Il bombardamento di San Lorenzo, la distruzione delle città tedesche e le atomiche sul Giappone. Perché gli alleati risparmiarono i civili in Italia, con pochissime eccezioni?, di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 01 /08 /2021 - 15:17 pm | Permalink | Homepage
- Segnala questo articolo:
These icons link to social bookmarking sites where readers can share and discover new web pages.
  • email
  • Facebook
  • Google
  • Twitter

1/ Il bombardamento di San Lorenzo, la distruzione delle città tedesche e le atomiche sul Giappone. Perché gli alleati risparmiarono i civili in Italia, con pochissime eccezioni?, di Andrea Lonardo

Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti, cfr. la sezione Il novecento: Fascismo e liberazione.

Il Centro culturale Gli scritti (1/8/2021)

Gli americani bombardarono San Lorenzo con ben 4000 bombe. L’intento era quello di colpire lo Scalo di San Lorenzo – il fascismo era allora al potere - che era a quel tempo lo snodo dei trasporti merci e, quindi, con esso, rendere difficili i rifornimenti fascisti e nazisti al fronte.

Le bombe uccisero circa 3000 civili fra i quali circa 1500 abitanti del quartiere di San Lorenzo, che fu il più colpito della città (cfr. sulla storia del bombardamento e le sue premesse e conseguenze, Umberto Gentiloni Silveri - Maddalena Carli, Bombardare Roma. Gli Alleati e la «Città aperta» (1940-1944), Bologna, Il Mulino, 2007).

Pur nel dramma, si capisce la diversità di tale tragico evento se solo la si confronta con i bombardamenti alleati sulla Germania.

Gli alleati bombardarono ripetutamente quasi tutte le città tedesche uccidendo più di 600.000 vittime civili (cfr. su questo Jörg Friedrich, La Germania bombardata, Milano, Mondadori, 2005.

Francoforte sul Meno dopo i bombardamenti alleati
Wesel dopo i bombardamenti alleati

Nel caso del territorio tedesco è evidente che gli alleati intendevano fiaccare la resistenza dell'esercito nazista, colpendo i civili che li sostenevano - le 2 atomiche di Hiroshima e Nagasaki fecero circa 200.000 morti, ben 400.000 vittime in meno che con i bombardamenti convenzionali in Germania. Gli alleati volevano chiudere la guerra prima possibile, salvando il maggior numero dei propri soldati, colpendo i civili sul territorio del Reich per provocare la resa.

Ma perché in Italia ci furono così poche città bombardate, rispetto al Giappone e ancor più alla Germania che ebbe le città rase al suolo con bombardamenti convenzionali, esattamente come quello di San Lorenzo?

Diversi furono i motivi militari, perché certamente diversa era la determinazione giapponese e nazista rispetto a quella italiana, dove la fiducia nel fascismo era già in declino.

Ma non si deve dimenticare un elemento determinante: la presenza del pontefice e della Chiesa che invocarono a più riprese che gli alleati risparmiassero i civili e le città con i loro monumenti.

Il Vaticano aveva scelto la neutralità per poter intervenire presso tutti senza essere una delle parti in guerra. Non si era mai schierata: la neutralità era l’unica via per poter sostenere ovunque le popolazioni civili.

In Italia, in particolare, il papa insieme ai diversi vescovi delle città mediarono fra le opposte forze cercando, da un lato, di convincere partigiani e resistenti a non commettere attentati che avrebbero avuto come conseguenza rappresaglie sui civili, e, dall’altra, cercando di convincere i nazisti a ritirarsi senza combattere nelle città.

Parte integrante di tale mediazione fu cercare di convincere gli alleati a non bombardare le città, invocando sia la peculiare storia di Roma sia quella dell’intera nazione.

Tale mediazione ebbe un effetto decisivo nell’evitare ulteriori bombardamenti dopo quello di San Lorenzo, che avrebbero potuto distruggere intere città italiane, con i loro scali ferroviari ed i loro porti.

Ma non fu solo questo l’effetto della presenza della Chiesa. La mediazione avvenne, a livello locale, in quasi tutte le città italiane: è noto il caso di Milano dove la resa nazista avvenne in episcopio dinanzi all'arcivescovo, o di Genova dove i nazisti avevano già minato il porto e non fecero saltare le mine per l’intervento del presule della città.

