1/ Concorsi pilotati in università: 191 indagati/ “Scegliamo i vincitori, poi i bandi” , di Niccolò Magnani 2/ I concorsi truccati all’università e il linguaggio (sconcertante) utilizzato dai baroni. Negli ultimi tre anni, ben nove procure hanno avviato indagini nelle università italiane, da Milano a Palermo, passando per Genova, Roma e Firenze, di Chiara Capuani

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 13 /06 /2022 - 00:32 am | Permalink | Homepage
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1/ Concorsi pilotati in università: 191 indagati/ “Scegliamo i vincitori, poi i bandi” , di Niccolò Magnani

Riprendiamo sul nostro sito un articolo da Il Sussidiario, pubblicato il 29/5/2022. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Università.

Il Centro culturale Gli scritti (12/6/2022)

In origine fu l’Università degli Studi di Firenze, dove il rettore è stato indagato e interdetto con l’accusa di concorsi pilotati: in due anni, spiega oggi un’inchiesta speciale su “La Repubblica”, sono ben 191 i docenti indagati da Nord a Sud. Un “sistema” che, se confermato poi dalle sentenze, si dimostrerebbe marcio dal suo interno con concorsi truccati, bandi “postumi” e rapporti “parentali” tra i vari professori.

In Italia lo si chiama da tempo il “sistema dei baroni”, spesso facendo della becera demagogia: quanto però emerso dalle indagini scaturite dall’inchiesta “Università bandita” della procura di Catania, ecco che quei “baroni” non ne escono certo benissimo. «Al Sud (Università Mediterranea di Reggio Calabria), nelle isole (Università di Palermo e Sassari), al Nord (Statale di Milano, Torino e Genova), nella provincia del Centro (la Stranieri di Perugia) e nelle sue città (Università di Firenze)»: di questo parla il focus di “Rep” oggi, citando un numero impressionante di indagini ancora in corso, specie presso le facoltà di Giurisprudenza e Medicina.

A vario titolo, si citano «patti tra baroni, commissioni controllate, candidati favoriti, candidati ostacolati», il tutto nei soli ultimi tre anni. Ad oggi, spiega “La Repubblica”, sono 191 i docenti indagati tra ricercatori, professori, direttori, protettori e pure rettori: le accuse più gravi sono truffa, l’associazione a delinquere e “pilotaggio” di ben 57 bandi di concorso pubblico. Come emerso dalle indagini di questi anni, spesso i “sistemi” nascevano dai vertici delle università, dagli stessi rettori: “Rep” cita i casi di Tor Vergata, Firenze, Reggio Calabria, Perugia, Statale Milano e San Raffaele.

LE INTERCETTAZIONI SUI DOCENTI INDAGATI: “CI SCEGLIAMO I VINCITORI…”

Sempre su “La Repubblica” vengono poi citate diverse intercettazioni emerse dalle indagini delle Procure sui vari professori-rettori delle Università coinvolte: dal mobbing nei confronti dei candidati meno graditi fino alla spartizione dei posti secondo i desiderata dei vertici universitari, questo quello che emergerebbe dalle inchieste finora realizzate.

«Siamo tutti parenti (…) I nostri concorsi sono truccati» si sente dire nelle intercettazioni dall’Università di Catania, ma non solo: a Reggio Calabria, si legge sempre su “Rep”, non vi sarebbe alcun bando o risultato accademico che avvenga senza la decisione dei vertici. «Che devo fare, ormai ha gli impegni presi. Non capisco perché ma vabbè. Comunque, lo vogliamo fare e stiamo prendendo due cessi. È inutile che Pasquale (Catanoso, ndr) mi dice che sono fuoriclasse», lamentava il capo del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Reggio Calabria, Massimiliano Ferrara, mentre parlava con il rettore dell’epoca, Pasquale Catanoso. «Ci scegliamo i vincitori, poi scriviamo i bandi», emerge da altre intercettazioni citate da “La Repubblica” e ritenute prove nelle inchieste di diverse Procure.  L’ex primario dell’Urologia oncologica a Firenze, Marco Carini, pareva progettare ritorsioni contro un collega “anti-sistema”, il chirurgo Massimo Bonacchi: nelle intercettazioni divenute poi note dopo l’inizio dell’inchiesta, si leggeva «Io una soluzione l’avrei, un po’ di mobbing obbligandolo a fare guardie e lavorare. Chiaramente si dimentichi concorsi».

2/ I concorsi truccati all’università e il linguaggio (sconcertante) utilizzato dai baroni. Negli ultimi tre anni, ben nove procure hanno avviato indagini nelle università italiane, da Milano a Palermo, passando per Genova, Roma e Firenze, di Chiara Capuani

Riprendiamo sul nostro sito un articolo da next quotidiano, pubblicato il 29/5/2022. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Università.

Il Centro culturale Gli scritti (12/6/2022)

Un sistema basato sullo scambio di favori: oggi a te, domani a me. Sembra reggersi su questo concetto la struttura dei concorsi pubblici nelle università italiane, quegli stessi concorsi che dovrebbero (ipoteticamente) garantire l’accesso ai dipartimenti, l’avvio di una carriera accademica all’interno degli atenei, ma che – soprattutto nel nostro Paese – si rivelano spesso un incubo per i candidati, costretti a sottostare a bandi fatti ad hoc per individui prescelti, aspettando che arrivi il proprio turno. Forse. Prima o poi.

Come riporta un’inchiesta di Repubblica, negli ultimi tre anni ben nove procure hanno organizzato indagini strutturali nelle università italiane, da Milano a Palermo, passando per Genova, Roma e Firenze. Quello che emerge è un quadro scioccante, tra concorsi truccati e intercettazioni che portano alla luce un linguaggio – quello utilizzato dai baroni – davvero sconcertante. I settori più colpiti sono medicina e giurisprudenza, anche se il problema rimane trasversale. E i numeri parlano chiaro: negli ultimi dodici mesi sono 191 tra ricercatori, professori ordinari e associati, direttori di dipartimento, rettori ad essere indagati. I capi d’accusa vanno dalla truffa all’abuso di potere fino all’associazione a delinquere.

I concorsi truccati all’università e il linguaggio (sconcertante) utilizzato dai baroni

A corredo di questo sistema corrotto, sono spuntate poi anche le intercettazioni, pubblicate sempre da Repubblica a seguito dell’inchiesta. Ampio il ventaglio delle frasi utilizzate per mercanteggiare sulle cattedre. La regola di base? “Non si possono prima fare i bandi e poi cercare i vincitori, bisogna fare il contrario”. A Milano, un’inchiesta sui concorsi a Medicina presso l’ospedale Sacco, vede indagato l’infettivologo Massimo Galli: “Ma cerchiamo di fare le robe ogni tanto un po’ più…seriamente”, dichiarava la direttrice amministrativa di Scienze biomediche Monica Molinai a una ricercatrice, riferendosi alla disinvoltura di Galli nel pianificare i bandi. Le due commentavano anche la commissione: “Mettiamo che quello di Palermo sia abituato a metodi un po’ più spicci, quello di Roma magari sta più attento, no?”.

Intercettazioni che mettono in evidenza tutta la corruzione del sistema che, a Genova, si è tradotta in una specie di metafora gastronomica, con il prof Costanzo che, rivolgendosi al collega Daniele Granara in merito alla scelta fra cattedra in Diritto costituzionale e Diritto pubblico comparato, gli consigliava: “È solo una tua preferenza soggettiva…se vuoi il bignè o la torta o il cannolo”.