L’autenticità di Adele. Questo ci interessa. Appunti di Andrea Lonardo su di un’intervista video alla cantante su France Inter, dopo 30

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 02 /01 /2022 - 22:45 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito alcuni appunti di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Musica. Su Adele, vedi su questo stesso sito anche Adele ci insegna perché la chiesa riconobbe i quattro vangeli come veri. Breve nota di Andrea Lonardo e Sweetest Devotion. Una canzone di Adele dedicata al figlio Angelo appena nato.

Il Centro culturale Gli scritti (2/1/2022)

Quando l’intervistatrice le domanda quale ritiene sia il motivo del suo successo, Adele risponde: “Non lo so. Io penso che la gente ‘creda’ alla mia voce. Io penso che c’è evidentemente una tonalità. Io scrivo i miei testi. Io penso che la gente creda alla verità delle mie storie, ma, onestamente, io non so perché questo piaccia tanto e dappertutto”.

Sì, ciò che conquista in Adele non è solo la bellezza della sua voce e la sua capacità di modularla, ma anche il suo carattere, il suo stile. Adele si presenta come “autentica”, come “vera” e, in un tempo di superficialità e apparenze, questo risalta ancor più.

L’intervista è stata pubblicata in occasione dell’uscita di 30, il nuovo album.

Adele che non accettava interviste da 6 anni, afferma: “Mi devo preparare a ridivenire famosa. Io non amo essere famosa, io amo essere una cantante. Io adoro evidentemente di essere una cantante di successo, perché è il mio lavoro, ma d’altro canto – e questo è strano – io odio la celebrità. L’effetto secondario della celebrità non lo sopporto, è il canto che io adoro. Io preferisco che mi si lasci sola, tranquilla. Lo so che è così, ma, più invecchio, più cerco di tenere un equilibrio”.

L’intervistatrice le dice: “Il tuo singolo è divenuto in 24 ore il brano musicale più ascoltato di tutti i tempi”.

Lei risponde: “Sì, ma è la prima generazione streaming! Quando è successo, io ho detto “Mio Dio!”.

L’intervistatrice le domanda da dove venga questo successo mondiale: “Da dove viene questo, che passa dal Brasile alla Cina, dalla Francia al Marocco?”.

Lei risponde con le espressioni con cui abbiamo aperto i nostri appunti e prosegue: “Può essere che alla gente interessi che i miei testi sono così tristi, mentre io sono una persona così strana. Io preferisco essere una “ragazza della porta accanto”, piuttosto che una star”.

Adele dice: “Questa cosa di chiamare un album con la mia età, mi piace. Easy on me è stata una sorta di salto nell’ignoto, sperando di atterrare alla fine”.

Ma cosa è successo le chiede l’intervistatrice. Adele risponde: “La mia vita ha collassato? Eh, sì, ho divorziato e, dunque, tutta la mia vita ha collassato. Ero cambiato in ciò che ero per fare di voi due [il marito e il figlio] la mia priorità, ma ora l’ho abbandonata”.

L’intervistatrice le chiede: “Si è sentita colpevole?” “Sì, certo. Ci si sente colpevoli quando si è la persona che lascia l’altro. Da allora ho fatto progressi nel ritrovare la mia serenità, il rispetto di me. Questa è la ragione per la quale volevo fare questo salto nel non conosciuto. Mio figlio e il mio ex-marito volevano che ritrovassi la serenità. Ora non mi sento più colpevole, solo ho un po’ di vergogna, perché il modo in cui uno racconta le cose fa sì che poi si finisca nelle statistiche – mio figlio rientra nelle statistiche e questo non mi piace”.

L’intervistatrice le chiede: “La prima frase dell’album è: Porterò dei fiori al cimitero della mia anima – è molto malinconica?”.

Adele risponde: “No, è molto drammatica!”

L’intervistatrice afferma: “Ma l’album va pian piano verso la luce”.

Adele: “Sì, è esattamente quello che volevo, era il processo con il quale cercavo di comprendere me stessa. Era come se, all’inizio, io fossi rinchiusa in una stanza da cui non si poteva uscire. Io dovevo veramente confrontarmi con i sentimenti negativi che avevo verso me stessa. Fare tutto questo travaglio e alla fine prendermi in giro nell’ultima canzone. C’è molta gioia a ritrovare se stessi”.