Il caso più eclatante fu proprio quello di Roma, dove gli alleati giunsero alle porte della città un anno dopo il bombardamento e attesero che prima si ritirassero i nazisti, che abbandonarono la città dalla via Cassia, per poi entrare in Roma da porta San Giovanni (cfr. su questo 4 giugno 1944, Roma è salva: il senso della neutralità di Pio XII, di Andrea Lonardo, 25 aprile, la Liberazione e la resistenza al di là delle polemiche abituali. La vera novità storiografica è che fu veramente un movimento di tutto il popolo italiano a partire dai suoi vescovi fino ai 650.000 giovani internati nei lager nazisti, di Andrea Lonardo e Sul 25 aprile, ancora più in sintesi. Breve nota di Andrea Lonardo.

A differenza della Germania, fu la chiesa - e Pio XII in primis - a mediare perché le città fossero risparmiate.

Pio XII fu l’unica autorità ad intervenire immediatamente dopo i bombardamento, fra le ali commosse della folla di San Lorenzo che lo acclamava, mentre la limousine del re Vittorio Emanuele III fu fatta oggetto di lanci di sassi. Ma ancor più, nei mesi di Roma città aperta, quella papale fu l’unica autorità a rimanere in città senza fuggire, per restare vicino alla popolazione, mentre sia il duce che il re fuggirono, infischiandosene della popolazione romana.

Ha scritto Chabod che, nel periodo dell’occupazione nazista, la Chiesa giocò lo stesso ruolo che già aveva avuto al tempo delle invasioni barbariche: fu l’unica a restare al suo posto per alleviare le sofferenze della popolazione e per mediare fra le parti in lotta perché nessuno arrecasse danno ai civili.

2/ I volti degli uccisi nel bombardamento di San Lorenzo dipinti negli affreschi della chiesa dell'Immacolata a San Lorenzo (da Cesare De Simone)

Riprendiamo sul nostro sito un Post del 27/12/2013, pubblicato da Carlo Galeazzi sulla Pagina FB ROMA CITTA’ APERTA Gli anni della guerra, da lui ripreso da Cesare De Simone, Venti angeli sopra Roma, Mursia, 1993 (non è stato possibile risalire all’originale della citazione). Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti, cfr. la sezione Il novecento: Fascismo e liberazione.

Il Centro culturale Gli scritti (1/8/2021)

La chiesa di Santa Maria Immacolata e San Giovanni Berchmans, nel cuore del vecchio quartiere romano di San Lorenzo, è una delle chiese dei bombardamenti, insieme alla basilica di San Lorenzo, a Sant'Elena al Casilino, a San Benedetto all'Ostiense.

Le quattro chiese che furono nell'immane cratere dei 53 raids. Nei loro armadi parrocchiali, tirando fuori quei polverosi libroni che registrano battesimi, matrimoni, cresime e decessi, sul registro dei «morti dell'anno 1943 si succedono decine e decine di pagine con elenchi di nomi accanto a ciascuno dei quali appaiono la stessa data e la stessa frase, scritte a mano: «morto nel bombardamento del... ».

All'Immacolata, però, esiste una presenza ben più straordinaria. Un ricordo unico e grandioso della terribile incursione di luglio. Sono i grandi affreschi che corrono in alto, lungo tutta la chiesa, sull'abside e poi sulle altre pareti, nel giro delle navate. Rappresentano scene della vita della Madonna, una sorta di splendido fumetto a colori: la nascita, la giovinezza, la maternità di Maria, e poi i suoi miracoli e i suoi trionfi. Vi è dipinta la scena in cui Pio IX proclama il dogma dell'Immacolata; e sulla parete di fondo, intorno al rosone, le scene del trionfo della Madre Chiesa e più a destra la ricostruzione del momento in cui Pio XII benedice la folla a San Lorenzo dopo il bombardamento.

Il grande affresco è opera di un pittore veneto Mario Prayer, che cominciò a lavorarci all'inizio del 1946 e lo completò dieci anni dopo. La decisione di affrescare le mura della chiesa venne presa come voto dalla gente del quartiere, all'inizio della guerra, se la Madonna avesse fatto tornare salvi a casa i sanlorenzíni partiti per il fronte in Africa e in Russia.

Ebbene, fuori del quartiere pochi lo sanno ma gran parte dei volti raffigurati dal pittore nell'affresco corale sono quelli dei morti sotto il bombardamento del 19 luglio. Volti di pastori, di santi, di angeli, di donne, di monelli, di legionari romani che fanno corona alla vita della Madonna: persino il San Giuseppe che appare al fianco di Maria, nella casa di Nazareth, ha il volto di un morto del 19 luglio.

