Oggi sarai con me in Paradiso: la tradizione delle sette parole di Gesù in croce a Maiorca
A Binissalem, nell’isola di Maiorca, nelle Baleari, un antica tradizione vuole che nella sera della Domenica delle Palme ogni anno il parroco scelga sette persone diverse del paese perché commentino ognuna una delle "sette parole di Gesù in croce”. Guillermo per la prima volta ha detto pubblicamente qualcosa sul tema: “Oggi sarai con me in Paradiso”.
“IN VERITA’ TI DICO CHE OGGI SARAI CON ME IN PARADISO”
Gesu’ rispose con queste parole a quel ladrone crocefisso al suo lato che gli disse: ”ricordati di me quando verrai come re”, e che tanto somigliano alle parole della preghiera costante di san Francesco di Assisi: “Gesu’, abbi pieta’ di me, peccatore”.
Anche io, che mi sento tanto lontano dal santo e tanto vicino al povero ladrone, voglio fare mia e costante questa preghiera, per essere cosciente in ogni momento che i miei interessi egoisti, il mio amor proprio e il mio attaccamento a tante cose materiali, non mi allontanino dalla Verita’, che sei Tu. Per rendermi conto che tutto quello che posseggo non e’ mio ma tuo, e che di questo devo costantemente ringraziarti.
Voglio apprendere la lezione. La lezione del ladrone che – senza averti conosciuto - ti professò come re nello stesso momento nel quale il tuo eletto discepolo ti rinnegò.
“Non è stato discepolo e già è maestro, e da ladrone si fa confessore”. Queste ultime, sono parole di Eusebio di Emesa.
E Tu, non solo non mi rifiuti per la mia condizione di ladrone e di malfattore, ma mi concedi di stare con te nel Paradiso. Mi aspetti con le braccia aperte nella Croce; mi accetti nel tuo regno, che non è di questo mondo; mi accogli nella tua Casa, come nella parabola del figliol prodigo che tu stesso ci insegnasti.
Tu mi dici che oggi sarò con te nel Paradiso. Non me lo merito, però Tu me lo dici ed io ti credo. E so che non si può stare in Paradiso se non è con te; che nessuna strada che non sia Tu, conduce al Paradiso; e che solo il Paradiso al quale Tu ti riferisci è il vero Paradiso.
Io credo che – come il ladrone che abbracciasti negli ultimi istanti della sua vita per il suo pentimento - abbracceresti anche me. Però non voglio aspettare i miei ultimi sospiri, o un brutto momento nella mia vita, per chiederti di ricordarti di me, o, meglio, perché io mi ricordi di te.
Voglio chiedertelo da questo stesso istante, e correggere i miei errori da questo stesso istante. Agire come se ogni istante dovesse essere l’ultimo, e ringraziarti in ogni istante per il dono meraviglioso che è la vita, anche se non volessi portarmi con te in Paradiso.
NON POSSO FARE DI MENO!
Credo di aver compreso, come quel povero ladrone, che quelle ferite che hai sofferto sulla Croce, non erano tue, ma mie, e per questo ti devo amare tanto; perché in te riconosco le mie proprie piaghe.
E dice sant Ambrogio, a proposito del ladrone: “... PERCHE’ SE LUI AVESSE CREDUTO CHE QUELLE FERITE ERANO PROPRIE DI CRISTO, MAI LO AVREBBE CHIAMATO RE. MA PERCHE’ CAPI’ ESSERE DI ALTRI, LO PROFESSO’ VERO RE. PERCHE’ NESSUNA INSEGNA E’ PIU’ PROPRIA DI RE, CHE SOFFRIRE PER IL BENE DEI SUOI VASSALLI”.
“EN VERDAD TE DIGO QUE HOY ESTARÁS CONMIGO EN EL PARAÍSO”
Jesús respondió con estas palabras a aquel ladrón crucificado a su lado que le dijo: “Acuérdate de mí cuando vengas como rey”, y que tanto se parecen a las palabras de la plegaria constante de San Francisco de Asís:”Jesús, ten piedad de mí, pecador”.
También yo, que me siento tan lejos del santo y tan cerca del pobre ladrón, quiero hacer mía y constante esta plegaria, para ser consciente en cada momento de que mis intereses egoístas, mi amor propio y mi apego a tantas cosas materiales no me alejen de la Verdad, que eres Tú. Para darme cuenta de que todo lo que poseo no es mío sino tuyo y que te lo debo agradecer constantemente.
