Raffaello. Roma al cuore del Rinascimento
Il video su Raffaello dell'Ufficio per la cultura e l'università
1/ La riscoperta dell’antico nella Stanza della Segnatura
1508, Giulio II chiama insieme Michelangelo, di 7 anni più vecchio, e Raffaello
Quante volte si saranno incontrati insieme
Raffaello respirerà l’aria michelangiolesca, come è evidente dal progetti Isaia di Sant’Agostino
Raffaello è, lì, un discepolo di Michelangelo
Raffaello a Roma al cuore del Rinascimento
Raffaello ha 25 anni
Michelangelo ha 32-33 anni
Le stanze possono essere presentate nella loro sequenza di utilizzo
Salone di ricevimento – Stanza di Costantino (e prima di esso le Logge, dove è la Segreteria di stato)
Salone per gli incontri con le rappresentanze (Stanza di Eliodoro)
Sala – biblioteca (biblioteca personale di Giulio II) – Stanza della Segnatura
Sala da letto, sala strettamente personale, con annessa cappella – Stanza dell’Incendio di Borgo
Possono anche essere presentate nella sequenza cronologica
Stanza della Segnatura
Stanza di Eliodoro
Stanza dell’Incendio di Borgo
Salone di Costantino
Per una visione unitaria della Stanza della Segnatura
Cfr. su questo Le Stanze di Raffaello (Musei Vaticani), di Andrea Lonardo. Un’introduzione per la visita
Nel linguaggio della teologia il vero, il bello ed il buono vengono chiamati i tre trascendentali, poiché verità, bellezza e bontà sono proprie di Dio e trascendono tutto ciò che esiste, ma, insieme, tutto ne partecipa per grazia di Dio.
Nella parete di fondo si vede, così, la filosofia che cerca la verità ed avanza verso la teologia, che accoglie la verità della rivelazione divina.
In questa raffigurazione profondamente unitaria la verità razionale della filosofia e quella rivelata della teologia stanno l’una dinanzi all’altra in perenne dialogo.
A destra, invece, è la bellezza, che si manifesta in tutte le espressioni dell’arte.
A sinistra sta il bene, che esprime l’esigenza di giustizia insita nell’uomo.
Più in dettaglio questa visione assolutamente unitaria di una verità che è anche bella e buona (o di una bellezza che è anche vera e buona o di una bontà che è bella e vera!), si scompone nelle quattro discipline che vengono rappresentate nella volta, sopra ognuno dei singoli affreschi, la Teologia come una donna con un libro in mano (con la scritta Divinarum rerum notitia, cioè Conoscenza/annunzio delle realtà divine), la Filosofia come una donna matura con due libri, uno di filosofia naturale e l’altro di filosofia morale (Causarum cognitio, cioè Conoscenza delle cause), la Giustizia come una donna con una bilancia ed una spada (Ius suum unicuique tribuit, cioè Dà a ciascuno la giustizia che gli è propria) e la Poesia come una giovane donna con una corona di alloro, un’arpa ed un libro (Numine afflatur, cioè Ispirata da un dio, citazione di Virgilio), che hanno, a loro volta, come immagini che le rappresentano immediatamente, il Primo moto, Adamo ed Eva, il Giudizio di Salomone ed, infine, Apollo e Marsia.
L’insieme è estremamente armonioso, non solo per la maestria pittorica di Raffaello, ma perché la visione della vita che viene espressa è pienamente positiva. Si potrebbe dire che la Stanza della Segnatura respira di una visione antropologica dell’uomo assolutamente ottimistica. Siamo in pieno rinascimento è l’uomo è visto, in una prospettiva cristiana, come creatura armoniosa e serena.
È l’ideale della kalokagathia greca trasposto in una visione nuova. Non c’è niente di bello che non sia anche vero e niente di vero che non sia anche buono e bello!
La Scuola di Atene? (non di Atene, di tutta la filosofia e il pensiero dell’uomo!)
