1/ Sulla gratitudine (e quindi sulla fine di un anno). Appunti da Achile Tronconi, di Andrea Lonardo 2/ Appunti su di un anno particolare, di Andrea Lonardo
1/ Sulla gratitudine (e, quindi, sulla fine di un anno). Appunti da Achile Tronconi, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti, cfr. la sezione Educazione.
Il Centro culturale Gli scritti (31/12/2021)
Gli appunti sulla gratitudine da una catechesi di don Achille Tronconi a Noli sono, forse, il primissimo ricordo scritto dell’incontro con lui, nella mia prima visita a Noli per conoscerlo.
Sono all’inizio del quaderno che raccoglie gli appunti sulle sue meditazioni.
Così scrivevo, ascoltandolo, in una catechesi articolata in tre punti:
1/ Ci è difficile ringraziare. Perché pensiamo sempre a ciò che non abbiamo. A ciò che hanno gli altri, sempre.
2/ Ringraziamo per le cose non importanti – perché in fondo pensiamo che ci facciamo da soli!!!
Anche le pubblicità dicono: “Per l’uomo che non deve ringraziare, mai!”:
Ringraziamo per qualche piccola cosa.
Invece è decisivo capire che non siamo causa di noi stessi. Tutto il nostro bene viene da Dio, da noi il peccato.
È ancora una volta la riflessione sul bambino viziato (per comprendere questa terminologia cfr. oggi Appunti sul bambino viziato, utilizzati negli anni '90 con i giovani della parrocchia di Santa Chiara, su ispirazione del gruppo di Noli).
Il bambino viziato pensa che si fa da solo.
Per questo tu non sorridi mai, o, se sorridi, è una smorfia.
Quanto è diverso il sorriso di chi sa di aver ricevuto.
Invece pensiamo che l’importante è bastare a se stessi. E diciamo: “Quello si è fatto da solo”.
3/ Invece parliamo male delle persone. Quanto è difficile riconoscere che, invece, siamo circondato da tanto amore. Che tanti amici ci vogliono bene, tanti affetti, tanto amore riceviamo nella chiesa.
Il bambino viziato dice sempre che è poco amato.
Il bambino viziato non riconosce l’amore che ha ricevuto e che riceve.
Io, don Andrea, oggi aggiungo che se anche Dio ci avesse dato molto meno di ciò che abbiamo, sarebbe sufficiente per essere felici. Il bambino viziato si lamenta sempre di non aver ricevuto abbastanza attenzioni. Invece l’uomo maturo non solo sa di avere ciò che gli è sufficiente, ma sa di avere molto più di ciò che è necessario per essere felice, per credere, per affidarsi. Lo ricorda il celebre canto pasquale ebraico Dajenu (Ci sarebbe bastato), riattualizzato come canto dal cammino neocatecumenale: se anche Do non ci avesse dato questo e questo e questo, ciò che già ci aveva dato ci sarebbe bastato.
2/ Appunti su di un anno particolare, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti, cfr. la sezione Educazione.
Il Centro culturale Gli scritti (31/12/2021)
Trovo stucchevole l’insistenza sul fatto che il virus obblighi tutti a ripensarsi e ripensare anche ai “modelli” di comunità cristiana, quando poi si continua ad insistere sul fare le cose, come se non ci fosse alcun problema.
Prendere sul serio il virus che obbliga a vivere più isolati, vuol dire capire che è un vero richiamo a saper stare da soli, a meditare, a fermarsi in silenzio.
Ricordo una superiora delle salesiane anziana che mi raccontava di quando il comunismo nell’allora Cecoslovacchia sciolse i conventi e obbligò tutte le suore a togliere l’abito e a tornare a vivere nelle loro case, senza poter fare vita comune. Quella superiora mi raccontava che, spinta dalla Spirito, decise di far studiare ogni suora, in maniera che si specializzasse in una nuova materia, in attesa di tempi migliori.
Alla fine del comunismo si trovò con suore che erano molto più preparate di prima. Aveva approfittato di quel tempo così difficile, chiedendo di viverlo in maniera diversa.
Il virus obbliga a leggere. Ogni cristiano deve leggere qualche libro, ogni diocesi deve chiedere ai suoi preti e ai suoi catechisti di leggere, ogni catechista deve chiedere ai bambini e ai genitori di leggere qualcosa, ogni pastorale universitaria deve chiedere di leggere.
Cosa vuol dire altrimenti rendersi conto che il virus ha cambiato la vita delle persone e bisogna aiutarle a vivere questo momento e non un altro?
Lo stesso per i viaggi: non ha senso recarsi nelle città meta di grande turismo con il rischio di file chilometriche e di contagi. Si deve andare in piccoli paesi, a vedere chiese e capolavori trascurati. Bisogna andare dove c’è meno gente.
Così per le forme di riunione o di dialogo. Si tratta di chiedere alle persone di incontrarsi in piccoli gruppi o di incoraggiarle a camminare parlandosi da cuore e a cuore. Chi sogna con il virus grandi eventi e adunate, inganna.
Il virus fa stringere ancora di più intorno all'eucarestia, l'unico vero pasto comune che è concesso oggi a tutti, facendo riscoprire la forza sacramentale della liturgia.
Quale richiamo è poi il tempo del virus per la preghiera e per la vita spirituale.
Quale occasione per accompagnare la famiglia con piccole proposte da vivere in casa, riscoprendo le antiche tradizioni.
Quale occasione per imparare a cucinare, per riordinare casa, per vedere insieme le vecchie foto con i bambini.
Ma abbiamo preso sul serio questo tempo, oppure aspettiamo solo che passi?