DI CHIARO E DI SCURO - CONTROSTORIA DEL CARAVAGGIO ROMANO, TESTI CANTATI E RECITATI

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 22 /10 /2021 - 19:46 pm | Permalink | Homepage
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Di Chiaro e di scuro. Controstoria di Caravaggio romano

  1. Blasetti: Borrono da Milano, Pescator che va cantando

Conversazione a tre: 

GIOVAN PIETRO BELLORI

Caravaggio – così egli già veniva da tutti, col nome della patria, chiamato – facevasi ogni giorno più noto per lo colorito ch’egli andava introducendo, non come prima dolce, e con poche tinte, ma tutto risentito di oscuri gagliardi, servendosi assai del nero per dare rilievo ai corpi.

GIOVANNI BAGLIONE

Non solo! S’inoltrò tanto in questo suo modo d’operare, che non faceva mai uscire all’aperto del sole alcuna delle sue figure, ma trovò una maniera di campìrle entro l’aria bruna d’una camera chiusa, pigliando un lume alto, che scendeva a piombo sopra la parte principale del corpo, e lasciando il rimanente in ombra, al fine di recar forza, con veemenza, di chiaro e di scuro.

GIULIO MANCINI

I pittori a Roma erano allora presi dalla novità, e particolarmente i giovani concorrevano a lui, e celebravano lui solo, come unico imitatore della natura, e come miracoli mirando le opere sue!

I poeti lo celebravano in versi:

Ammirate l’altissimo Pittore,

ch’a quanti pria ne furo passa avanti.

Stupisce il mondo, e viene a fargli honore

Con l’ingegni sublimi tutti quanti.

Felice secol nostro, in cui si vede

Quel che d’antica età si scrive, e crede.

GIOVAN PIETRO

Lo seguivano a gara, spogliando modelli e alzando lumi… (ride)

Senza più attendere a studio e insegnamenti, ciascuno trovava facilmente in piazza e per via il maestro e gli esempi nel copiare…”il naturale”!

GIULIO

Cedano a voi gl’antichi, et i più illustri

pittor del secol nostro, Angel Michele.

Fingha altri pur le cose, adombre, e lustri,

voi vive e vere le rendete.

GIOVANNI

L’Angel Michele” fu dannoso e mise sottosopra ogni ornamento e buon costume della pittura!

GIULIO

Solo i vecchi pittori rimanevano sbigottiti per questo novello studio di natura, né cessavano di sgridare Caravaggio e la sua maniera, dicendo ch’egli non sapeva uscire fuori dalle cantine, e ch’era povero d’invenzione e di disegno, senza decoro, senz’arte.

GIOVANNI

Quando vide la Cappella Contarelli, Federico Zuccari – mentre io ero presente – disse: «Che rumore è questo?». E sogghignando, voltò le spalle, e se ne andò con Dio!

GIOVAN PIETRO

Ma le accuse non rallentavano il volo della sua fama.

GIULIO

Giustamente! Togliendo ogni belletto, e vanità al colore, rinvigorì le tinte, e restituì ad esse il sangue, e l’incarnazione, ricordando ai pittori l’imitazione.

GIOVAN PIETRO

L’imitazione dei corpi volgari, senza bellezza…

GIOVANNI

Ciascuno si prese licenza, e ne seguì il dispregio delle cose belle e tolta ogni autorità all’antico.

GIOVAN PIETRO

...l’imitazione delle cose vili, ricercandosi le sozzure, e le deformità, come sogliono fare alcuni animosamente: se essi hanno a dipingere un’armatura, eleggono la più rugginosa, se un vaso, non lo fanno intero, ma sbeccato e rotto. Così nell’imitare li corpi si soffermano sopra le rughe, sopra i difetti della pelle, formano le dita nodose, le membra alterate da morbi.

GIULIO

Per tali modi il Caravaggio incontrò dispiaceri, essendogli tolti i quadri dagli altari, come il Transito della Madonna nella chiesa della Scala, rimosso per avervi troppo imitato una donna morta gonfia.

GIOVANNI

e con le gambe scoperte.

GIULIO

una meretrice sozza degli ortacci.

GIOVAN PIETRO

Tali modi acconsentivano al suo aspetto: egli era di color fosco, foschi gli occhi, nere le ciglia e i capelli.