Nella Scuola di Atene al centro dell’architettura stanno le figure di Platone (con il volto di Leonardo, che abitò subito dopo al Belvedere, dal 1514 al 1516) e di Aristotele. Il gesto di Platone invita a guardare in alto a quel mondo delle “idee” che precede la realtà materiale e la informa, come egli sostiene nel Timeo, il libro che porta con sé.
Aristotele, invece, con la mano indica la realtà terrena e la sua consistenza ed ha in mano l’Etica, con la quale invita gli uomini all’azione giusta e saggia.
Dall’insieme quello che sembra doversi ricavare non è tanto una precisa posizione filosofica che Raffaello volle raffigurare, anche se questo non è da escludersi, quanto soprattutto l’idea che la ragione dell’uomo meriti sempre rispetto e che, in fondo, tutte le posizioni filosofiche meritino attenzione e debbano appartenere al bagaglio culturale del credente.
Appare immediatamente il contrasto con la prospettiva che sarà proposta, solo pochi anni dopo, da Lutero, che parlerà invece di una “ragione prostituta” che vuole sostituirsi alla fede.
Qui una grande simpatia sembra invece abbracciare il pensiero dell’uomo, mescolando in una contemporaneità impossibile i grandi filosofi classici ed aggiungendovi qualcuno di quelli successivi e di ambiti culturali diversi, come Averroè.
Ma non si debbono dimenticare anche gli arconi di Bramante della nuova San Pietro rinascimentale
La disputa sull’eucarestia? No, Il trionfo dell’eucarestia (e della teologia)
L’affresco viene abitualmente chiamato, a partire dal Vasari, la Disputa del Sacramento, ma, in realtà, non si tratta, esattamente come nel caso della Scuola di Atene, di una rappresentazione conflittuale di posizioni, bensì dell’esaltazione della disciplina cui tutti i personaggi raffigurati hanno dedicato la vita.
Dinanzi all’esaltazione della filosofia sta l’esaltazione della fede – e, con essa, dell’eucarestia e della teologia che di essa si occupa.
È facile cogliere, innanzitutto, un’evidente linea verticale che attraversa l’affresco: si discende dal Padre, al Figlio, allo Spirito ed, infine, all’eucarestia: la Trinità appare così nell’affresco non semplicemente come una realtà del cielo, bensì anche come presente nella storia umana nel segno del sacramento.
Dio è innanzitutto lì, nell’eucarestia, e non semplicemente dappertutto. L’ostensorio che mostra il sacramento è così come il centro focale dell’intera composizione, dove il cielo e la terra si toccano.
Due figure a fianco dell’altare sembrano avere la stessa funzione di Platone ed Aristotele della Scuola di Atene. Una invita a guardare in alto, al Cristo che mostra le sue piaghe, l’altra addita l’eucarestia che è lì, a dire la relazione che esiste tra il sacramento ed il Cristo stesso.
Scendendo al livello della chiesa terrestre, si può sottolineare innanzitutto la bellissima figura a destra che invita con lo sguardo ad addentrarsi nello “spettacolo”, così come era avvenuto per la Scuola di Atene.
Vicino all’altare con l’ostensorio stanno i quattro grandi dottori della chiesa occidentale, con i loro libri. A destra, vestito da pontefice, è Gregorio Magno con i tratti di Giulio II; ai suoi piedi stanno i Moralia in Iob.
Dopo di lui, più vicino all’eucarestia, è raffigurato Girolamo, traduttore delle Scritture, con la Biblia e le Epistolae.
Dall’altro lato, prima Agostino, che ha ai suoi piedi il De civitate Dei, e poi, al suo fianco, Sant’Ambrogio.
