Le cosiddette “spoliazioni napoleoniche” furono in realtà dettate dai rivoluzionari stessi, ben prima che Napoleone prendesse il potere, come mostrano le precise disposizioni del Direttorio già nel 1796, di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 20 /09 /2021 - 10:38 am | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti, cfr. le sezioni L’illuminismo e la rivoluzione e Arte: settecento e ottocento.

Il Centro culturale Gli scritti (20/9/2021)

Le cosiddette “spoliazioni napoleoniche” furono in realtà dettate dai rivoluzionari stessi, ben prima che Napoleone prendesse il potere. Una precisa istruzione del Direttorio datata al 7 maggio 1796 e indirizzata a Napoleone recita, infatti:

«Cittadino generale, il Direttorio esecutivo è convinto che per voi la gloria delle belle arti e quella dell'armata ai vostri ordini siano inscindibili.
L'Italia deve all'arte la maggior parte delle sue ricchezze e della sua fama, ma è venuto il momento di trasferirne il regno in Francia, per consolidare e abbellire il regno della libertà.
Il Museo Nazionale deve racchiudere tutti i più celebri monumenti artistici, e voi non mancherete di arricchirlo di quelli che esso si attende dalle attuali conquiste dell'armata d'Italia
e da quelle che il futuro le riserva.
Questa gloriosa campagna, oltre a porre la Repubblica in grado di offrire la pace ai propri nemici, deve riparare le vandaliche devastazioni interne sommando allo splendore dei trionfi militari l'incanto consolante e benefico dell'arte.
Il Direttorio esecutivo vi esorta pertanto a cercare, riunire e far portare a Parigi tutti i più preziosi oggetti di questo genere
, e a dare ordini precisi per l'illuminata esecuzione di tali disposizioni
»[1].

Una precedente Lettera dell’aprile 1796, inviata al generale Napoleone, responsabile dell’Armata d’Italia, domandava:

«Non si potrebbe asportare la Santa Casa e i tesori accumulativi in quindici secoli dalla superstizione? Si dice che valgano dieci milioni di sterline»[2].

Così recitava invece una petizione degli artisti francesi al Direttorio, nel 1797:

«La Repubblica francese, con la sua forza e la superiorità del lume e dei suoi artisti, è l'unico paese al mondo che può dare una dimora sicura a questi capolavori. Tutte le altre nazioni devono venire a prendere in prestito dalla nostra arte»[3].

Si comprende bene come il furto delle opere d’arte e le spoliazioni delle chiese non siano sopraggiunte successivamente, ma siano pertinenti al progetto rivoluzionario stesso e ciò lascia ben capire come mai il clero e il popolo nutrissero sospetti gravi e pesanti verso i rivoluzionari, come avvertissero che essi non portavano la libertà, bensì un diverso tipo di oppressione: il malessere che esisteva in tanti contro la rivoluzione non nasceva necessariamente da un’ostilità all’idea di libertà, bensì all’opposto dal vedere nei fatti come nei rivoluzionari esisteva un’avversione alla libertà piena e di tutti, poiché essi avevano un atteggiamento che si può ben definire “palingenetico”: ricominciare da zero voleva dire che tutto ciò che era contrario alla ideologia rivoluzionaria andava privato della libertà.

Nella prospettiva del Direttorio rivoluzionario la spoliazione delle chiese e delle opere d’arte che erano il segno dell’identità di ogni città e paese che le avevano commissionate nei secoli e nei millenni, apparteneva all’ideologia di “libertà” dittatoriale promossa dallo stesso.

Per avere un’idea di ciò che avvenne ovunque in Italia, basti leggere l’elenco delle opere depredate a Roma, una volta che il pontefice Pio VI fu deportato al di là delle Alpi e lasciato morire[4]:

«ASR, Camerale II, Antichità e Belle Arti, b. 6, fasc. 169.

