Delle vacanze e della versione estiva dell’egocentrismo, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Tempo libero.
Il Centro culturale Gli scritti (31/7/2022)
1/ Estate, possibilità contro l’egocentrismo
In estate le questioni dell’egocentrismo e, invece, della felicità si pongono in maniera diversa che nel resto dell’anno. Ma si pongono comunque.
Per alcuni l’estate è l’occasione per dare sfoggio alla propria “volontà di potenza”: mostrare la propria fichitudine – al maschile o al femminile – la propria potenza dionisiaca, la propria leadership, agire ininterrottamente fino a notte inoltrata, agitando corpo, ormoni e emozioni alterate.
È evidente il rischio di un egocentrismo attivo che mette al centro se stessi e la propria presunta potenza.
All’opposto l’estate, spezzando il ritmo frenetico dell’anno, può essere l’ingresso nella lode. Rallentare tempi ed emozioni, per accorgersi che è il creato che ci dona la vita, dal cibo all’acqua e alle bevande. È il mondo che ci dona i nostri amici e la ragazza o il ragazzo che amiamo. Che non siamo noi a creare il mondo, bensì è il mondo a sostenere noi.
Il silenzio è elemento indispensabile per ridurre l’egocentrismo sempre in agguato. L’estate si può allora vivere nella lode dei doni immeritati.
«La misura di ogni felicità è la riconoscenza» - scrisse con parole indimenticabili Chesterton. Siamo felici nella misura in cui cresce la nostra gratitudine.
Ecco l’alternativa estiva: l’egocentrismo attivo o la lode.
2/ Schiocchi e presuntuosi o capaci di indicare
Un corollario all’estate egocentrica.
Ogni estate concepita all’insegna della “volontà di potenza” si risolverà nella messa in luce dell’essere “sciocchi” e “presuntuosi”.
Chi, alla fine dei conti, anche durante l’estate non facesse che additare sé stesso al mondo e non il mondo a se stessi e agli altri – anche se non si fosse credenti e non si giungesse ad “indicare Dio – mostrerà semplicemente il suo lato sciocco e presuntuoso.
Si sostituirebbe a quella medicina che è l’estate e che invita gli amici a levare il capo, per indicare, invece, sé stessi, il proprio corpo, le proprie “dimensioni”, le proprie emozioni artefatte e i propri deliri.
“Sciocco” è parola che indica il vuoto mentale, l’incapacità di ammirare il mondo e stupirsene, l’esser preso dalla propria fatuità, incapaci di accedere alla realtà.
«Ci sono più cose in cielo e in terra di quante possa concepirne la tua filosofia» - dice Amleto in Shakespeare: cioè il mondo è più interessante di te e delle tue idee.
Essere vivi d’estate vuol dire saper “indicare” la grandezza e la novità del mondo, sottraendosi allo sguardo, perché l’altro veda la luna e non il dito.
Il giudizio sull’estate frenetica da attività sportiva o da rimorchio in discoteca non è morale, ma pre-morale. Non si tratta di fuggire i peccati, ma di scoprire la realtà che è più grande, interessante e pacificante.
Il dramma di un’estate “agitata” non è questione semplicemente di Bacco e Venere, ma di teste vuote che non sanno più vedere le stelle. Si tratta, al contrario, di accorgersi che il mondo esiste e ci consola.
3/ L’estate, un antidoto contro il narcisismo ecclesiale
Anche per il cristiano l’estate è un buon vaccino contro l’egocentrismo ecclesiologico. Dinanzi a tante opere d’arte, dinanzi ai luoghi dei santi, dinanzi alle comunità vive che ti donano l’eucarestia quando sei in vacanza, hai un motivo in più per accorgerti che non esiste solo il tuo gruppo o la tua parrocchia. Anzi ti accorgi che c’è stato, c’è e ci sarà di molto meglio!
Rasserena accorgersi di essere solo un frammento di una lunga storia che esisteva prima di noi e che proseguirà anche quando saremo morti e saremo con i santi delle generazioni che ci hanno preceduto e in attesa dei figli dei figli che ancora lotteranno in terra per giungere in Paradiso.
L’egocentrismo ecclesiologico fa credere che esista di vivo e vivace solo la nostra comunità: la vacanza è un potente farmaco che fa scoprire quando grande sia la chiesa. Che ha certo bisogno anche del nostro contributo, ma che non è il nostro modesto contributo, per fortuna!