Il Parnaso con Apollo e le 9 muse, la bellezza
C’è un rapporto fra il bello e il vero
Nell’affresco di destra è invece rappresentato il monte Parnaso, con al centro Apollo /Orfeo che suona la lira. Apollo è circondato dalle muse: a destra Calliope, Talia, Clio ed Euterpe, a sinistra Erato, Polimnia, Melpomene, Tersicore ed Urania, a rappresentare tutte le arti. Dal monte sgorga una fonte che è la fonte Castalia, rappresentazione dell’ispirazione artistica. L’insieme rappresenta così le diverse arti che manifestano tutte insieme il valore della bellezza.
Alla destra di Apollo sta il cieco Omero con a lato Dante che guarda Virgilio (il viso di Omero ha i tratti del Laocoonte) e, vicino, Stazio. Un giovane, probabilmente Ennio, è pronto a scrivere.
Anche se l’identificazione delle figure non è certa, chiaro è il significato dell’insieme che vuole esaltare i letterati dell’antichità classica e delle età recenti, immaginando il dialogo vivo che congiunge gli antichi ai moderni rendendo capaci questi ultimi di far rivivere l’arte dei loro maestri.
Che differenza da una mera considerazione filologica del mondo classico.
Cfr. gli studi della prof.ssa della Normale di Pisa Lina Bolzoni: Scienze e sapienza: l’Università come convito. Dialogare con gli antichi come vincere la noia, dimenticare ogni affanno e non essere più sbigottiti dalla morte, di Lina Bolzoni, ome gli studi di Zoja e di Recalcati su Omero
La consegna delle Pandette e delle Decretali
Una finestra separa figurativamente i due ambiti del diritto, la codificazione appunto del giusto: il diritto civile, a sinistra, ed il diritto canonico, a destra.
Più precisamente sono raffigurati a sinistra Treboniano che consegna a Giustiniano la legge civile (le Pandette) ed a destra Gregorio IX che riceve da Raimondo di Peñafort ed approva le Decretali – Gregorio IX è Giulio II che ha vicino i cardinali Giovanni de’ Medici (il futuro Leone X), Alessandro Farnese (il futuro Paolo III) e Antonio del Monte.
È da sottolineare l’immediata percezione che la chiesa del tempo aveva – avendola ereditata dalla chiesa medioevale – della differenza fra la legge della chiesa e quella dello stato che non si identificano mai, pur avendo relazione.
Nella lunetta sono raffigurate le virtù. Se la virtù cardinale della Giustizia appare nei due affreschi più grandi, quelli della consegna della legge, nella lunetta compaiono le altre tre virtù cardinali: la Forza con un ramo di rovere (allusione anche allo stemma di Giulio II), la Prudenza bifronte che tutto scruta con lo specchio e la Temperanza che regge le redini.
Le tre virtù teologali sono invece rappresentate dagli amorini: la Fede indica il cielo, la Speranza ha una fiaccola, la Carità scuote la quercia per farne cadere in cibo le ghiande.
Si può confrontare la Stanza della Segnatura con le tre opere che Gustav Klimt dipinse per l’Aula Magna di Vienna
Cfr. Gustav Klimt: “Il mio regno non è di questo mondo”. Un oro che inganna e la ricerca di un “bacio” metafisico, perché quello umano è troppo deludente, di Andrea Lonardo
Diritto, Filosofia e Medicina
Medicina a fianco dei morti nei secoli
Verità della filosofia dinanzi ad una sfinge, non si capisce la verità
Diritto, uomo ingiustamente condannato
In Raffaello, invece, l’uomo capisce la verità
Scoperta di 2 immagini di mano di Raffaello nel Salone di Costantino, olio su muro, Comitas e Iustitia
2/ L’antico nelle Sibille di Raffaello
I Banchi Chigi erano in largo dei Banchi
Raffaello viveva dove è ora via della Conciliazione, in piazza Scossacavalli, vicino alla chiesa - scomparsa anch’essa - di San Giacomo
1514 Le Sibille in Santa Maria della Pace per la Cappella Chigi
Il filosofo greco Eraclide Pontico individuò tre differenti Sibille: la Sibilla Marpessa o Ellespontica, la Sibilla Delfica e la Sibilla Eritrea.