Nota delli Quadri, Busti, Vasi e Statue consegnate in seguito dell’Articolo ottavo dell’Armistizio di Bologna del 23 Giugno 1796, e dell’Articolo decimo terzo del Trattato di Pace di Tolentino del 19 Febbraio 1797.

Pitture

1. Trasfigurazione di N.S. del Raffaele in San Pietro in Montorio

2. La Comunione di S. Girolamo del Domenichino in S. Girolamo della Carità

3. Cristo Morto del Caravaggio in Chiesa Nuova

4. Cristo Morto del Carracci in San Francesco a Ripa

5. S. Romualdo del Sacchi in S. Romualdo

6. S. Petronilla del Guercino in Palazzo Quirinale

7. S. Erasmo del Pusino al Palazzo Vaticano

8. S. Pietro in Croce di Guido Reno al Palazzo Vaticano

9. S. Gregorio del Sacchi al Palazzo Vaticano

10. S. Cecilia del Vanni al Palazzo Vaticano

11. SS. Gervaso e Protasio di Valentino al Palazzo Vaticano

12. S. Tomaso del Guercino al Palazzo Vaticano

13. La sagra Famiglia del Garofalo in Campidoglio

14. La Fortuna del Guido Reno nel Campidoglio

15. Coronazione della B. Vergine del Raffaele in S. Francesco a Perugia

16. L’Ascensione del Perugino a Perugia

17. Coronazione della B. Vergine di Raffaele in Monte Luce

Busti

18. Arianna

19. Del Sole detto Alessandro Magno

20. Erme di Omero

21. Busto di Marco Bruto

Palazzo dei Conservatori

22. Busto di Bronzo di Giunio Bruto

23. Tripode di Marmo

24. Sarcofago colle Muse

25. Altro con Deità

Museo Pio Clementino Statue

26. Apollo

27. Gruppo del Laocoonte

28. Il Torso

29. Ercole con putto in braccio

30. Demostene sedente

31. Traiano sedente

32. Basidippo sedente

33. Menandro sedente

34. Cleopatra così detta, o sia Arianna

35. Cupido mezza figura

36. Focione

37. La Salute

38. Sesto Cheronese

39. L’Amazzone

40. Venere rannicchiata

41. Adone

42. Paride

43. Deiscobolo

44. Altro Deiscobolo

45. Bacco barbato detto Sardanapalo

46. Augusto Togato

47. Personaggio romano velato

48. Tiberio togato trovato a Capri

49. Meleagro

50. Nilo

Colossali

51. Tevere

52. Melpomene colossale

53. Apollo Musagete

Le nove Muse

54.

55.

56.

57.

58.

59.

60.

61.

62.

63. Urania sedente

64. Cerere colossale

65. Cerere al naturale

66. Mercurio detto Antinoo

Busti

67. D’Adriano colossale

68. D’ Antinoo

69. Di Serapide

70. Di Giove trovato Otricoli

71. Arme colossale di Tritone detto Oceano

72. Simile detto la Comedia

73. Simile detto la Tragedia

74. Mezza figure unite sepolcrali dette Catone e Porzia

75. Meneralo

76. Minerva

77. Vaso di basalte con mascherone

78. Altro sepolcrale avanti l’Antinoo

79. Altro con Intagli

80. Candelabro grande con figure a bassorilievo

81. Altro con Atlante nella base

82. Altro di base quadrilatera

83. Tripode con simboli di Apollo

84. Due Sfingi di granito rosso

85.

86. Due sedie con Sfingi, e l’altra con chimere

87.

Museo Capitolino. Statue

88. Statua Egizia la maggiore nella Stanza detta il Canopo

89. Antinoo

90. Apollo col Grifo

91. Amore, e Psiche

92. Antinoo in figura d’Idolo Egizio

93. Il Fauno di Prassitele

94. Il Gladiatore moribondo

95. Giunone

96. Filosofo detto Zenone

97. La Venere

98. La Flora

99. Diana con urna per la processione d’Iside

100. Statua di bronzo di un giovine, che si toglie dal piede una Spina nel Palazzo dei Conservatori».

Insomma, i messi del Direttorio, giunti a Roma, selezionarono 100 opere di loro gradimento e ne decisero il trasferimento a Parigi, presso il Louvre.