Quiero aprender la lección. La lección del ladrón que –sin haberte conocido- te confesó como rey en el mismo tiempo en el que tu discípulo escogido te negó.”El no había sido discípulo y ya es maestro, y de ladrón, se hace confesor”. Estas últimas son palabras de Eusebio Emiseno.
Y Tú, no sólo no me rechazas por mi condición de ladrón y malhechor, sino que me concedes estar contigo en el Paraíso, me esperas con los brazos abiertos en la Cruz; me aceptas en tu reino, que no es de este mundo; me acoges en tu Casa, como en la parábola del hijo prodigo que Tú mismo nos enseñaste
Tú me dices que hoy estaré contigo en el Paraíso. No me lo merezco pero Tú me lo dices y yo te creo. Y sé que no se puede estar en el Paraíso sino es contigo; que ningún camino que no seas Tú, conduce al Paraíso; y que sólo el Paraíso al que Tú te refieres es el verdadero Paraíso.
Yo creo que –como al ladrón que abrazaste en los últimos instantes de su vida por su arrepentimiento- también me abrazarías a mí. Pero no quiero esperar a mis últimos suspiros, o a un mal trance en mi vida, para pedirte que te acuerdes de mí, o mejor dicho, para que yo me acuerde de ti.
Quiero pedírtelo desde este mismo instante, y corregir mis errores desde este mismo instante. Actuar como si cada instante fuera a ser el último y darte las gracias en todo momento por concederme el don maravilloso de la vida, incluso aunque no quieras llevarme contigo al Paraíso.
¡NO PUEDO HACER MENOS!
Creo haber comprendido, como aquel pobre ladrón, que aquellas heridas que Tú padecías en la Cruz, no eran tuyas, sino mías, y por esto debo amarte tanto; porque en ti reconozco mis propias llagas.
Y dice San Ambrosio, a propósito del ladrón:
“…PORQUE SI ÉL CREYERA QUE AQUELLAS HERIDAS ERAN PROPIAS DE CRISTO, NUNCA LE LLAMARÍA REY. MAS PORQUE ENTENDIÓ SER AJENAS, LE CONFESÓ POR VERDADERO REY. PUES NINGUNAS INSIGNIAS SON MÁS PROPIAS DE REY, QUE PADECER POR EL BIEN DE SUS VASALLOS”.
“IN VERITA’ TI DICO CHE OGGI SARAI CON ME IN PARADISO”
Gesu’ rispose con queste parole a quel ladrone crocefisso al suo lato che gli disse: ”ricordati di me quando verrai come re”, e che tanto somigliano alle parole della preghiera costante di san Francesco di Assisi: “Gesu’, abbi pieta’ di me, peccatore”.
Anche io, che mi sento tanto lontano dal santo e tanto vicino al povero ladrone, voglio fare mia e costante questa preghiera, per essere cosciente in ogni momento che i miei interessi egoisti, il mio amor proprio e il mio attaccamento a tante cose materiali, non mi allontanino dalla Verita’, che sei Tu. Per rendermi conto che tutto quello che posseggo non e’ mio ma tuo, e che di questo devo costantemente ringraziarti.
Voglio apprendere la lezione. La lezione del ladrone che – senza averti conosciuto - ti professò come re nello stesso momento nel quale il tuo eletto discepolo ti rinnegò.
“Non è stato discepolo e già è maestro, e da ladrone si fa confessore”. Queste ultime, sono parole di Eusebio di Emesa.
E Tu, non solo non mi rifiuti per la mia condizione di ladrone e di malfattore, ma mi concedi di stare con te nel Paradiso. Mi aspetti con le braccia aperte nella Croce; mi accetti nel tuo regno, che non è di questo mondo; mi accogli nella tua Casa, come nella parabola del figliol prodigo che tu stesso ci insegnasti.
Tu mi dici che oggi sarò con te nel Paradiso. Non me lo merito, però Tu me lo dici ed io ti credo. E so che non si può stare in Paradiso se non è con te; che nessuna strada che non sia Tu, conduce al Paradiso; e che solo il Paradiso al quale Tu ti riferisci è il vero Paradiso.
