Ha senso oggi entrare in politica?, di Giovanni Amico
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Educazione e cultura.
Il Centro culturale Gli scritti (6/2/2022)
Un amico racconta: “Avevo pensato di entrare in politica”. È un grande esperto di politica internazionale, profondo conoscitore del Medio Oriente dove si è recato e ha soggiornato numerosissime volte, soprattutto in zone di guerra, come la Siria, l’Iraq, i territori curdi.
Aggiunge: “Avevo pensato di entrare in politica, ma, riflettendo meglio, mi sono reso conto, con il passare del tempo, che il mondo politico è chiuso. Non si accettano voci nuove”.
Si fa triste la sua voce: “Solo i mediocri ormai entrano in politica. La politica è un vicolo cieco: se qualcuno ha idee diverse dal mainstream non appena inizi ad emergere ti fanno fuori, squalificandoti attraverso i media, attaccandoti o, comunque, impedendoti di agire. Non c’è alcuna possibilità di emergere con un pensiero proprio”.
Mi racconta di ciò che ritiene più intelligente fare oggi: “Molto meglio oggi fare cultura, aprire una casa editrice, scrivere. È molto più efficace che entrare in politica, dove tutto è bloccato, immobile. Fare cultura, invece, è possibile, anzi, paradossalmente, è più possibile di prima, grazie alle nuove modalità della comunicazione. Agisci così indirettamente sulla politica. Sei più libero. Fai incursioni su ciò che si decide in politica e poi torni a parlare di cultura, a creare mentalità. È più difficile che ti sbarrino il cammino, se agisci per via culturale: lì si può essere più indipendenti e anche più efficaci”.