GIOVANNI

E per soverchio ardimento dello spirito, fu “un poco” discolo. Nondimeno acquistò gran credito, e si pagavano più le sue teste che le altrui pitture. Tanto importa l’aura popolare, che non giudica con gli occhi, ma guarda con l’orecchie.

***

  1. Lonardo (Storie di San Matteo nella Cappella Contarelli)

***

  1. Blasetti: Kapsberger, Toccata arpeggiata

Borrelli: Sonetto di Marzio Milesi

Gia veggio il mio Christo, ch’a chiamare

e publicani venne, e peccatori,

come al primo apparir, sgombra e rischiara

la mente di Mattheo, ch’ingorda, e cieca

si stava al mondo in duri lacci avvolta,

e Giesù che risplende in guisa tale,

ch’a rimirarlo attraegl’occhi, e le menti

de risguardanti, e par beati renda

de mortali gli spiriti.

Intrepido te Santo, anchora ammiro,

ch’offrendo olocausto al tuo signore,

ecco d’impuro Regge a i detti presta,

stringe barbara man, ch’uccider brama,

per far d’empia e crudel morte, trofeo

d’eterna e immortal gloria, e ben l’addita

l’Angiol, che qui dal ciel discende umile

con vittoriosa insegna, per condurti

carcho d’anni e di meriti in paradiso.

***

  1. Lonardo (Introduzione al Miserere di Allegri):

***

  1. Coro Iride: Miserere di Allegri

***

  1. Lonardo (Madonna di Loreto):

***

  1. Blasetti: R. de Visée, Prélude

Sales: Lettera di Giovanni Magno

Molto illustre Signor mio osservandissimo,

si vide domenica passata il quadro del Caravaggio proposto dal signor Pietro Paolo Rubens.

Il pittore è de’ più famosi de quelli che abbino cose moderne in Roma, et questa tavola è tenuta delle meglio opere che abbia fatto.

Per essa, il signor Rubens si accordò per duecento ottanta scudi, essendosi fatto quanto si è potuto col padrone, perché si migliorasse de condizioni, ma egli non ha voluto sentir di perdere neppur un giulio del prezzo pagato. Il che attesta la qualità del quadro, perché non ha perso credito pur essendo ormai fuori dalle mani del pittore et rifiutato dalla chiesa alla quale era stato donato.

Finalmente il quadro comperato per Sua Altezza il duca di Mantova s’è ridotto a casa mia con molto stento, perché non si sapeva trovar la via di consegnarmelo: mi è stato necessario, per soddisfar l’università delli pittori, lasciarlo veder per tutta una settimana, essendovi concorsi molti et delli più famosi, con molta curiosità, attesochè era in molto grido questo quadro, ma quasi a nissuno si concedeva il vederlo…Et certo m’è stato di soddisfazione il lasciarlo godere a sazietà, perché è stato commendato di singolar arte, ma la prossima settimana si inviarà nella città di Mantova.

Di Vostra Signoria molto illustre

Prontissimo et obligatissimo servitore

Giovanni Magno, Ambasciatore di Sua Altezza Serenissima Vincenzo I Gonzaga, Duca di Mantova

***

  1. Lonardo (Morte della Vergine): ***

  1. Coro Iride: G. Carissimi, Plorate filli Jerusalem

***

  1. Lonardo (Madonna dei Parafrenieri):

***

  1. Blasetti: Capirola, Recercare VII

Panizza-Sales: Karel Van Mander in forma di dialogo

UOMO 1

Avviene che gli artefici delle nostre arti diventino talvolta sonnolenti, contentandosi in modo mediocre di lavorare in quelle opere che vengono richieste giornalmente, senza imporsi nessun sforzo di genialità o esaurirsi nello studio della ricerca della perfezione!

UOMO 2

E questo succede principalmente quando i principi, signori e potenti hanno le loro preoccupazioni rivolte ad altro che al fabbricare, dipingere e cose simili…

UOMO 1

in modo particolare a Roma, quando il pontefice non è amante dell’arte e non fa costruire e dipingere, e il suo esempio è seguito dai cardinali e altri signori.

UOMO 2

E allora i pittori italiani hanno poco da fare!

UOMO 1

Ma meno ancora i neerlandesi che non sanno regolarsi ed ai quali, come figli di Bacco, amanti del vino, non avendo né ordine, né risorse, sia affidano occasionalmente alcuni lavori.

