Vedo un film in ufficio al computer su YouTube e, a casa, un diverso computer personale riapre il film allo stesso secondo in cui l’avevo interrotto in ufficio. Di una dimensione dittatoriale del mondo moderno solo apparentemente rispettoso della privacy e della democrazia che è legata al rispetto della dimensione personale, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti, cfr. la sezione .
Il Centro culturale Gli scritti (7/11/2021)
In ufficio, inizio a vedere una bellissima riduzione televisiva dell’Idiota di Dostoevskij, ad opera di un giovanissimo Giorgio Albertazzi del 1959, per preparare una delle serate dal titolo In ascolto dei maestri.
Ad un certo punto sono obbligato a staccare e non termino la visione.
La sera, a casa, cerco nuovamente il video su YouTube e – resto impietrito – il video si riapre sul diverso computer casalingo, esattamente al secondo in cui l’avevo chiuso in ufficio, a chilometri e ore di distanza.
Tutti sappiamo che ciò che facciamo è registrato e memorizzato: ma, ogni volta che lo tocchiamo con mano, ci sciocca.
La rete – in questo caso uno specifico social, YouTube – sa che il computer dell’ufficio e quello di casa sono entrambi utilizzati da me medesimo. Nessuno ha autorizzato direttamente la rete a collegare i miei diversi terminali, ma questo è implicito nell’accettazione delle regole che ad ogni piè sospinto ci viene chiesta.
Il marchingegno informatico che fa sì che a casa si riapra il video al medesimo secondo è ovviamente anonimo e non c’è una persona concreta che spia ciò che io vedo. Ma, certo, un qualsiasi addetto di YouTube che sapesse smanettare, potrebbe in un istante venire in possesso dei dati dei miei diversi terminali, dato che il meccanismo li registra e li mantiene a distanza di luoghi e di tempi.
Ciò vuol dire che la privacy è lettera morta, al di là delle apparenze e delle continue declamazioni del principio che tutti tengono alla nostra privacy. Ma – attenzione! – la fine della protezione della persona è l’inizio della fine della libertà e della democrazia.
La persona e la sua inviolabilità sono la chiave della democrazia, e la dimensione personale della persona è stabilmente violata.
Lo sappiamo, ma continuiamo a parlare di democrazia, come se niente fosse.
Benvenuti nella distopia, in atto ormai da anni.