In ritardo con i tempi? Mai al passo con i tempi, per fare poi retromarcia decenni dopo? La Chiesa e i tempi, breve nota, di Giovanni Amico
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Storia e filosofia e Carità, giustizia e politica.
Il Centro culturale Gli scritti (1/12/2021)
È abituale ascoltare giudizi come: “La Chiesa non è stata al passo con i tempi, quando è sorta la questione operaia”. Oppure “La Chiesa non è stata al passo con i tempi, quando si è posta la questione femminile”. “La Chiesa non ha compreso la rivoluzione francese”. E così via.
Eppure, per questioni diverse, si potrebbe dire esattamente il contrario: “Il mondo laico non ha compreso il rischio del leninismo e dello stalinismo”. Solo la Chiesa ha precorso i tempi intuendo che determinate correnti politiche stavano portando allo sfacelo dell’Unione Sovietica, con i suoi milioni di morti e con la fine della democrazia.
Pochissimi intellettuali hanno fatto mea culpa, come è invece abituale nel mondo cattolico, e mai si è sentito un Gramsci o un Labriola o un Togliatti riconoscere i gravissimi errori dell’Unione Sovietica a cui si guardava invece allora quasi fosse il sole dell’avvenire, quasi fosse la libertà e la giustizia per il mondo intero.
Proprio la mancanza di ammissione delle gravi responsabilità per cui gran parte del mondo politico, culturale e universitario ha appoggiato le dittature comuniste, senza mai distaccarsene, fa sì che non ci si renda conto che la Chiesa era libera e adeguata con il suo giudizio già nell’ottocento e nei primi del novecento, mentre erano altri ad essere “in ritardo con i tempi” dinanzi a tale questione.
Si noti bene che con ciò non si intende dire che anche i cristiani non siano stati in ritardo con i tempi dinanzi ad alcune problematiche, ma il parallelo con ciò che avvenne dinanzi a tutto un mondo e ad un periodo, aiuta a situare bene la complessità del giudizio su profezia e ritardi.
In quel caso i cristiani furono avanti a tutti nei tempi, e altri indietro e – per di più – senza mai aver ammesso pienamente la propria complicità ancora oggi.
Dinanzi ad altre questioni – vedi l’illuminismo o il Risorgimento – il giudizio deve essere meno netto. Dinanzi al comunismo ci fu l’intuizione del gravissimo pericolo che altri non colsero. Dinanzi all’illuminismo e al Risorgimento ci furono certamente ritardi gravi.
Ma, al contempo, ci fu l’intuizione che quei mondi avevano delle derive materialiste, poiché intendevano demolire la sete di infinito che era nel cuore degli uomini.
La consapevolezza di tale questione fece trascurare da parte dei cattolici la positività di altre idee che erano veicolate insieme alla decisa scelta di un rifiuto della trascendenza. Si unirono insomma luci e ombre, valutazioni che furono in anticipo e ritardi gravi nello schierarsi per il bene che c’era.
Si pensi alla violenza che esercitò l’illuminismo con la chiusura di ordini religiosi e conventi e il sequestro nelle chiese delle opere d’arte più belle: questa intolleranza che la Chiesa denunciò perché la rivoluzione francese non fu pienamente liberale non scusa il mancato schierarsi della Chiesa a favore di una piena libertà degli uomini, delle nazioni e dei loro ordinamenti.