Ti voglio bene, anche perché sarai la madre dei miei figli. Ti voglio bene anche perché sarai il padre dei miei figli. Breve nota di Andrea Lonardo sullo stato odierno della sessualità e del genere
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti, cfr. la sezione Educazione all’affettività.
Il Centro culturale Gli scritti (1/11/2021)
Pochi si accorgono che la riduzione dell’altro ad oggetto sessuale, chiamato solo a compensare i miei bisogni, è dovuto anche alla scomparsa dell’orizzonte del diventare padri e madri e alla dimenticanza della bellrzza di tale prospettiva.
Si noti bene, non si deve attribuire la riduzione a oggetto dell’altro e dell’altra esclusivamente a questo. Ma certo anche a questo.
Quando si elimina a priori dall’orizzonte il futuro, la riduzione dell’altro a oggetto non ha più limiti, perché si esclude ciò che avviene concretamente nella relazione, si esclude la generazione di bambini che ovviamente avverrà, si esclude l’invecchiare delle persone e così via.
Certo è che del futuro fa parte certamente la generazione e proprio la generazione è un elemento che impedisce di rendere oggetto l’altro nella coppia, poiché ognuno dei due sa che essere padri e madri insieme è un servire libero, è un progetto comune per il quale entrambi pongono in atto le loro risorse più creative e libere, la loro pazienza e la loro creatività per coloro che nasceranno.
Pensare la relazione solo in termine di presente, escludendo a priori maternità e paternità, ha contribuito in maniera grave ad avere come conseguenza concreta la riduzione del femminile e del maschile a oggetto.
Quando invece ci si abitua a guardare alla bellezza interiore della dinamica che porterà negli anni alla generazione, ecco che lo sguardo sull’altro e sulla relazione stessa cambia.
Nasce il “noi” che fonda un compito comune, un servizio comune, dove nessuno si impossessa dell’altro, perché i due hanno una missione comune.
Tale missione approfondisce anche l’idea di bellezza femminile e maschile, non più una bellezza astratta od esteriore, ma una bellezza di dono, di creatività, di impegno comune.
Ti voglio bene, non perché vedo esclusivamente il tuo corpo, ma perché avremo una missioen comune, generare ed educare dei figli insieme.
“Sarai la madre dei miei figli”. “Sarai il padre dei miei figli”. Non per rinchiudere l’altro in ruolo, ma anzi per scoprire una missione comune! Saremo i genitori dei nostri figli”, cioè ci immaginiamo in un compito comune, in un futuro, in un amore alla vita che ci accomuna.