La fondazione del Collegio Romano (la futura Università Gregoriana, da parte di Sant'Ignazio di Loyola), di Miguel Coll
Riprendiamo dal sito dell’Università Gregoriana (https://www.unigre.it/sito/PUG_HG_03O820150936/web/LaGregoriana/42_40_collegio_romano.pdf ) un articolo di Miguel Coll S.I., prof. nella Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa, pubblicato sul numero de “la Gregoriana”40/2012, pp. 40-41. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Riforma cattolica e controriforma.
Il Centro culturale Gli scritti (15/5/2022)
N.B. de Gli scritti. Così scrisse il segretario di Ignazio di Loyola, riferendosi alle parole del fondatore: «Poiché tutto il bene della Cristianità e di tutto il mondo dipende dalla buona formazione della gioventù per la quale c’è grande necessità di virtuosi e sapienti maestri, la Compagnia si è assunta il compito meno appariscente ma non meno importante della formazione di essa» (1556).
Davanti al successo apostolico e culturale del Collegio di Messina (1547), sant’Ignazio di Loyola considerò la convenienza di fondare un Collegio a Roma. Il 22 febbraio 1551 un gruppo di quindici studenti gesuiti si stabilirono in una modesta casa sita nella «Via nuova Capitolina» (attuale Via dell’Aracoeli), proprietà dei Signori Aquilani.
Per il mantenimento del Collegio durante i primi cinque anni, il più valido contributo furono i 1500 ducati annui concessi da Francesco Borgia, ancora duca di Gandia, benché avesse già preso i voti nella Compagnia di nascosto.
Gli umili inizi di una nuova sfida apostolica Il giorno successivo iniziarono le lezioni aperte gratuitamente agli esterni. Ecco l’iscrizione che apparve sulla porta della prima sede del Collegio Romano: «Scuola di Grammatica, d’Umanità e Dottrina Cristiana, gratis».
Un giovane gesuita, il maestro Desiderio, cominciò a spiegare le Egloghe di Virgilio e la Grammatica latina di Giovanni van Spauteren alla prima classe.
Un altro, di nome Arnoldo, commentava ora le commedie di Terenzio, ora le Epistulae di Cicerone. In due corsi il P. Rettore Giovanni Pelletier insegnava la lingua greca. Otto mesi più tardi fu avviato l’insegnamento dell’ebraico.
Sant’Ignazio redasse un’istruzione per il Rettore che verte principalmente sugli studenti gesuiti, trattando del loro profitto spirituale, di quello scolastico, della salute corporale e dell’amministrazione del Collegio: «Ognuno si lascerà governare quanto alle cose che ha a studiare, il maestro [che] ha da sentire, et il modo, et il tempo che in una cosa o in altra si ha da spendere [...] in ogni facoltà si legga la dottrina più solida et autori più approvati [...] Siano diligenti nel sentire le lezioni [annotando] [...] quello che [detterà] il maestro, et se in qualche cosa hanno dubitatione [devono] procurare de intenderla, comunicando con chi [saprà] insegnarli».
Come da supporre, l’esigente disciplina dei gesuiti era adattata per gli esterni. In brevissimo tempo le aule diventarono insufficienti. Nel settembre 1551 fu presa in affitto una proprietà di Mario Capocci, nell’attuale via del Gesù. La seconda sede del Collegio Romano aveva sei aule per le lezioni, delle quali due molto ampie.
Quattro mesi dopo, sant’Ignazio afferma in una sua lettera che il numero degli scolastici assidui superava i 250 (1° gennaio 1552).
Prosperità e incomprensioni
Il rapido sviluppo del Collegio ebbe immediata ripercussione nelle scuole rionali della città, i cui maestri – temendo di rimanere senza alunni per la concorrenza – si misero a screditare i gesuiti scatenando una campagna d’ingiurie e calunnie.
Sant’Ignazio non si lasciò certo intimidire, limitandosi a raccomandare estrema prudenza al Rettore e agli insegnanti, e continuò a lasciare aperte le porte del Collegio alla gioventù desiderosa di studio.
Nel 1553, si consacrò all’organizzazione dei corsi superiori, facendo venire a Roma i migliori maestri delle diverse provincie della Compagnia: «Per la teologia vi saranno tre lezioni al giorno [...] da san Tommaso, altra dal Maestro delle Sentenze [e] altra dalla Sacra Scrittura [...] per la teologia ce ne vorranno 4 anni, e altri due di prova per chi vuol laurearsi dottore».
Il 28 ottobre 1553, prima dell’inaugurazione delle nuove cattedre, si tennero pubbliche discussioni nella chiesa di Santa Maria della Strada, per esemplificare le competenze dei docenti. Furono presenti varie personalità tra cui i sei cardinali Carpi, du Bellay, Cervini, Della Cueva, Morone e Pighino. Tra i relatori intervennero due dottori gesuiti, Benedetto Palmio e Martin di Olave.
L’inaugurazione delle prime due Facoltà superiori – filosofica e teologica – merita un ricordo speciale, in quanto si è soliti considerare questo evento quale nascita dell’Università Gregoriana: il 6 novembre 1553.