Lo stesso avvenne presso tutte le città e i borghi nei quali giungeva l’esercito rivoluzionario.

Anche la Pinacoteca di Brera, la Pinacoteca di Bologna e le Gallerie dell’Accademia di Venezia vennero create dai rivoluzionari, con la confisca delle principali opere alla chiese, esponendole insieme in quei musei di nuova fondazione, con la scusa di restituire l’arte al popolo – quei musei stessi sono in realtà chiese confiscate e ridotte a sale espositive (cfr. su questo
-Le Gallerie dell’Accademia di Venezia. Guida per la visita, prima parte, di Andrea Lonardo 1/ La vera storia delle Gallerie dell’Accademia di Venezia: per capire la storia d’Italia all’arrivo dei rivoluzionari francesi 2/ I dipinti superstiti della chiesa di Santa Maria della Carità e i teleri depredati alla Sala dell’albergo della Scuola grande di San Marco, presenti nella sala 23 3/ I teleri di Vittore Carpaccio con le storie di Sant’Orsola e delle undicimila vergini depredati alla Scuola di Sant’Orsola 4/ Storia della chiesa di Santa Maria della carità (oggi sala delle Gallerie dell’Accademia di Venezia)

-La vera storia delle Gallerie dell'Accademia di Venezia per capire la vera storia d'Italia all'arrivo dei rivoluzionari francesi (II parte), di Andrea Lonardo 5/ I teleri con le Storie delle reliquie della Croce depredati alla Scuola di San Giovanni Evangelista 6/ I teleri di Jacopo Robusti detto Jacopo Tintoretto depredati alla Scuola Grande di San Marco 7/ L’istituzione laica delle Scuole di Venezia 8/ Un elenco delle opere depredate alle chiese di Venezia all’arrivo dei rivoluzionari francesi

-Introduzione alla Pinacoteca di Brera di Milano. «La Pinacoteca di Brera si distingue dalle raccolte di Firenze, di Roma, di Napoli, di Torino, di Modena, di Parma, per le vicende della sua formazione che non ha radici nel collezionismo aristocratico, principesco o di corte, ma nel collezionismo politico, di Stato, che è invenzione napoleonica. Ai dipinti tolti da chiese e conventi della Lombardia, se ne aggiunsero altre centinaia confiscati dai vari dipartimenti, numerosissimi quelli dal Veneto», di Luisa Arrigoni

-La Pinacoteca di Bologna ha sede nell’antico noviziato dei Gesuiti che fu depredato all’arrivo delle truppe rivoluzionarie francesi inviate dal Direttorio ed è composta in massima parte dalle opere sottratte con la violenza (circa 1000 tele ed opere diverse) alle chiese e ai conventi fra il 1797 e il 1810).

Note al testo

[1] In F. Furet – D. Richet, La Rivoluzione francese, in "Storia Universale", edizione speciale per il Corriere della Sera, vol. 15, 2004 (1965), poi Bari-Roma, Laterza, 2020, controllata su Google Books, senza però poter fornire l’indicazione di pagina.

[2] Sempre in F. Furet – D. Richet, La Rivoluzione francese, in "Storia Universale", edizione speciale per il Corriere della Sera, vol. 15, 2004 (1965), poi Bari-Roma, Laterza, 2020, controllata su Google Books, senza però poter fornire l’indicazione di pagina.

[3] Da Wikipedia, alla voce Spoliazioni napoleoniche in Italia, consultata il 13/9/2021: non è stato possibile controllare la citazione su di una fonte più attendibile.

[4] Testo in S. Guarino, Sul carro del vincitore: pitture da Roma a Parigi, dopo Tolentino, in V. Curzi . C. Brook – C. Parisi Presicce, Il Museo Universale. Dal sogno di Napoleone a Canova, Milano, Skira, 2016, pp. 51-52.