Maometto e Carlomagno. Conclusione (da Henri Pirenne, con una nota finale de Gli scritti)
Riprendiamo sul nostro sito la Conclusione del volume di H. Pirenne, Maometto e Carlomagno, Roma-Bari, Laterza, 2010 (edizione originale in francese 1937), pp. 275-276, con una nota finale de Gli scritti. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Alto medioevo.
Il Centro culturale Gli scritti (23/5/2022)
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Da tutto quello che precede risultano, come pare, due constatazioni essenziali:
1. le invasioni germaniche non misero fine né all'unità mediterranea del mondo antico né a quello che si può considerare essenziale nella cultura romana, così come si conservava ancora nel V secolo, cioè nell'epoca in cui non ci fu più un imperatore di Occidente. Malgrado i turbamenti e le perdite risultate da questo fatto, non apparvero nuovi principi direttivi né nel campo economico, né in quello sociale, né nello stato della lingua, né in quello delle istituzioni. Ciò che sussiste di civiltà è mediterraneo; la cultura si conserva presso le rive del mare e di là prendono origine i fenomeni nuovi: monachesimo, conversione degli Anglo-Sassoni, arte barbarica, etc. L'Oriente resta il fattore fecondante; Costantinopoli il centro del mondo. Nel 600 il mondo non ha preso una fisionomia qualitativamente differente da quella che aveva nel 400;
2. la rottura della tradizione antica ebbe per suo strumento l'avanzata rapida ed imprevista dell'Islam. Questa ebbe come conseguenza la separazione dell'Oriente dall'Occidente, mettendo fine all'unità mediterranea. Paesi come l'Africa e la Spagna, che avevano continuato a partecipare alla comunità occidentale, da allora in poi gravitarono nell'orbita di Bagdad. Apparve un'altra religione, un'altra cultura; il Mediterraneo occidentale, divenuto un lago musulmano, cessò di essere la via degli scambi commerciali e delle idee, che non aveva cessato di essere fino a quel momento.
L’Occidente fu imbottigliato e costretto a vivere su sé stesso, in condizione di vaso chiuso. Per la prima volta nella storia l'asse della vita mondiale si spostò dal Mediterraneo verso il Nord. La decadenza, in cui cadde in seguito a questo fatto il regno merovingio, fece apparire una nuova dinastia, originaria dei paesi germanici del Nord, quella carolingia.
Il papa si alleò ad essa, staccandosi dall'imperatore, il quale, assorbito dalla lotta contro i musulmani, non era più in grado di difenderlo. Così la chiesa si alleava al nuovo ordine di cose. A Roma, nel nuovo impero che essa fondò, non c'era più che essa, e la sua autorità divenne tanto più grande in quanto che lo stato, non riuscendo a mantenere una sua amministrazione, si lasciò assorbire dalla feudalità, come conseguenza fatale del regresso economico.
Tutte le conseguenze di questi avvenimenti apparvero chiarissime dopo Carlomagno. Con le sfumature che passano da paese a paese, l'Europa, dominata dalla chiesa e dalla feudalità, prese allora una fisionomia nuova. Il Medioevo — per conservare la locuzione tradizionale — cominciava. La transizione fu lunga; si può dire che essa prese tutto il secolo che corse dal 650 al 750. In questo periodo di anarchia si perdette la tradizione antica e presero il sopravvento gli elementi nuovi.
L'evoluzione terminò nell'800 con la costituzione del nuovo impero, che consacrò la rottura dell'Occidente dall'Oriente per il fatto stesso che dava all'Occidente un nuovo impero romano. Questa era la prova evidente che si era staccato dal vecchio impero, continuato da Costantinopoli.
Nota finale de Gli scritti
Pirenne ha perfettamente ragione quando segnala la cesura che si verificò nel Mediterraneo, dove l’invasione musulmana segnò una separazione di culture, che divise fra l’altro anche l’Africa del nord dall’Europa fino al seicento, mentre fino ad allora le coste nord e sud del Mediterraneo erano state intercomunicanti al punto che intellettuali e vescovi avevano transitato fra le due sponde e si erano avuti finanche papi nordafricani. La pressione e anche l’esplicita persecuzione musulmane, portarono alla scomparsa progressiva del cristianesimo in Africa, con l’eccezione dell’Egitto copto, fino alla totale estinzione nell’XI secolo.
Meno preciso è Pirenne quando denuncia una frattura che si sarebbe avuta in Europa rispetto alla cultura di età imperiale. Fu, infatti, la chiesa a permettere a tale cultura di sopravvivere, nonostante le invasioni barbariche, facendola transitare attraverso l’alto medioevo fino al basso medioevo; cfr. su questo Il potere necessario: come nacque il potere temporale della Chiesa?, di Andrea Lonardo e, in forma più estesa, Il potere necessario. I vescovi di Roma e la dimensione temporale nel “Liber pontificalis” da Sabiniano a Zaccaria (604-752), di Andrea Lonardo (file PDF). Cfr. anche «Per la prima volta, dalla formazione dell'Impero romano, l'Europa occidentale si trovava isolata dal resto del mondo. Il Mediterraneo, grazie al quale fino ad allora era stata in contatto con la civiltà, le si chiudeva davanti. Fu questo, forse, il risultato più importante che l'espansione dell'Islam ebbe sulla storia universale». La svolta determinata nella storia dell’occidente dall’invasione araba nell’interpretazione di H. Pirenne. Appunti di A.L.