La Loggia di Amore e Psiche di Raffaello, nella Villa Farnesina (o meglio Chigi) a Roma. Guida alla visita, con speciale attenzione alla questione iconografica, di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 30 /01 /2022 - 23:12 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito alcuni “appunti di viaggio” di Andrea Lonardo relativi a Roma: con tale espressione si intende dire che tali appunti non sono stati annotati con riferimenti ai grandi storici dell’arte e autori, come negli articoli più scientifici di questo sito, ma sono stati messi per iscritto come un primo abbozzo in vista di una loro pubblicazione più espressamente accademica in futuro. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Roma e le sue basilicheI luoghi della storia della Chiesa.

Il Centro culturale Gli scritti (30/1/2022)

La loggia di Amore e Psiche venne concepita da Raffaello come un prolungamento della vegetazione del giardino esterno. I festoni sono di un collaboratore di Raffaello, Giovanni da Udine, che rappresentò 170 specie vegetali comprese alcune appena giunte dall’America come il mais, le zucche, le zucchine.

La storia degli affreschi della Loggia hanno certamente a che fare con il matrimonio tra Agostino Chigi e Francesca Ordeaschi, ma sarebbe davvero banale restringerlo a questo episodio. Nel 1511, infatti, il Chigi, già vedovo e dopo aver prima intrattenuto una relazione con la bellissima cortigiana Imperia ed aver cercato poi invano di sposare Margherita Gonzaga, si innamorò di una giovane di origini molto popolari e semplici, Francesca Ordeaschi appunto, convivendo con lei senza sposarsi fino al 1519, quando celebrò solennemente le nozze.

Ma già nel 1517, in previsione di quelle nozze, il banchiere chiese a Raffaello di dipingere la Loggia con la storia di Amore e Psiche, una divinità e un essere terreno.

Ma sarebbe assolutamente riduttivo ridurre il senso di tale storia e la sua rappresentazione nella Loggia al puro aneddoto che vuole che la Ordeaschi sia Psiche e il Chigi Amore, quasi che l’unico motivo dell’intero sforzo artistico e dell’ingente somma di denaro necessaria per la commissione volessero significare l’elevazione di una popolana al rango di moglie di un ricchissimo banchiere e l’assurgere di lei nella società dei potenti, quasi che la storia sia esclusivamente «simbolo della conquista del rango sociale dei Chigi» da parte della Ordeaschi.

No, nella storia di Amore e Psiche sta l’eterna questione dell’amore ed è questo che affascina. Anzi commuove, pensando anche al fatto che solo l’anno successivo delle nozze il Chigi morì, solo quattro giorni dopo Raffaello - e pochi mesi dopo morì la stessa Francesca, forse avvelenata, una volta che non poté più godere della protezione del marito all’interno della famiglia Chigi. Sono gli eventi della vita a porre in maniera drammatica la domanda se l’amore possa vincere la morte, se l’amore sia una storia divina che fa assurgere all’immortalità, o se, invece, non sia la morte a trionfare infine sugli affetti, per quanto veri e profondi degli uomini.

La storia di Amore e Psiche – ben conosciuta e rappresentata più volte nel Rinascimento – è una novella raccontata da una anziana a Lucio, il protagonista dell’Asino d’oro di Apuleio.

Raffaello la rappresenta nella Loggia, ovviamente con aiuti (per una foto navigabile che permette di visualizzare quanto qui si va spiegando: http://vcg.isti.cnr.it/farnesina/loggia/  Al termine di questo testo presentiamo un video con tutte le immagini, ma niente sostituisce una visita alla Villa!)

1/ Nella prima scena - entrando nella Loggia dal giardino e guardando a sinistra - si vede Venere con suo figlio Amore, sempre rappresentato come la divinità che trafigge i cuori perché gli uomini si innamorino. Venere è invidiosa di Psiche e allora chiede di farla trafiggere perché si innamori di un uomo brutto. Dietro tale rivestimento mitologico sta l’eterna domanda: ma l’amore fa innamorare anche della bruttezza, ma l’amore rende ciechi, oppure è proprio l’amore che fa scoprire la bellezza nascosta? Alcuni storici ritengono che qui Psiche non sia rappresentata perché era intenzione di rappresentarla più in basso, lì dove guardano Venere e Amore.

2/ Ma - racconta la storia di Amore e Psiche - Amore scagliò la sua freccia colpendo per errore il proprio piede. Quindi fu lui ad innamorarsi di Psiche. Interessantissimo questo gioco delle parti. Ed allora si vede nella seconda scena, che Amore chiede alle tre Grazie di proteggere Psiche – anche qui indica in basso (perché probabilmente manca la rappresentazione della scena in basso). Egli chiede alle Grazie che salvino Psiche dalle ire della madre perché adesso è lui, il figlio, ad essere innamorato della donna che la madre non sopporta.