UOMO 2

Immagini della Madonna o altri santi e sante, le quali debbono sempre essere fatte alla stessa maniera…

UOMO 1

Con ugual tratto…

UOMO 2

le facce con dati lineamenti per il naso e la bocca…

UOMO 1

le maniche con tante pieghe e crespe!

UOMO 2

Sempre l’identica cosa! E di quelle opere se fanno a dozzine….

UOMO 1

Quando invece il papa ed i principi sono ben disposti verso la nostra arte ed hanno diletto d’ornare palazzi, chiese ed altri edifici, e ricolmano qualche valente artista di laute ricompense e di regali…

UOMO 2

Allora gl’ingegni cominciano a svegliarsi, aprendo gli occhi a guardare più in là, mettendo ogni applicazione per giungere alla perfezione. Si apre una gara a chi corre più veloce, un fervore nuovo s’accende!

UOMO 1

L’invidia scarnita comincia di nascosto a muovere le sue nere ali e ciascuno cerca di fare del suo meglio per guadagnare l’agognato premio.

UOMO 2

Così avvenne anche a Roma! Quando il Cavalier d’Arpino fu talmente onorato per la virtù della sua arte, elevato nella prosperità e negli onori, molti cercarono d’imitarlo, d’essergli uguali o di oltrepassarlo. Perciò alcuni hanno meravigliosamente progredito e migliorato nell’arte. Fra questi ve n’è uno chiamato Carracci, il quale alloggia dall’illustre cardinale Farnese, dove egli ha eseguito diverse opere eccellenti.

UOMO 1

Opera a Roma anche un Michelangelo da Caravaggio, il quale fa delle cose meravigliose….

***

  1. Lonardo (Cappella Cerasi):

***

  1. TORRE- BLASETTI: S. Landi, Augellin

Augellin

Che'l tuo amor

Segui ogn'hor

Dal faggio al pin;

E spiegando i bei concenti

Vai temprando

Col tuo canto i miei lamenti.

Il mio Sol troppo fier,

Troppo altier,

Del mio gran duol

Clori amata, Clori bella,

M'odia ingrata

A' miei prieghi empia e rubella.

Non sia più

Cruda no, morirò

S'ella è qual fù;

Taci, taci, che già pia

Porge i baci,

Al mio labro l'alba mia.

Segui augel

Né sdegnar

Di formar

Canto novel;

Fuor del seno amorosetto

Mostra à pieno

La tua gioia, il mio diletto.

***

  1. Lonardo (Introduzione al processo relativo ai Sonetti ingiuriosi contro Baglione):

***

  1. Panizza-Borrelli: Processo

LETTORE 2

Dovete sapere che io fo professione di pittore et essercito questa professione qui in Roma da parecchi anni. Avendo io depinto un quadro della resurrezione di Nostro Signore per una cappella della chiesa del Gesù, dopo essersi scoperto detto quadro, li detti querelati, per invidia, perché loro pretendevano, dico detto Micalangelo pretendeva farlo lui, et detti Honorio Longo et Horatio suoi amici, sono andati sparlando del fatto mio, con dir male di me et biasimare l’opere mie, et in particolare hanno fatto alcuni versi in mio disonore et vituperio, et datili et dispensatili a più et diverse persone.

LETTORE 1

Gioan Bagaglia tu non sai un ah

le tue pitture sono pituresse

volo vedere con esse

che non guadagnarai

mai una patacca

che di cotanto panno

da farti un paro di bragesse

che ad ognun mostrarai

quel che fa la cacca

porta là adunque

i tuoi desegni e cartoni

che tu hai fatto a Andrea pizicarolo

o veramente forbetene il culo

o alla moglie di Mao turegli la potta

che con quel suo cazzon da mulo più non la fotte.

Perdonami dipintore se io non ti adulo

che della collana che tu porti indegno sei

et della pittura vituperio.

LETTORE 2

Io dò querela contro li soddetti et altri che c’havessero tenuto mano o in qualsivoglia modo ne fussero consapevoli et si trovassero colpevoli di questo fatto, dimandando che contro di loro si proceda come comporta la giustizia, perché li suddetti querelati sempre m’hanno perseguitato, sono stati miei emoli et m’hanno avuto invidia, vedendo che le mie opere sono in considerazione più che le loro.

