Sette pensieri di fine estate, di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 12 /09 /2021 - 23:51 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito alcune riflessione di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Tempo libero.

Il Centro culturale Gli scritti (12/9/2021)

1/ Nelle vacanze non si parla di parrocchia, nelle vacanze si scopre il mondo!

È una cosa grande che nelle vacanze le persone siano obbligate a non parlare di parrocchia e di questioni ecclesiali. Impariamo invece, d’estate, a parlare del creato, a parlare di nuovi amori, a parlare di storia, a parlare di Afghanistan, a parlare con il proprio cuore, a parlare di cinema o di musica, a parlare d’altro.

Le vacanze ci hanno mostrato che il cuore della vita non è la parrocchia. Anzi le vacanze aiutano a capire se la fede cambia qualcosa nel modo di vivere fuori dalla parrocchia. E non si tratta solo di andare a messa anche in vacanza, non si tratta solo di non convivere se non si è sposati anche in vacanza. Si tratta, molto più, della possibilità di conoscere nuovi amici e di condividere con loro un modo diverso di vivere, scoprendo cose grandi e belle, o anche semplici ma vere. Per tornare a casa con qualcosa da dire.

Quanto le vacanze aiutano anche la teologia pastorale e la prassi del rinnovamento ecclesiale! In vacanza non si parla di questioni intra-ecclesiali, ma si parla e si vive del mondo. Tornati a casa, la domanda è impellente: cosa c’entra il mondo che abbiamo vissuto d’estate con le nostre parrocchie e cosa c’entrano le nostre parrocchie con il mondo che abbiamo abitato per un mese?

2/ Una Chiesa che non dovrà prendere parte, ma invitare ad essere coraggiosi a trasformare la parte nella quale ci si candida!

Man mano che tutti tornano dalle vacanze, ecco che si scatenano le danze: “Mi candido al Municipio per i 5Stelle”, “Mi candido per Fratelli d’Italia”, “Mi candido per il PD”, "Mi candido per la Lega", “Mi candido per Calenda sindaco”. I miei parrocchiani sono presenti in tutte le liste.

Quanto sarà importante per il clero non prendere “parte”, anzi capire che in tutti i partiti quei candidati legati alla parrocchia dovranno essere un fermento critico! Quanto è sbagliato chi alimenta l’odio dicendo: “Vota per me perché sono contro la parte opposta”.

Nessuna delle parti è oggi minimamente simile alla DC di un tempo – e anche allora la DC risultava problematica, nonostante fosse infinitamente migliore dei 'partiti attuali. Oggi in ogni “parte” manca del buono, ma manca in maniera sostanziale.

Quanto sarà importante non spaccare le comunità, schierandosi da parte del clero di qua o di là. Al contrario sarà necessario incoraggiare tutti nella propria “parte”, ma scongiurando ad essere una voce critica anche nella propria “parte”.

Perché tutti i partiti esistenti quelli ci stanno stretti e chi non fosse critico anche della propria parte ed in modo sostanziale, sarebbe un pessimo politico. Il futuro della politica è più in là.

Ma, per questo, è importante che ognuno faccia la sua “parte”. Questo tempo non può che essere un tempo di passaggio perché nuovi politici cattolici, nei 5Stelle, nel PD, nella Lega, in Fratelli d'Italia, maturino e possano rinnovare quei partiti negli aspetti assurdi e stantii, oltre che anti-cristiani, che tutti hanno.

Nuovi politici cattolici dovranno fare esperienza in tutti questi partiti e rinnnovarli dall'interno.

3/ Al travaglio usato, ciascuno in suo pensier farà ritorno (Giacomo Leopardi)

È passata comunque un’altra estate.

Le giornate si accorciano e il caldo lentamente diminuisce. È il tempo stesso delle stagioni che ci riporta al lavoro, allo studio, alle cose che dobbiamo fare, al quotidiano.

È il travaglio usato. Di cui si può fare buono e cattivo uso.

4/ In ascolto, cioè oggi in ascolto delle divergenti e talvolta opposte esigenze

Sarà un tempo di ascolto, anche a motivo degli schieramenti politici. Non tanto perché bisognerà misurarsi con chi sarà nuovo sindaco ed è difficilissimo prevedere ora chi avrà la maggioranza. Ma ancor più perché bisognerà comunque misurarsi con tutta la popolazione che sarà suddivisa in più schieramenti e solo se si valorizzeranno le voci di tutte le parti si avrà un vero ascolto della città.

Ogni ascolto che si rivolgesse solo ai vincitori o solo agli sconfitti, sarebbe di per se stesso un non ascolto. La popolazione che ha oggi esigenze e desideri che nessuno schieramento è in grado, da solo, di fare propri.

