l’amore che duri e se valga la pena donarsi ad esso. E, con tale prospettiva, se valga la pena diventare genitori, chiamare nell’amore nuovi bambini alla vita.
La serietà del dramma non sta solo nel “negativo”. Che senso avrebbe “amare” se poi tutto finisse e, col passare dell’età, tutto si risolvesse in tradimento o in crisi – ecco il senso dell’amore che persiste visto dal suo lato negativo. Che senso avrebbe amarsi, cioè vedere la bellezza dell’altrui vita, se poi non nascesse il desiderio di accogliere la nuova vita di un bambino – ecco ancora il negativo.
No, la questione risiede proprio nella bellezza esigente: vale la pena donarsi totalmente? Siano fatti per l’amore, cioè per il dono di noi stessi?
L’amore è spesso confuso con l’hobbistica: avere una compagnia per qualche settimana o qualche anno, fare qualche gesto di solidarietà, raccogliere tappi di bottiglia di plastica per aiutare il pianeta, raccogliere soldi per qualche ONG. L’amore è diventato passatempo, occupazione per il tempo libero, volontariato.
La domanda è, invece, più radicale: vale la pena amare una donna per tutta la vita? Vale la pena generare dei bambini perché vivano tutta la loro vita? Vale la pena partire in missione per tutta la vita?
Vale la pena, cioè come l’unica prospettiva che rende la vita bella?
Il consumismo capitalista che oggi coinvolge destra e sinistra è dato dalla regola compulsiva: lavorare e guadagnare per poi acquistare e consumare. Tutto è industria del divertimento, dopo il lavoro ossessivo settimanale.
Il diktat è: ammazzarsi di lavoro in settimana – dopo aver studiato come matti in gioventù – per poi spendere tutto quello che si è guadagnato nel week-end o nelle vacanze. Condendo il tutto con un po’ di solidarietà a basso prezzo.
Ne è prova l’assurdo ritornello che si sente ripetere riguarda ai bambini come a coloro che comprometterebbero la salute del pianeta: “Ogni neonato consuma e inquina più di ogni altra cosa!”.
No, sei tu adulto inutile che inquini più di ogni altra cosa! Sei tu che sei bombardato dalla richiesta di cambiare il più rapidamente possibile oggetti, elettrodomestici, cellulari, computer, che ricevi la richiesta del mercato di frequentare luoghi in cui spendere inutilmente come passatempo tutto il tuo denaro e il tuo tempo libero: il mercato ha bisogno dei tuoi week-end e delle tue vacanze, così come delle tue spese per oggetti da comprare, buttare e ricomprare, sempre nuovi. Questo inquina!
Ma l’amore ha ancora un posto?
Solo l’amore permette di non bruciare tutto subito per costruire una relazione, per costruire la casa della propria famiglia e per far nascere ed educare bambini.
Chi non costruisce una famiglia, si consegna al mercato. Con l’hobby della solidarietà con gli spiccioli che gli restano.
Chi genera un bambino, chi sposa una donna, invece, ama: mette al primo posto l’amore.
La vera questione odierna è lo spegnimento di ogni prospettiva di lungo periodo che è quella dell’amore: no al matrimonio e no alla generazione.
Ma questo condanna tutti all’infelicità, al fuggevole, al consumo.
E spegne l’amore per la vita per le persone. Le persone, infatti, non possono essere amate a tempo.
L’amore è esigente. Non esiste un amore che non sia esigente.
L’amore hobbistico non è esigente, serve solo a convincersi di essere moderni, amorevoli e solidali, mentre non lo si è nella sostanza.
Ama uno sposo, una sposa, un prete, una suora, un padre, una madre, un missionario. Ama con tutta la sua vita. Perché costoro fanno dell’amore la loro vita.
Il resto è passatempo.
Riscoprire l’amore come donazione di se stessi, come promessa, questa è oggi la vera questione, questa è la bellezza e questa è la novità.
Nel matrimonio non si dice: “Io ti amo”. Si dice invece: “Io ti amerò”. Perché l’amore è esigente e chiede il futuro, chiede la vita intera.
In una relazione qualsiasi si dice, invece, solo “Io ti amo”, perché non si sa se si amerà.
Nel matrimonio si dice: “Io ti amo al punto che non mi tirerò indietro dall’essere il padre dei tuoi figli” – o la madre dei tuoi figli. “Non mi tirerò indietro quando sarai vecchia – o vecchio”.
Il resto è solo “love”, è solo passatempo.
Ognuno di noi ha detto “Ti amo”, “I love you”, ad una ragazza quando era adolescente o giovane - o ad un ragazzo. Ma a distanza di anni sa bene che se c’era del love in quella relazione, non era al contempo l’amore a cui si dona la vita, tanto è vero che quella persona non la vediamo più da anni.
Dire “Ti amo” vuol dire dirlo e amare poi, in una promessa che abbraccia il futuro. Senza futuro non c’è amore, senza bambini non c’è amore, senza missione non c’è amore, c’è solo love.
L’amore non è un passatempo bello, ma a termine o a intermittenza: l’amore chiede, esige, pretende.
Questa è la questione.
Che, fra l’altro, vediamo esplodere in tanti giovani e giovani adulti che si fanno tristi man mano che avanzano negli anni perché incontrano fiumi di persone disposte a passare una vacanza o anche anni con te, ma senza impegno e prospettiva, fiumi di persone disposte ad aver una relazione, ma nessuno disposto a sposarsi e a diventare genitore. Pronti al love, ma non all’amore della vita, all’amore per cui si mette in gioco la stessa vita.
Man mano che cresci negli anni capisci che quel love che va bene per un adolescente non ti basta più, che è povero.
Ecco la forza dell’amore, ecco l’esigenza, ecco la bellezza. L’amore è signore, non si concede a tutti, ma solo a quelli che con lui intendono fare sul serio.