Disavventure. La scrittura stavolta indaga il bene. Forse. Roberto Contu mette in scena il male. Ma poi decide di andare oltre, di Demetrio Paolin

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 12 /09 /2021 - 23:43 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo da Il Corriere della Sera del 15/7/2021 un articolo di Demetrio Paolin. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Letteratura.

Il Centro culturale Gli scritti (12/9/2021)

Con La tigna (Castelvecchi) Roberto Contu ci consegna una seconda prova narrativa (il primo libro, sempre per Castelvecchi, Il vangelo secondo il ragazzo) davvero convincente. Nelle pagine del romanzo di Contu si affacciano diverse storie, ambientate nel passaggio epocale tra il 1999 e il 2000, che ruotano intorno al mondo della scuola: la vicenda di Benedetta e Francesco, ultimo anno delle superiori, che devono confrontarsi con una gravidanza inaspettata e una complessa scelta di vita, quelle dei genitori degli anni dell’istituto tecnico commerciale Vincenzo Danti, che cercano in qualche modo di trovare una risposta al disagio e al divario che li separa dai loro figli, e infine la vicenda professionale e umana di Renato Contro, professore di lettere, scontroso e anticonformista, una sorta di anti-professor Keating (il docente interpretato da Robin Williams ne L’attimo fuggente di Peter Weir), che nasconde un personale dolore.

Sbaglia però chi leggendo questa breve sinossi pensi a un romanzo sul mondo della scuola, perché questa è solo l’epidermide della fabula che invece ha ben altra stoffa, ovvero quella di un’indagine e una riflessione su cosa sia il bene, su cosa sia la felicità e cosa la giustizia. La letteratura ha spesso indugiato nelle sue riflessioni e nei suoi racconti su cosa sia il male, come se solo l’indagine sul male potesse configurarsi come vera letteratura (nel romanzo è un riferimento a Bruciare tutto di Siti che bene esemplifica questa tensione): Roberto Contu accetta la sfida diversa di indagare il bene, una quête non meno abissale e complessa o problematica, che trova la sua giusta sintesi nel titolo di uno dei capitoli finali «Bestemmiare il bene».

In questo ossimoro sta il segreto del romanzo di Contu che descrive la splendida resa della letteratura di fronte alla vita, quella che Benedetta porta in grembo, che il professor Contro non riesce ad accettare, che procede nonostante tutto, che va avanti, una vita tignosa ovvero testarda che ci spinge a «un passo in più» in cui «si scopre che dopo quel baratro [del male] la possibilità del bene comunque persiste, rabbiosa, tignosa della tigna più pura, che [...] quello è vero finis terrae del senso umano» (pag. 171).

La tigna non è un romanzo consolante, mette in scena il male, la morte ingiusta, il dolore senza senso, ma non si ferma, decide che la narrazione deve proseguire, deve muoversi verso il confine, verso il punto più fondo dell’umano, quel luogo dove felicità, giustizia e bene coincidono.

Contu è certamente uno scrittore religioso e non tanto per i riferimenti ai Vangeli e alle scritture, ma perché chiede a sé stesso, tramite i suoi personaggi, di produrre uno sguardo altro, forse minoritario nel quadro della letteratura italiana di questi anni, ma nuovo e coerente; coerenza che troviamo anche nello stile misurato, preciso e a tratti scontroso della prosa, dove si nota la meditazione profonda di Contu sulle Operette morali; una scrittura che ci consegna uno dei libri più interessanti di questo 2021.

La tigna

CASTELVECCHI

Pagine 184, €17,50

L’autore

Docente di Lettere negli istituti superiori, ricercatore di Italianistica a Perugia, Contu (1976) si occupa di letteratura italiana e scuola