Del mangiare e del dormire, i due fatti capitali della nostra vita, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Vita ed Educazione.
Il Centro culturale Gli scritti (26/12/2021)
1/ Del mangiare
Una delle domande più interessanti, una delle questioni filosofiche e spirituali – perché lo spirituale è corporeo! – più decisive, è perché si debba mangiare.
Il cibo impegna la nostra vita in maniera assoluta. Colazione, pranzo, cena, più le merende e gli spuntini e ancora il cucinare e il pulire i piatti, una questione anche quantitativamente esorbitante.
La domanda è anche teologica: perché Dio avrebbe creato l’uomo con tali caratteristiche, perché non si mangia solo raramente, ma la questione del nutrimento è più che quotidiana, assorbe ogni ora del giorno?
La risposta è di una bellezza e verità incredibili: il cibo ci ricorda che noi siamo creati ad ogni cornetto, ad ogni cappuccino, ad ogni carbonara e amatriciana, ad ogni insalata e bistecca!
L’uomo non è creato solo al momento della nascita. Egli riceve il suo corpo ad ogni pranzo. Egli si riceve. Egli riceve se stesso dal cibo. Egli riceve vita dalla natura.
Per questo la vita è perenne ringraziamento. Nessuno ha la vita in maniera stabile, ma la riceve ora per ora.
Il cibo è la contestazione di ogni autoreferenzialità. Noi siamo fatti ogni giorno e non ci facciamo da soli, ma dobbiamo mangiare.
È necessario un sacrificio del creato[1] perché noi possiamo vivere. Se non aggiungessimo “terra”[2], carne, insalata, grano, zuccheri, alla nostra vita, momento per momento, non potremmo fare nessuna delle cose che amiamo[3].
Noi siamo il nostro cibo. Noi siamo un dono della terra che ci sostenta. Noi siamo creati e donati, istante per istante. Noi riceviamo noi stessi.
2/ Del dormire
Se il mangiare dona la vita, il dormire sottrae al corpo le tensioni accumulate e placa le emozioni che opprimono.
Il mangiare è aggiuntivo, il dormire è sottrattivo.
Man mano che trascorrono le ore del giorno, emozioni su emozioni si accumulano fino a diventare opprimenti. Ora dopo ora, un peso grava sulla mente e sul cuore. I problemi si aggiungono l’uno all’altro e le preoccupazioni nostre o per la vita di altri bussano alla soglia delle nostre attenzioni.
Dopo il sonno nessuna delle questioni aperte è stata chiusa. I problemi sono gli stessi del giorno precedente. Ma li guardiamo senza più il “peso” delle emozioni che si erano accumulate il giorno precedente. Le preoccupazioni sono lì, come per la prima volta dinanzi a noi e le affrontiamo con uno spirito diverso. Il sonno libera le spalle dal giogo.
Il sonno sottrae, semplifica. Il dormire è come se ricreasse, riportando indietro al nostro primo incontro con un determinato problema, come se togliesse l’accumulo delle tensioni che si sono attaccate a quel problema.
Senza il dormire non potremmo vivere. Le ore del sonno operano come un reset che riporta le cose alla loro giusta dimensione, sottraendo loro quel sovraccarico che altrimenti le avrebbe rese invivibili.
Note al testo
[1] Su tale questione decisiva, cfr. Esiste un problema del cibo: ed è decidere se la vita merita un sacrificio o vivere è un peccato. Breve nota di Andrea Lonardo.
[2] Sul significato del termine “Adamo”, “terrone”, in Genesi, cfr. Presentare Genesi 1 e 2: Adamo, Eva e la creazione del mondo nell’annuncio della fede e nella catechesi, di Andrea Lonardo.
[3] Ovviamente opposta è la risposta dell’estremo oriente: proprio perché si ritiene che l’uomo sia solo spirito, la via è l’astensione, è il digiuno, è la liberazione dalla corporeità, ma tutto ciò significa la dimenticanza della nostra perenne origine.