Io credo che – come il ladrone che abbracciasti negli ultimi istanti della sua vita per il suo pentimento - abbracceresti anche me. Però non voglio aspettare i miei ultimi sospiri, o un brutto momento nella mia vita, per chiederti di ricordarti di me, o, meglio, perché io mi ricordi di te.
Voglio chiedertelo da questo stesso istante, e correggere i miei errori da questo stesso istante. Agire come se ogni istante dovesse essere l’ultimo, e ringraziarti in ogni istante per il dono meraviglioso che è la vita, anche se non volessi portarmi con te in Paradiso.
NON POSSO FARE DI MENO!
Credo di aver compreso, come quel povero ladrone, che quelle ferite che hai sofferto sulla Croce, non erano tue, ma mie, e per questo ti devo amare tanto; perché in te riconosco le mie proprie piaghe.
E dice sant Ambrogio, a proposito del ladrone: “... PERCHE’ SE LUI AVESSE CREDUTO CHE QUELLE FERITE ERANO PROPRIE DI CRISTO, MAI LO AVREBBE CHIAMATO RE. MA PERCHE’ CAPI’ ESSERE DI ALTRI, LO PROFESSO’ VERO RE. PERCHE’ NESSUNA INSEGNA E’ PIU’ PROPRIA DI RE, CHE SOFFRIRE PER IL BENE DEI SUOI VASSALLI”.
“EN VERDAD TE DIGO QUE HOY ESTARÁS CONMIGO EN EL PARAÍSO”
Jesús respondió con estas palabras a aquel ladrón crucificado a su lado que le dijo: “Acuérdate de mí cuando vengas como rey”, y que tanto se parecen a las palabras de la plegaria constante de San Francisco de Asís:”Jesús, ten piedad de mí, pecador”.
También yo, que me siento tan lejos del santo y tan cerca del pobre ladrón, quiero hacer mía y constante esta plegaria, para ser consciente en cada momento de que mis intereses egoístas, mi amor propio y mi apego a tantas cosas materiales no me alejen de la Verdad, que eres Tú. Para darme cuenta de que todo lo que poseo no es mío sino tuyo y que te lo debo agradecer constantemente.
Quiero aprender la lección. La lección del ladrón que –sin haberte conocido- te confesó como rey en el mismo tiempo en el que tu discípulo escogido te negó.”El no había sido discípulo y ya es maestro, y de ladrón, se hace confesor”. Estas últimas son palabras de Eusebio Emiseno.
Y Tú, no sólo no me rechazas por mi condición de ladrón y malhechor, sino que me concedes estar contigo en el Paraíso, me esperas con los brazos abiertos en la Cruz; me aceptas en tu reino, que no es de este mundo; me acoges en tu Casa, como en la parábola del hijo prodigo que Tú mismo nos enseñaste
Tú me dices que hoy estaré contigo en el Paraíso. No me lo merezco pero Tú me lo dices y yo te creo. Y sé que no se puede estar en el Paraíso sino es contigo; que ningún camino que no seas Tú, conduce al Paraíso; y que sólo el Paraíso al que Tú te refieres es el verdadero Paraíso.
Yo creo que –como al ladrón que abrazaste en los últimos instantes de su vida por su arrepentimiento- también me abrazarías a mí. Pero no quiero esperar a mis últimos suspiros, o a un mal trance en mi vida, para pedirte que te acuerdes de mí, o mejor dicho, para que yo me acuerde de ti.
Quiero pedírtelo desde este mismo instante, y corregir mis errores desde este mismo instante. Actuar como si cada instante fuera a ser el último y darte las gracias en todo momento por concederme el don maravilloso de la vida, incluso aunque no quieras llevarme contigo al Paraíso.
¡NO PUEDO HACER MENOS!
Creo haber comprendido, como aquel pobre ladrón, que aquellas heridas que Tú padecías en la Cruz, no eran tuyas, sino mías, y por esto debo amarte tanto; porque en ti reconozco mis propias llagas.
Y dice San Ambrosio, a propósito del ladrón:
“…PORQUE SI ÉL CREYERA QUE AQUELLAS HERIDAS ERAN PROPIAS DE CRISTO, NUNCA LE LLAMARÍA REY. MAS PORQUE ENTENDIÓ SER AJENAS, LE CONFESÓ POR VERDADERO REY. PUES NINGUNAS INSIGNIAS SON MÁS PROPIAS DE REY, QUE PADECER POR EL BIEN DE SUS VASALLOS”.