LETTORE 1

Gian Coglion senza dubio dir si puole

quel che biasimar si mette altrui

che può cento anni esser mastro di lui.

Nella pittura intendo la mia prole

poi che pittor si vol chiamar colui

che non può star per macinar con lui.

I color non ha mastro nel numero

si sfaciatamente nominar si vole

si sa pur il proverbio che si dice

che chi lodar si vole si maledice.

***

  1. Lonardo (Introduzione allo spirito dell'Oratorio di San Filippo Neri)

***

  1. Coro Iride: G. Animuccia, Benedetto sia lo giorno

G. Animuccia, Benedetto sia lo giorno

Benedetto sia lo giorno,
amor che m'illuminaste,
or mi sento consumare
per lo don che mi donaste.
Ohimè Jesu, ohimè l'amor mi stringe ohimè!

O dolcissimo Signore
alzo prece et orazione,
sul mio capo penitente
dà la tua benedizione
Ohimè Jesu, ohimè l'amor mi stringe ohimè!

***

  1. TORRE- BLASETTI: E. de’ Cavalieri, Aria di Intelletto

Ogni cor ama il bene,

nessun vuol stare in pene:

quindi mille desiri,

quindi mille sospiri,

e riso insieme, e lutto

si sentono per tutto.

Ed io che 'l ben tant'amo,

dal cor profondo chiamo,

ahi chi potrar saziare

quelle mie voglie avare?

La ricchezza? No, no

che me saziar non po':

l'onor? Ma che mi dà,

se più bramar mi fa?

Piacer? Ma che mi giova,

se mi dà sete nova?

Una cosa io vorrei,

che sola può saziar gli affetti miei:

vorrei nel cor impresso

quel ben ch'ogn'altro ben chiude in sé stesso:

vorrei se tanto desiar mi lice,

essere in ciel con Dio sempre felice.

***

  1. Lonardo (Deposizione e sequestro da parte delle truppe rivoluzionarie):

***

  1. Sales: Direttorio a Napoleone

Cittadino generale,

il Direttorio esecutivo è convinto che per voi la gloria delle belle arti e quella dell'armata ai vostri ordini siano inscindibili.

L'Italia deve all'arte la maggior parte delle sue ricchezze e della sua fama; ma è venuto il momento di trasferirne il regno in Francia, per consolidare e abbellire il regno della libertà.

Il Museo nazionale deve racchiudere tutti i più celebri monumenti artistici, e voi non mancherete di arricchirlo di quelli che esso si attende dalle attuali conquiste dell'armata d'Italia e da quelle che il futuro le riserva.

Questa gloriosa campagna, oltre a porre la Repubblica in grado di offrire la pace ai propri nemici, deve riparare le vandaliche devastazioni interne sommando allo splendore dei trionfi militari l'incanto consolante e benefico dell'arte.

Non si potrebbe asportare la Santa Casa e i tesori accumulativi in quindici secoli dalla superstizione? Si dice che valgano dieci milioni di sterline.

La Repubblica francese, con la sua forza e la superiorità del lume e dei suoi artisti, è l'unico paese al mondo che può dare una dimora sicura a questi capolavori.

Il Direttorio esecutivo vi esorta pertanto a cercare, riunire e far portare a Parigi tutti i più preziosi oggetti di questo genere!

Trasfigurazione di Nostro Signore del Raffaello in San Pietro in Montorio

La fortuna del Guido Reni nel Campidoglio

Santa Petronilla del Guercino al Palazzo del Quirinale

Apollo del Museo pio Clementino

Laocoonte del Museo Pio Clementino

Cristo morto del Caravaggio in Chiesa Nuova…

***

  1. Lonardo: Deposizione e il ciclo dei misteri nella Chiesa Nuova


22. Coro Iride: G. Gastoldi, Lo schernito

G. Gastoldi, Lo schernito

Se ben vedi'o vita mia,
ch'io languisco per tu amor,
se ben la, mi burli, mi fuggi,
m'affligi, mi struggi, m'accidi,
o donna ria, fa la la la la.

Io ti perg'ogn'hor tributo,
e di pianto e di sospir,
ma fera disprezzi ne odi ne prezzi
chi chiede ogn'hor aiuto,

Opra in me gli sdegne'i l'ire,
dammi morte di tua man,
che tardi? Che fai?
Deh trammi di guai contenta il tuo desire.