Accadde che mentre Prayer cominciava il suo lavoro venne avvicinato da due anziane donne che avevano in mano ognuna una foto: «Questo è mio marito» disse una, «questo è mio figlio» disse l'altra. «Sono morti nel bombardamento», aggiunsero.

Offrivano 2.000 lire alla chiesa e supplicavano il pittore di disegnare quei volti cari nella pittura sul muro, affinché potessero sempre vederli, sempre ricordarli pregando per loro. Prayer accettò, l'idea lo commosse. Così, man mano che andava avanti nel lavoro altre donne arrivavano, altri uomini, perché la voce si spargeva e ognuno portava la sua foto, la faccia di un morto sotto le macerie, nello spostamento d'aria, nell'incendio, nel fondo d'un rifugio. Il pittore fissava quei volti nell'affresco sulle pareti della chiesa.

Lì stanno oggi, i morti di San Lorenzo trasformati nella ieratica fissità del popolo di Dio.

3/ I bombardamenti su Roma da 6.000 di altezza (da cui il nome in codice di Twenty angels) (da Cesare De Simone)

Riprendiamo sul nostro sito un Post del 17/10/2013, pubblicato da Carlo Galeazzi sulla Pagina FB ROMA CITTA’ APERTA Gli anni della guerra, da lui ripreso da Cesare De Simone, Venti angeli sopra Roma, Mursia, 1993 (non è stato possibile risalire all’originale della citazione). Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti, cfr. la sezione Il novecento: Fascismo e liberazione.

Il Centro culturale Gli scritti (1/8/2021)

È una storia misconosciuta quella dei due grandi bombardamenti aerei che il 19 luglio e il 13 agosto 1943 s’abbatterono su Roma. Nelle zone popolari del Tiburtino, del Prenestino, del Casilino, del Tuscolano e dell’Appio morirono non meno di 4.000 persone, interi blocchi di edifici furono spazzati via, fu colpita da una bomba da 200 chili la basilica patriarcale di San Lorenzo fuori le mura.

Pio XII uscì dal Vaticano e corse a pregare sulle macerie; Vittorio Emanuele III venne invece contestato dalla folla e dovette tornare indietro. Mussolini non ebbe il coraggio di farsi vedere nelle zone colpite. La guerra fascista era ormai perduta e le due devastanti incursioni su Roma dei B-17 Flying Fortress e dei B-24 Liberator ebbero l’effetto di accelerare la caduta del regime e l’uscita dell’Italia dal conflitto, con la firma dell’armistizio.

In questo libro del 1993, per la prima volta, sono stati ricostruiti i 321 giorni di Roma sotto le bombe (la città fu colpita 51 volte, fino al giorno della Liberazione, il 4 giugno 1944, con altri 3000 morti), attraverso documenti inediti e il racconto (in presa diretta) dei sopravvissuti: i superstiti del quartiere San Lorenzo, i piloti dei caccia italiani che decollarono per intercettare le fortezze volanti, gli aviatori americani della Dodicesima Air Force che partirono dagli aeroporti nord-africani: twenty angels, venti angeli, era il codice radio dei bombardieri, indicava 20.000 piedi d’altezza. Un “angelo” equivaleva a mille piedi d’altezza (300 metri); quei “Venti angeli” nel cielo di Roma corrispondevano, dunque, alla quota di 6000 metri per il bombardamento.

Il giornalista inglese Richard McMillan, inviato di guerra a bordo di una “Fortezza volante”, nel raid su Roma del 19 luglio 1943, titolò così il suo reportage: “Venti angeli sopra Roma”. Cesare De Simone, romano dell’antico rione Pigna, ha lavorato presso la redazione romana del “Corriere della Sera”, come cronista di nera. È con la passione professionale per la ricostruzione dei fatti, nel loro minuzioso svolgersi, che ha pubblicato vari libri di ricerche storiche sulla Prima e sulla Seconda guerra mondiale.

A questi link, su FB, le foto del bombardamenti, a partire da quelle aeree, per arrivare alle distruzioni e alle visite del pontefice:

1/ https://www.facebook.com/media/set/?set=oa.502221619850952&type=3

2/ https://www.facebook.com/media/set/?set=oa.312991103372331&type=3