La difficoltà del tempo presente di maturare uno sguardo di vera inclusione e vera tolleranza è evidente dal fastidio con cui sono guardati talvolta i preti, quasi venissero considerati nemici a priori. Breve nota di costume di Giovanni Amico
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Teologia pastorale.
Il Centro culturale Gli scritti (31/5/2022)
Osservo come vengono trattati tanti miei amici preti, contemplo lo sguardo con cui vengono talvolta irrisi per strada, mi accorgo di come un sospetto si leva non appena prendono la parola.
No, veramente il nostro tempo non è un tempo di tolleranza ed inclusione. I preti, forse più di tutti, sono avvertiti da molti come nemici, quasi fosse migliore un mondo senza di loro.
È come se dovessero quasi giustificarsi di esistere, mentre un clima di tolleranza e di rispetto, un contesto di vera libertà che riconosca a tutti il diritto di essere quello che si desidera essere, dovrebbe guardarli con interesse, con desiderio di ascolto e di confronto, con la gioia di incontrare chi è diverso.
Qualcuno di questi miei amici è pronto a rispondere con ironia bonaria alle frecciate verbali che deve sopportare o è abituato a sorvolare sugli sguardi disapprovanti di tanti, la maggior parte sa che è un prezzo da pagare per le proprie libere scelte.
Ma che l’indice di rispetto e tolleranza non sia alto ai nostri giorni lo mostra proprio l’atteggiamento di sufficienza o di fastidio che ogni prete sente sovente contro di sé.