Le chiede ancora: “In un’intervista lei ha detto di sapere ciò che vuole e ciò che non vuole”

Adele afferma: “Io non voglio più ritrovarmi nella mia vita in uno scenario – non semplicemente quello amoroso - in cui mi senta a disagio. Io non voglio più dire “sì” a qualcosa perché mi si dice: “Non lo puoi rifiutare”. È qualcosa che ora io non faccio più. In quanto donna di 33 anni, io ho meritato questo diritto, di non fare più cose in cui mi senta a disagio”.

L’intervistatrice le domanda: “Se le dico che è una donna “decisa”, cosa risponde?”

Adele: “Rispondo: “Grande! Bene!”. Lavoro duramente per essere così. Io preferisco essere una donna decisa che essere una donna che non pensa a sé. Le persone pensano che sia un complimento dire che qualcuno non pensa a sé, ma, in realtà, “Tu non pensi a te, tu non fai di te una priorità” non sono complimenti. Io penso che essere una donna che prende decisioni aiuta gli altri a prendere in mano se stessi e decidersi”.

L’intervistatrice ancora: “Lei pensa che una donna possa avere tutto, carriera, vita amorosa, una famiglia, essere una buona madre, o bisogna fare dei sacrifici?”

Adele risponde: “Io penso che si possa avere tutto, bisogna trovare un buon equilibrio”.

Poi corregge: “Ma talvolta può essere che questo divida il cuore. Può darsi che qualcosa sia necessario lasciarlo cadere. Per poi riprenderlo di nuovo”.

Certo per lei prioritario è essere madre: “Non so se tornerò stabilmente a Londra. Ora devo fare quella che mi sembra la cosa migliore, pensando principalmente a mio figlio che fa la scuola a Los Angeles”.

Ancora Adele: “Io voglio continuare a vivere una vita normale, con gente normale, questo è molto importante per me. Molti dei miei amici sono famosi, è vero, ma è la vita di mio figlio che guida la mia. Avevo amici famosi anche a Londra. Ho un gruppo di amici formidabili, sono fiera dei miei amici”.

Quando le si domanda delle accuse che ha ricevuto nell’aver modificato la sua linea, risponde: “Io non sento il bisogno di spiegare, perché non debbo rendere ragione del mio corpo: perché è così, così sento. Trovo incredibile che la gente sia ossessionata dal corpo degli altri. Questa ossessione del corpo forse dura dalla notte dei tempi, ma io parlo del mio corpo dal mio primo album”.

Quando l’intervistatrice le chiede: “È fiera del cammin percorso da quando aveva 19 anni?”, Adele risponde: “Sì. Non rifarei tutto nella stessa maniera, ma sono fiera del cammino fatto, sono fiera di me”.

Ancora le viene chiesto: “L’amore è un gioco dove si vince o dove si prede?” E lei: “Magari lo sapessi!”

Anche il suo aspetto è cambiato nel tempo: “Io amo come ci si vestiva negli anni ’70, le labbra rosse, i capelli a chignon, cerco solo un nuovo modo di vestirmi. Sento di essermi evoluta nei vestiti che porto”.

L’autenticità che si respira nelle canzoni e del suo modo di stare sul palco, esce rafforzata da questa intervista. Adele nasconde la sua privacy: come è giusto, non si lascia fotografare con suo figlio o con i suoi affetti, ma poi sa parlare di sé, eccome.

Che differenza da cantanti italiani di ben altro livello che si mettono in piazza a ogni piè sospinto, investendo sulla propria immagine per guadagnare.

Ma che differenza anche dall’apparenza di cui tutti siamo circondati e di cui anche ci circondiamo. Ma, oltre l’apparenza, c’è chi prova ad essere autentico. E questo ci interessa.

Io, comunque, le voglio bene.

N.B. Nelle esecuzioni live della magnifica When We Were Young, Adele fa proiettare foto della sua famiglia quando era bambina: anche questa una canzone “autentica”.