Domenica del libro. Una proposta dell'Ufficio per la cultura e l'università alle comunità cristiane
Vicariato di Roma
Ufficio per la Cultura e l’Università
Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria.
Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele,
quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’Infinito...
perché la lettura è un’immortalità all’indietro.
U. Eco
Far nascere un legame con una libreria ed organizzare una vendita di libri dinanzi alle porte della propria chiesa, nelle domeniche che precedono il Natale o in un’altra occasione dell’anno, per promuovere la lettura.
Non si vive per ammazzare il tempo, per lasciarlo passare, per riempirlo di passatemi e di divertimenti (dal latino divertere, cioè allontanarsi dalla vita). Si vive per entrare sempre più nella vita, per comprenderla, appassionarsi, amarla.
Di questa tensione fa parte anche la lettura, perché essa è una delle forme più alte di ascolto.
Chi scrive, scrive per comunicare la propria anima, il proprio cuore. Chi scrive aiuta chi legge a dialogare con altri a partire da ciò che ha scritto. Chi legge ascolta chi ha scritto e, leggendo, capisce meglio il proprio cuore, dinanzi ad una storia diversa dalla propria.
Il periodo di clausura dovuto al coronavirus ha spinto ancor più ad approfittare di quelle sere di silenzio per conoscere storie e vite tramite la lettura.
Tanti genitori hanno letto libri insieme ai loro bambini, tanti amici e fidanzati si sono scambiati le cose più belle che avevano letto e scritto, tanti anziani hanno invitato i giovani a leggere quei capolavori che avevano arricchito la loro vita e l’avevano aperta ad altre vite.
La Giornata del libro vuole ricordare che la fatica e la bellezza della lettura sono una chiave decisiva per diventare adulti. L'adulto è libero perché cerca e conosce, perché si confronta, perché ascolta.
Anche la fede scopre di essere fragile e immatura, poco adulta e instabile, senza approfondimento personale, senza amore alla Scrittura, senza la capacità di saper rispondere a chi ci chiede ragione della speranza che è in noi, senza il gusto di cogliere i frutti che il Vangelo ha generato nella storia degli uomini, è fragile e infantile.
Non è vero che si perde la fede perché si studia e si diventa colti. Si perde, invece, la fede perché non la si approfondisce e, mentre si cresce in tanti campi del sapere e delle professioni, la nostra fede resta bambina e senza radici.
Per questo l’Ufficio per la Cultura e l’Università della Diocesi di Roma invita le comunità cristiane ad iniziare un’amicizia con una libreria, organizzando una vendita di libri dinanzi alle porte della propria chiesa - nelle domeniche che precedono il Natale o in un’altra occasione dell’anno.
Per tale evento è bene che la comunità stessa proponga quei testi che ritiene più interessanti e importanti per il proprio cammino, quelle letture che sono basilari perché classiche, cioè verificate dal tempo e dall’esperienza degli uomini, così come quei libri e quegli autori che aiutano ad ascoltare il tempo presente e immaginare il futuro. Fondamentale sarà anche suggerire testi adatti a genitori e figli, che possono essere letti dagli adulti ai bambini.
Buona lettura!