[Una cena per i grandi assenti dalla catechesi dei bambini: i padri, i maschi adulti!] La pizza con i papà, di mons. Paolo Ricciardi, con una breve nota introduttiva di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito un capitoletto del libro del vescovo Paolo Ricciardi, Il Vangelo dei dettagli. I piccoli particolari dell’amore, Cantalupa, Effatà, 2021, pp. 69-71. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti, cfr. la sezione Educazione e famiglia.
Il Centro culturale Gli scritti (18/3/2022)
1/ Nota introduttiva di Andrea Lonardo
Sono i papà i grandi assenti dall’iniziazione cristiana dei figli. Sono i maschi i grandi assenti. Quando si dice che le famiglie sono lontane, ciò andrebbe precisato in questa direzione: sono i papà delle famiglie, perché le mamme sono più vicine.
Sarebbe un grave errore pensare che, per questo, i papà sono più lontani dal Vangelo. Perché i papà sono assenti anche nella scuola dei figli, come in tante altre loro occupazioni. Pur nell’esagerazione di questa parola, “assenza”, è certo che la vita di un uomo è oggi sfiancante e che spesso, nei casi di separazione e divorzio, egli sta con i bambini molto meno della madre.
Non si tratta qui di giudicare il maschile e il femminile e le modalità in cui oggi vengono vissuti, ma certo è che l’uomo ha meno chiaro, talvolta, il suo ruolo e le peculiarità di esso.
Per questo da parroco e da direttore dell’Ufficio catechistico di Roma ho sempre insistito sull’importanza di inventare segni di prossimità con i padri, per incoraggiare loro, spesso scoraggiati, a scoprire che sono “capaci” di dialogo con i figli anche quando non pensano di essere all’altezza – l’atteggiamento di sostegno e incoraggiamento è, oggi più che mai, quello giusto, mentre quello di rimprovero viene a danneggiare ancor più l’autostima dei padri, già ferita.
In Roma ho conosciuto diverse esperienze significative in questa direzione. Un parroco aveva creato il gruppo degli “orsi”, solo per i padri, che lo aiutavano in tanti lavori concreti di risistemazione dei campetti, riservato ai papà dei bambini della comunione.
Un’esperienza che mi è sembrata splendida e mi ha fatto ricordare che anche le antiche confraternite erano a volte riservate ai maschi e questo permetteva loro di compiere un vero cammino di fede, con modalità loro proprie.
Anche l’esperienza di don Paolo Ricciardi mi aveva subito colpito ed è stata bello ritrovarla messa per iscritto nel suo volume Il Vangelo dei dettagli. Ripresentiamo, pertanto, il capitoletto che la descrive, accompagnandolo con un video che potrebbe essere inviato a tutti i papà dopo aver proposto un’esperienza analoga.
2/ Video The importat things (sul rapporto padre-figlio)
https://www.youtube.com/watch?v=GR3vsbPLkn4
3/ La pizza con i papà, di Paolo Ricciardi
Da Paolo Ricciardi, Il Vangelo dei dettagli. I piccoli particolari dell’amore, Cantalupa, Effatà, 2021, pp. 69-71.
Alle riunioni dei genitori dei bambini in preparazione alla prima comunione venivano sempre le mamme. Ovviamente per le feste di famiglia ci sono loro, le donne di casa, capaci di provvedere a tutto, a volte anche al posto degli altri. Così la prima comunione di un figlio diventa l'occasione per la madre di recuperare i ricordi belli del suo primo incontro con Gesù... o di rimediare ad una mancanza perché da bambina la mamma non aveva potuto festeggiare come voleva.
Chiaramente esagero, ma mi sono chiesto se fosse possibile una volta incontrare solo i papà. Ed ecco che, grazie all'intuizione di un mio carissimo amico catechista, ci siamo inventati la “pizza con i papà". Abbiamo mandato gli avvisi alle famiglie della comunione invitando per una serata papa e figli, chiedendo di indicare, nel foglietto da riconsegnare, le pizze da ordinare.
L'idea è stata sempre un successo, a volte con una partecipazione quasi totale, con settanta papà e altrettanti figli.
Il salone parrocchiale era preparato per bene fin dal mattino, con tavolini, segnatavoli simpatici, birre, con posti riservati per i soli papa e, da un’altra parte della sala, i posti per i figli. Semplicemente una cena, senza catechesi, predicozzi (anche senza catechiste, se non l'insostituibile Antonietta, ottima intrattenitrice dei bambini). Era bellissimo vedere tutti questi papà più o meno giovani (alcuni di loro, venticinque anni prima, avevano avuto Antonietta come catechista...), tranquilli, stupiti di essere invitati a cena dal parroco, stupiti ancor più perché era pronto anche il caffè e l'"ammazzacaffè".
E poi, quando vedevo che poteva essere ora, invitavo solo i papà a venire con me nella cripta. E parlavo loro di Dio Padre, ma in pochi minuti, sei-sette al massimo, mentre i bambini, con Antonietta, scrivevano, su biglietti già preparati, un breve pensiero ai papà.
Dopo un po' i figli entravano, si avvicinavano ai papà, consegnando loro il biglietto. Quegli abbracci tra padri e bambini in quel momento, al termine di una serata spensierata, per me valevano più di tanti incontri. Forse giocavo un po' sull'emozione, ma mi bastava che per qualche papà rimanesse nel cuore l'immagine di una Chiesa accogliente, bella, che tiene alla crescita dei bambini, e che desidera che alla prima comunione corrisponda una ritrovata comunione in famiglia.
Quando più o meno dopo un mese, c'era il ritiro della prima comunione, si dava spazio alle confessioni dei genitori; ed io scrivevo loro un ultimo biglietto, che consegnavo la sera prima della cerimonia. In quella occasione, ritrovavo qualche papà, li associavo ai figli, leggevo ancora in qualcuno di loro uno sguardo illuminato di gioia.
Anche una pizza con i papà aveva contribuito a tutto questo, un piccolo momento che forse, anche se molto alla lontana, poteva richiamare il pasto sull'erba verde, consumato da cinquemila persone, con i pani e i pesci condivisi dal Signore.