In età romana l'antiquario Varrone ne individuò 10: la Sibilla Persica, la Libica, la Delfica, la Cimmeria, l'Eritrea, la Samia, la Cumana, l'Ellespontica, la Frigia e la Tiburtina.
Filippo Barbieri nel 1481 ne aggiunse due, l'Agrippea e l'Europea.
Ognuna in dialogo con un angelo (cultura classica-cristianesimo in dialogo)
Non profetesse, non apostoli
Ispirate da un angelo, ispirazione divina, con testi in greco
Anastasis ton nekron
Sibilla cumana con Iam nova progenies
Belle, più che in Michelangelo
Così scrive, in maniera scopertamente ideologica, Forcellino nel suo ultimo volume su Raffaello (cfr. su questo Per Forcellino Raffaello è l’artista “più inutilizzabile dalla modernità”, ma un’interpretazione che ne esalti la sensualità lo rende invece “l’espressione più forte e trasgressiva della modernità”. Dell’uso ideologico della storia e dell’arte, di Andrea Lonardo):
«È soprattutto un approccio laico alla storia del Rinascimento e alla storia dell’arte che riserva le maggiori sorprese quando si ripercorre con occhi nuovi la biografia dell’artista. Un approccio che non presuppone più come condizione necessaria della creatività e della perfezione la motivazione spirituale o filosofica, ma si limita a registrare la forza potentissima di un eros felice e di una vita pienamente appagata, radici della creatività di uno dei massimi artisti di tutti tempi. […]
In questo modo, proprio l’artista che sembrava inutilizzabile per la modernità, perché privo di tormento e inquietudine, diventa l’espressione più forte e trasgressiva della modernità, perché mette al centro della nostra osservazione il prodotto di una vita che supera ogni conflitto, che ricompone ogni tensione culturale, sociale ed erotica, che approda a una grazia naturale senza necessariamente presupporre l’ispirazione divina, e tutto grazie alla felicità del proprio appagamento sensuale».
Raffaello ha sempre “turbato” la modernità, proprio perché essa cerca ossessivamente il marcio, lo sporco, la propaganda e l’utilizzo a scopi di potere dell’arte. Infatti, la modernità, come ha ben scritto Ricoeur, è stata abituata dai maestri del sospetto - Marx, Freud e Nietzsche – a “sospettare” di ogni espressione culturale, di ogni bellezza, di ogni verità, poiché dietro le apparenze si celerebbe sempre o una forma di lotta per il potere economico (Marx), oppure una trasposizione di conflitti sessuali (Freud), o ancora il tentativo di mascherare il nihilismo (Nietzsche) che sarebbe invece la verità del mondo.
Raffaello, invece, piace alle persone semplici che amano porre le sue Madonne nelle camere da letto o nelle sale da pranzo, proprio perché artista di una bellezza trionfante e rasserenante.
Cfr. su questo Raffaello e la divina armonia. Una finestra aperta sul rinascimento, di Marco Bona Castellotti.
Cfr. Angeli della Madonna Sistina ora a Dresda
Questa è la grande questione: la bellezza!
3/ L’arte di Raffaello su commissione di Agostino Chigi e l’antico
Legame fino alla morte
Il dramma della morte improvvisa
1520, il venerdì santo
4 giorni dopo, la morte di Agostino Chigi il lunedì dopo Pasqua
Nel Testamento, sepoltura al Pantheon
Acquisto di due case unite
Cfr. volume di Anna Lisa Genovese, la tomba del divino Raffaello, Gangemi
Cfr. Palazzina Raffaello Sanzio. Le “due case unite” che Raffaello acquistò per assicurarsi una messa di intercessione perpetua a settimana in suffragio della propria anima (via dei Coronari 124 e via di Panico 68)
Via dei Coronari 124-125 due case unite
Via di Panico 68
Baldassarre Castiglione: non vi è più il mio povereto Raffaello
Leone X ismisurato dolore
Trasfigurazione
La critica moderna ha confermato il racconto del Vasari che, indicando la Trasfigurazione come ultima opera di Raffaello, aveva scritto: “Di sua mano, continuamente lavorando, (la) ridusse ad ultima perfezzione”. L’opera era stata commissionata a Raffaello nel 1517 per la cattedrale di Narbona, dal card. Giulio de’ Medici. Contestualmente era stata commissionata a Sebastiano del Piombo la Resurrezione di Lazzaro, per la stessa cattedrale.