Sant’Ignazio rivela, nella sua corrispondenza, l’ideale di creare un seminario che fosse un modello per le altre fondazioni scolastiche, i cui professori si sarebbero formati nello stesso Collegio Romano.
Il valore della buona organizzazione
I primi professori furono il dottor Olave, che teneva due lezioni al giorno sulla Summa di Tommaso d’Aquino e sulle Sententiae di Pietro Lombardo.
Professore di Sacra Scrittura era Andrea des Freux – italianizzato in “Frusio” – che inaugurò il corso interpretando la Genesi. Giovanni Couvillon commentava la Prima lettera ai Corinzi. Il Rettore, che in quel momento era il fiammingo Quintiliano Scherlat, insegnava Morale.
Nella Facoltà di Arti, la distribuzione era questa: G. Roger (Prima logica) G. Roilet (Logica maggiore), B. Torres (Filosofia naturale e Matematiche), G.B. Eliano (Ebraico), Freux e F. Alessandro (Greco), Fulvio Cardulo (Retorica), F. Alessandro e De Stefano (Umanità) e R. Fuzelier (Grammatica latina). Nulla sappiamo dell’insegnamento della Metafisica e della Filosofia morale.
L’Università del Collegio Romano
Spinto dalla necessità d’inviare alcuni giovani maestri al collegio di Praga e altri in Germania, sant’Ignazio sollecitò Paolo IV affinché il Collegio Romano avesse la facoltà di conferire il grado di Dottore (Motu proprio del 17 gennaio 1556). Le primizie furono due dottori in Teologia: il tedesco Enrico Blyssem e l’olandese Giovanni van der Tilden.
Nel settembre 1567, Pio V ampliò i privilegi elevando il Collegio Romano a Università. Il papa Ghislieri concesse un nuovo privilegio alla Compagnia di Gesù: agli scolastici gesuiti era permesso concludere l’iter universitario con il grado di Maestro in Arti (Dottore), nonostante avessero seguito i precedenti studi di Grammatica, Retorica e Filosofia in altri atenei di Europa.
In questo modo, il Collegio Romano era equiparato alle Università di Parigi, Lovanio, Salamanca e Alcalá. Il P. Martin di Olave fu, come abbiamo già detto, una personalità chiave nel periodo della fondazione. Con l’incarico di Sopraintendente – una sorte di Delegato del Generale per gli anni 1552-1556 –, si deve a lui l’avvio degli studi e soprattutto delle Facoltà maggiori. Il suo intervento fu tanto più necessario, quanto fu breve il governo dei primi Rettori G. Pellettier (due mesi), B. Olivier (due anni), O. Manare (ottobre-dicembre 1553), Q. Scherlat (gennaio-marzo 1554) e S. Romei (fino al 1568).
Verso l’Università Gregoriana
Nel 1560 divenne urgente una sede propria per il Collegio. Dopo la permanenza nel Palazzo Salviati per quasi tre anni, il Preposito Generale P. Diego Lainez ottenne la mediazione di Pio IV affinché la marchesa Vittoria della Valle donasse una sua proprietà. Si trattava di un caseggiato destinato a un’opera pia, formato dai palazzi del marito Camillo Orsini e dello zio – lo stesso Paolo IV – quando era cardinale, nonché dalla propria casa ereditata e da un terreno adiacente dove era cominciata la costruzione di una chiesa dedicata all’Annunziata.
Il complesso edilizio che s’innalzava in quell’area è occupata oggi in parte dalla chiesa di Sant’Ignazio, in parte dal Collegio Romano. La donazione fu effettuata il 22 aprile 1560, con l’obbligo tuttavia di costruire la chiesa, in quanto i lavori erano ormai già avviati. Un mese dopo, i gesuiti si trasferirono alla nuova residenza.
La vetustà della costruzione, tuttavia, spinse il Preposito Generale P. Claudio Acquaviva (1581-1615) a cercare un’altra soluzione per garantire una stabilità materiale all’istituzione. Di conseguenza sollecitò Gregorio XIII (1572-1585) a prendere il titolo di fondatore del «seminarium omnium gentium», richiesta che il Papa accettò.
A tal scopo, si richiese di disporre dello spazio accluso fino all’attuale piazza del Collegio Romano. Tale progetto implicava però l’espropriazione e la vendita delle case. Ma nonostante le proteste dei proprietari, il Papa non esitò ad avviare le opere, offrendo 47mila scudi quale valuta delle case da demolire.
L’11 gennaio 1582 fu collocata la prima pietra del nuovo edificio, i cui lavori furono diretti dall’architetto gesuita P. Giuseppe Valeriano. Il 28 ottobre 1584 si celebrò la solenne inaugurazione alla presenza di Gregorio XIII.
Il Pontefice fu ricevuto dal Preposito P. Claudio Acquaviva e dal Rettore P. Benedetto Sardi. Erano presenti, in quella storica giornata, tre gesuiti esimi in scienza e virtù: Francesco Suarez, Roberto Bellarmino e Cristoforo Clavius. La lapide collocata sulla facciata del Collegio ne attesta la fondazione: GREGORIUS XIII P.M. RELIGIONI AC BONIS ARTIBUS MDLXXXIII.