3/ Si vede infatti Venere che si reca da Giunone, la dea del matrimonio, e da Cerere, la dea della fecondità, a protestare perché combattano con lei contro l’amore tra Amore e Psiche.

4/ Venere decide di salire su un cocchio guidato da quattro colombe e di recarsi da Giove. Questo affresco è sicuramente di mano proprio di Raffaello che lavorava qui con alcuni collaboratori, con Giulio Romano, con il Penni e altri.

5/ Ed ecco si vede Venere dinanzi a Giove con le mani imploranti che scongiura: “Se Psiche sarà catturata, io darò sette baci a chi l’ha catturata.

6/ Venere cerca, insomma, di utilizzare la propria capacità di sedurre, per ottenere ciò che vuole ed ecco che viene inviato Mercurio a dare l’avviso al mondo intero che chi riuscirà a catturare Psiche avrà, ben 7 baci da Venere. Tale raffigurazione è a destra dell’entrata

Nella storia, che non vediamo rappresentata integralmente forse perché anche qui il registro inferiore avrebbe completato la rappresentazione della storia come già si è detto, alla fine si decide che Psiche sia sottoposta a quattro prove: se le supererà potrà infine ambire all’immortalità e all’amore.

7/ Si vede Psiche - dalla parte opposta alle scene già descritte -, che ha superato la quarta prova ed ha in mano il calice dell’Ambrosia che ha strappato a Proserpina. È interessante l’idea che per amare sia necessario superare delle prove, sia necessario essere forti e superare dei periodi di fatica. Certo è che Psiche deve discendere agli inferi e risalirne con il segno che l’amore sta trionfando e che lei veramente ama.

8/ Psiche presenta a Venere il vaso preso da Proserpina e Venere si deve arrendere. L’amore sta trionfando.

9/ Nel frattempo il figlio di Venere, Amore, che è innamoratissimo di Psiche, si rivolge a Giove e chiede che Psiche sia accolta nell’immortalità e diventi una divinità.

10/ Ed ecco allora che Mercurio, che prima aveva combattuto contro Psiche, riesce a venirle incontro perché finalmente sia fatta salire al cospetto degli dei.

11/ Si giunge così ai due grandi affreschi centrali che sono i più importanti. Innanzitutto, il concilio degli dei che deve decidere della divinizzazione di Psiche. Si vede Giove, che ha ai suoi piedi il mondo perché governa la terra e l’aquila perché governa il cielo. Dinanzi a lui sono giunti Amore e Venere ed egli, con gli altri dei, prende la decisione. Mercurio, infatti, dà la coppa dell’’immortalità a Psiche.

Dietro il mito, sta la grande questione: come si possa arrivare all’immortalità. Il mito afferma che ci si arriva attraverso l’amore, ma anche che, perché ciò sia vero, è necessario che la morte sia vinta. Nel mito pagano si intravvede che l’unico modo perché l’amore resista è che la persona diventi immortale. In fondo amare una persona vuol dire annunciarle: “Tu vivrai per sempre”. È questa la grande questione dell’amore: forte come la morte è l’amore o l’amore è più forte della morte?

12/ Nell’altro grande affresco abbiamo la celebrazione delle nozze. Sulla destra si vedono i due sposi seminudi, Psiche e Amore, mentre banchettano insieme a tutti quanti gli dei che consumano i loro cibi. Venere finalmente danza.

È interessante che al centro sia posto lo stemma di Giulio II perché Agostino Chigi, dopo essere stato il banchiere di Alessandro VI, quando rischiava di cadere in disgrazia, venne invece riconfermato da papa della Rovere.

La Quercia di Giulio II, il papa della Rovere che chiamò Raffaello a Roma, insieme a Bramante e a Michelangelo. dice la stima e l’ammirazione – erano profondamente amici – di Agostino Chigi per Giulio II.

Quando poi giunse Leone X, papa de Medici, Chigi riuscì ad entrare anche nelle sue grazie e fu addirittura papa Leone X a celebrare il matrimonio fra lui e Francesca Ordeaschi  dopo alcuni anni di convivenza, come si è già detto, e dopo che già aveva avuto dei figli dal Chigi.

Possiamo immaginare tale matrimonio e il papa a fianco dei due sposi e certamente dello stesso Raffaello, così come li possiamo immaginare tutti insieme sotto questa Loggia.

Per una presentazione di tutte le opere di Raffaello in Roma, cfr. il video Raffaello, Roma e l'ideale del Rinascimento che ha Andrea Lonardo come autore:

Qui invece una presentazione della Loggia di Amore e Psiche, sempre con Andrea Lonardo come guida, ma in un video molto più "spartano":