I soldi giunsero a Giulio Romano in qualità di erede di Raffaello e non di suo collaboratore, come è espressamente dichiarato nei due documenti.
Non si vuole escludere la presenza di aiuti, in particolare nella parte inferiore dell’opera, ma confermare che è da attribuire interamente a Raffaello l’originalissima presentazione nella stessa tavola della Trasfigurazione in alto e della scena della dell’ossesso in basso
Mc 9,2 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 6Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». 8E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. 10Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
11E lo interrogavano: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». 12Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. 13Io però vi dico che Elia è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto, come sta scritto di lui».
14E arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. 15E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. 16Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». 17E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. 18Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». 19Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». 20E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. 21Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; 22anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». 23Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». 24Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». 25Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». 26Gridando e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». 27Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.
Villa Farnesina, in realtà Villa Chigi di Baldassarre Peruzzi (suo il portico e la struttura tutta)
Grande imprenditore, genio della finanza, uno degli uomini più ricchi di Europa, una sua banca, aveva l’appalto dell’allume a Tolfa per la tintura dei tessuti, villa per il riposo intellettuale
Prima l’Affresco della Galatea
Sgamellotti con le analisi da lui dirette ha provato che l’azzurro utilizzato è il blu egizio (si era persa la tradizione): ricreare i pigmenti dalla ricetta del De architectura di Vitruvio
Poi la Loggia:
Giovanni da Udine, specie appena giunte dalle Americhe (scherzando, non dimentichiamo l’origine del pomodoro e delle patate!)
Per il matrimonio con Francesca Ordeaschi
Amore e Psiche, tratta da Le metamorfosi di Apuleio, in quella che verrà in seguito denominata Loggia di Amore e Psiche
C’è il tema della gelosia, di Venere gelosa di una ragazza terrestre che è bella
Venere vuole che Amore trafigga Psiche perché si innamori di un uomo brutto
Amore è un dio, Psiche è una terrestre
Amore colpisce il proprio piede e si innamora di Psiche
Chiede alle tre Grazie di proteggere Psiche
Venere va da Giunone e Cerere a protestare
Venere sale su di un cocchio guidato da 4 colombe per protestare da giovedì
Venere giunge da Giove: se la catturate io darò 7 baci a chi ha preso Psiche
Mercurio inviato a dare l’annuncio
4 prove per Psiche, la IV prova è prendere il calice dell’ambrosia da Proserpina, per amare bisogna superare delle prove
Presenta a Venere il vaso preso da Proserpina e Venere si deve arrendere
Amore chiede a Giove che Psiche sia accolta nell’immortalità
Mercurio la fa salire al banchetto degli dei
Concilio degli dei, Giove decide e Mercurio dà la coppa dell’immortalità a Psiche
Celebrazione delle nozze con Venere che danza
Al centro lo stemma di Giulio II, Chigi banchiere prima di Alessandro VI e poi di Giulio II, poi di Leone X che celebrò il matrimonio, certamente alla presenza di Raffaello!
Video con spiegazione della Loggia
Attraverso alcune prove Psiche riesce a diventare eterna
L’amore può vincere la morte? (lei forse avvelenata prima di essere sepolta nella Cappella Chigi di Santa Maria del Popolo, dove sono il Giona ed Elia (e Daniele e Abacuc di Bernini)