Le opposte parti hanno ragione in campi diversi ed esprimono esigenze parziali. Solo chi saprà ascoltare sinistra e destra sarà in un atteggiamento di vero ascolto. Chi si rifiuterà di ascoltare una parte, sarà un pessimo ascoltatore e sarà ideologicamente di parte, portato a dire che le sue idee nascono dall’ascolto, mentre saranno solo le idee della propria parte.

5/ Dovremo affrontare la fiacca di tanti post-Covid e la corrispettiva voglia di menare le mani e di fregarsene di tutto e di tutti, anch’essa post-Covid

Opposte sono le reazioni al Covid e sono sotto gli occhi di tutti. Il prolungamento difficile da prevedere nelle modalità di una libertà relativa non lascia adito a dubbi: le due tendenze opposte saranno dinanzi a tutti e tutti dovremo misurarci con esse.

Avremo chi sarà ancora più fiacco, al limite del depresso, stanco di cercare lavoro e di studiare, desideroso solo di starsene chiuso in casa.

E avremo, all’opposto, chi vuole menare le mani, chi subito si lascia prendere dall’ira, chi se ne fregherà di tutto e di tutti, solo perché vuole fare casino ed è stufo.

Il Covid ci lascerà dinanzi a fiacchi e violenti e dovremo scuotere gli uni e calmare gli altri.

Sarà ancora il tempo delle comunità cristiane, le uniche che hanno un’attenzione tale alle persone, da poter spingere ad agire gli uni e placare gli altri. Anche la sinistra e la destra si preannunciano più litigiose che mai, non solo ai vertici, ma ancor più alla base: possiamo aspettarci violenze di bande opposte. Sui muri è tutto un proclama d’odio, delle destre contro la sinistra e delle sinistre contro la destra.

Ognuno si pone dalla parte dei tolleranti e degli operatori di pace, ma in realtà costruisce la propria identità sullo scontro e sull’odio, indicando un nemico fittizio come capro espiatorio, perché non si ha il coraggio di dire che le questioni sono complesse e richiedono – a Roma soprattutto – decenni di lavoro per esser affrontate.

D’altro canto chi non ha voglia di lavorare e impegnarsi, chi rimanda le scelte universitarie, lavorative affettive, avrà dalla sua la scusa che il Covid ha reso tutto più difficile e che si dovrà aspettare.

Questa sarà la lotta da combattere, contro gli ignavi e insieme contro i violenti delle due parti.

Il menefreghismo di coloro che fanno impazzare la movida – che impazza ancor più dopo il covid – lascia infuriate le persone che quei quartieri abitano e, d’altro canto, l’immobilismo degli ignavi non è la strada.

6/ Il tempo che passa e la certezza che non basterà a realizzare i propri desideri, ma solo la volontà di Dio

Man mano che passano gli anni e si invecchia, ci si accorge che il tempo non basterà mai a realizzare i propri desideri, a conoscere le cose che si desiderano conoscere, a scrivere gli studi che si vorrebbero scrivere, a coltivare le amicizie che si vorrebbe coltivare e così via. Il tempo si fa ogni giorno più breve ed è certa una cosa sola: che non basterà per tutto questo. Che se si fa una cosa, ne resterà indietro un’altra, in maniera irreparabile.

L’ansia può farla allora da padrone, nella paura di non avere più tempo.

L’altra via è quella della serenità e della pace. Perché basterà fare in ogni momento quella che è la volontà di Dio. E questa basterà. E basta già oggi, per affrontare con gioia la singola cosa che si può fare e che ne esclude altre che non saranno ormai più realizzabili.

7/ La cultura dei "piccoli" e non solo delle grandi agenzie culturali

Una delle novità portate dal Covid, anche in estate, è stata l’assenza dei grandi spettacoli, delle grandi manifestazioni, delle grandi mostre. Anche dei grandi film.

Per paura di non avere incassi, non ci sono state le grandi mostre con movimenti di grandi opere, i grandi concerti, le grandi manifestazioni.

Si sarebbero potuti fare, ma con pubblico scaglionato, suddiviso in piccoli gruppi.

Sono aumentati, invece, i piccoli appuntamenti, le piccole iniziative, le proposte rivolte a gruppi con numeri più piccoli.

Si sono moltiplicate le iniziative gratuite, offerte per amore, per passione.

Questa novità è stata sottovalutata. Molta della cultura ufficiale viaggia con finanziamenti grandi che vengono dai Comuni o dagli Stati o, addirittura, dalle nazioni. Ma che vengono erogati se c’è un ritorno di pubblico e, quindi, di pubblicità.

Sono due anni che tutto questo mondo in cui gira il gran denaro è fermo. Certo arriverà ora, probabilmente, un fiume di finanziamenti e tanti sono pronti a proporre iniziative per accaparrarseli.

Ma, intanto, godiamoci i piccoli creatori di cultura, che una volta tanto, non hanno avuto i rivali che hanno il denaro a disposizione per fare grandi cose che tutto oscurano.